Ursula von der Leyen, presidente uscente della Commissione Europea, continua il suo tour in giro per l'Europa in vista delle prossime elezioni Europee di giugno 2024. Un modo per continuare a mostrare un certo attivismo e porsi come ago della bilancia della prossima Commissione, l'unica persona che può mettere insieme anime diverse all'interno delle istituzioni europee.
Ospite della puntata di oggi 12 maggio 2024 di "Che tempo che fa", von der Leyen sceglie ancora una volta l'Italia per lanciare un suo manifesto politico per l'Europa che verrà. Si fanno sempre più forti i tentativi di sfruttare la forza del gruppo dei conservatori europei per diventare il loro "candidato" non ufficiale.
Anche se è la candidata che il PPE (Partito Popolare Europeo) ha scelto per le Europee, Ursula von der Leyen sa che il suo mandato a presidente della Commissione Europea non ha soddisfatto tutti. Il voto di giugno sembra, a detta di molti, il momento buono in cui il gruppo dei Conservatori europei potrebbe avere un certo margine di manovra per creare delle istituzioni europee a propria immagine e somiglianza.
Lo sa bene Giorgia Meloni: la premier negli ultimi messi si è fatta vedere spesso insieme a von der Leyen, che a sua volta ha anche lodato diverse misure decise dal governo italiano (ad esempio i centri per i migranti in Albania). Un modo per ottenere un endorsement al momento giusto? Von der Leyen avverte però che ogni discorsi va messo in campo solo dopo aver visto i risultati del voto di giugno:
Tempi difficili anche per la guerra in Ucraina e a Gaza, ovviamente:
Le proteste degli agricoltori negli ultimi mesi, arrivate fin sotto le sedi europee a Bruxelles (e molto forti in paesi come la Polonia), hanno portato la politica europea a rallentare sul Green Deal e a rimandare ogni discorso dopo il voto di giugno. A ciò si unisce anche la necessità di continuare ad aiutare concretamente la difesa dell'Ucraina dall'aggressione russa, con molti paesi dell'UE rimasti senza scorte militari.
L'idea di von der Leyen, a tal proposito, è che i 27 si riforniscano da aziende europee e non vadano ad acquistare in altri paesi come la Corea del Sud o gli Stati Uniti. Nelle sue parole durante l'ospitata da Fazio, l'espressione diventata quasi un luogo comune di "difesa comune europea" viene associata proprio alla volontà di rendere autosufficiente l'Europa a livello militare:
Il discorso qui si salda con il Green Deal perché per von der Leyen è necessario parlare con il mondo dell'industria (e del ceto medio), chiedendo loro cosa si possa fare per unire sostenibilità ambientale alla necessità di avere più fonti energetiche e prodotti che servono alle attuali sfide geopolitiche:
Le speranze di cambiamento che l'elezione di von der Leyen generò nel 2019 quando venne eletta presidente della Commissione Europea sono un po' calate negli ultimi tempi, specie nell'elettorato più giovane. Non va giù che, proprio sul Green Deal, molte misure siano state messe in pausa o annacquate.
Von der Leyen però chiede ai giovani di recarsi alle urne questo giugno, perché è con l'esercizio del voto che si possono cambiare le cose e far tornare l'UE importante nella politica internazionale:
Il potere si associa soprattutto alla responsabilità: abbiamo capito cosa significa. Vorrei dire soprattutto alle persone giovani di avere fiducia in se stessi, che abbiano coraggio.. Questa Europa verrà sostenuta soprattutto dai giovani. Voi siete quelli che plasmano l’Europa, quindi andate a votare, andate a spendere il vostro voto, perché voi siete quelli che possono influenzare più di tutti l’Europa e per la vostra vita l’Europa è importantissima.
Un ultimo passaggio viene dedicato anche all'attivismo economico cinese, con il presidente della Repubblica Popolare cinese Xi Jinping in visita recentemente in Francia (dove ha incontrato il presidente francese Emmanuel Macron e la stessa von der Leyen) e in Serbia.
Un modo, per Xi Jinping, di ricordare che è necessario un certo riequilibrio nella bilancia commerciale fra Cina e UE, cosa che per von der Leyen però passa necessariamente dal riconoscimento che i sussidi statali cinesi rappresentano un forte fattore di squilibrio: