Le pensioni della Gestione Dipendenti Pubblici (GDP) al 1° gennaio 2024 sono aumentate dello 0,9% rispetto all'anno precedente, arrivando a un totale di 3.137.572 pensioni rispetto alle 3.107.983 del 2023. Questo incremento sottolinea una crescita continua nel numero di pensionati tra i dipendenti pubblici.
L'importo complessivo annuo delle pensioni per i dipendenti pubblici è cresciuto significativamente, passando da 83.318 milioni di euro nel 2023 a 90.129 milioni di euro nel 2024, segnando un incremento dell’8,2%.
Andiamo ora ad analizzare i numeri delle pensioni in base alle loro tipologie.
Le pensioni di anzianità e anticipate costituiscono la maggioranza, rappresentando il 58,9% del totale, con un importo complessivo annuo di 58.921 milioni di euro. Questa categoria continua a essere la più rilevante in termini di numero e valore economico.
Le pensioni di vecchiaia rappresentano il 14,6% del totale, con un importo complessivo annuo di 15.047 milioni di euro. Questa tipologia di pensione si conferma come una componente importante del sistema pensionistico per i dipendenti pubblici.
Le pensioni di inabilità costituiscono il 6,3% del totale, mentre il 20,2% delle pensioni sono erogate ai superstiti di attivo e di pensionato.
Il 59,7% delle pensioni è erogato a donne, rispetto al 40,3% erogato a uomini. Questa prevalenza femminile si osserva in tutte le categorie di pensione, eccetto quelle di inabilità. Particolarmente evidente è la differenza nelle pensioni ai superstiti, dove le donne rappresentano il 16,6% del totale, mentre gli uomini solo il 3,6%.
Il maggior numero di pensioni è concentrato nelle regioni settentrionali, che rappresentano il 41% del totale nazionale.
Il 36,5% delle pensioni è erogato nelle regioni meridionali e nelle isole. Da ciò emerge una distribuzione sostanzialmente uniforme delle pensioni tra il Nord e il Sud del paese, con una leggera prevalenza per le regioni settentrionali.
Le regioni centrali, infine, registrano il valore più basso, con il 22,3% del totale delle pensioni.
Il 39,7% della spesa pensionistica complessiva per i dipendenti pubblici è destinato alle regioni settentrionali.
Il 36,5% della spesa pensionistica è destinato al Sud Italia e alle isole.
Il 23,6% della spesa complessiva è destinato infine alle regioni centrali.
La Lombardia e il Lazio sono le regioni con il maggior numero di pensioni, rappresentando rispettivamente l'11,9% e l'11,2% del totale. Queste regioni ospitano un'ampia popolazione di dipendenti pubblici, contribuendo a una significativa quota delle pensioni complessive.
La Campania e la Sicilia seguono con il 9,4% e l'8,4% del totale delle pensioni.
Le regioni con il minor numero di pensioni sono la Valle d'Aosta (0,3%), il Molise (0,7%) e la Basilicata (1,1%).
Nel 2023, il numero di pensioni liquidate è stato inferiore del 9,8% rispetto al 2022, passando da 151.208 a 136.418. L'importo medio mensile delle pensioni liquidate è aumentato del 4,1%, passando da 2.001,87 euro nel 2022 a 2.083,44 euro nel 2023.
Le pensioni di anzianità e anticipate continuano a essere la categoria più numerosa tra quelle liquidate nel 2023, rappresentando il 44,2% del totale, con un importo complessivo annuo di 1.957,2 milioni di euro, pari al 53% del totale.
Le pensioni ai superstiti costituiscono il 30,4% del totale delle pensioni liquidate, con un importo del 18,2%. Questa categoria resta una componente significativa del sistema pensionistico.
Le pensioni di vecchiaia rappresentano il 22,1% del totale delle pensioni liquidate nel 2023, con un importo pari al 25,8%. Questa categoria continua a essere una parte essenziale del sistema previdenziale per i dipendenti pubblici.
Le pensioni di inabilità rappresentano poco più del 3% sia in termini di numero che di importo. Questa categoria è la meno numerosa ma riveste comunque un ruolo importante nel fornire supporto ai dipendenti pubblici con disabilità.
Anche nella distribuzione delle pensioni liquidate nel 2023, prevale il genere femminile in tutte le categorie, eccetto le pensioni di inabilità. Le pensioni ai superstiti erogate alle donne rappresentano il 22,7% del totale, mentre quelle erogate agli uomini costituiscono solo il 7,6%.