27 Jun, 2024 - 11:02

Come funziona un dissalatore marino e a cosa serve

Come funziona un dissalatore marino e a cosa serve

Come funziona un dissalatore e a cosa serve esattamente? Due settimane fa, la Regione Sicilia ha stanziato 20 milioni di euro per affrontare la siccità che affligge diverse province, specialmente Agrigento. Un milione di euro sarà destinato alla riapertura del dissalatore di Porto Empedocle, chiuso da 12 anni a causa degli elevati costi di gestione. Questo impianto, che trasforma l'acqua salata in acqua dolce utilizzabile, è parte di un piano d'emergenza idrica studiato per rispondere alla grave carenza di piogge registrata negli ultimi anni in Sicilia. La riattivazione del dissalatore è considerata una soluzione strategica per future crisi idriche, nonostante gli alti costi operativi. Secondo le previsioni della Regione, come riporta IlPost.it, con interventi rapidi, l'impianto potrebbe tornare operativo entro pochi mesi. Tuttavia, per far fronte all'attuale emergenza siccità e migliorare la rete idrica, saranno necessari ulteriori investimenti e lavori.

Come funziona un dissalatore

La dissalazione dell'acqua di mare è una sfida che i marinai hanno cercato di risolvere per secoli. Dall'ebollizione dell'acqua salata alla creazione delle prime macchine di dissalazione, molte soluzioni sono state tentate. Tuttavia, è solo dal 1953, con la scoperta della tecnologia dell'osmosi inversa, che i processi di dissalazione sono diventati veramente efficaci.

L'osmosi è un processo naturale che avviene in molti organismi viventi. Permette a un solvente, come l'acqua, di passare attraverso una membrana semipermeabile, mentre il soluto, come il sale, non può farlo. In natura, questo fenomeno equilibra le concentrazioni saline tra due soluzioni. L'osmosi inversa, invece, è un processo artificiale che forza il solvente a passare attraverso la membrana contro il gradiente di concentrazione, separando così il soluto dal solvente.

Come funziona un dissalatore: il fenomeno dell’osmosi inversa

L'osmosi inversa è alla base del funzionamento dei dissalatori marini. Utilizzando una pressione elevata, l'acqua di mare viene spinta attraverso una membrana semipermeabile, che trattiene il sale e altre impurità, producendo acqua dolce. Questo processo richiede una pressione di circa 800 psi, ottenuta grazie a pompe ad alta pressione. Tuttavia, queste pompe consumano molta energia e producono rumore e vibrazioni.

La dissalazione in Italia e nel mondo

In Italia, l'utilizzo dei dissalatori è in crescita, specialmente nelle piccole isole della Sicilia, della Toscana e del Lazio. Un progetto ambizioso è in corso a Taranto, con un impianto dissalatore previsto per il 2026, finanziato con fondi del PNRR. Un altro esempio è il dissalatore mobile attivo a Taglio di Po, in provincia di Rovigo.

A livello globale, la dissalazione è impiegata in 183 paesi. La metà degli impianti è situata in Medio Oriente, con l'Arabia Saudita che ottiene il 50% della sua acqua potabile da questi impianti. In Europa, la Spagna è il leader con circa 765 impianti attivi nel 2021.

Come funziona un dissalatore marino, in sintesi

Il processo di dissalazione tramite osmosi inversa prevede diverse fasi:

  • Presa a mare: l'acqua di mare viene aspirata tramite una pompa di bassa pressione.
  • Filtrazione: un filtro rimuove le impurità maggiori.
  • Pressurizzazione: l'acqua viene spinta contro le membrane osmotiche da una pompa ad alta pressione.
  • Osmosi inversa: le membrane separano il sale dall'acqua, producendo acqua dolce.
  • Raccolta: l'acqua dolce viene raccolta e convogliata ai punti di consumo.

Tipologie di dissalatori

Esistono diverse tecnologie per la dissalazione:

  • Dissalatore a osmosi inversa: utilizza membrane semipermeabili e alta pressione per separare il sale dall'acqua.
  • Dissalatore a evaporazione: riscalda l'acqua per farla evaporare e poi condensa il vapore in acqua dolce.
  • Dissalatore a scambio ionico: rimuove gli ioni dall'acqua tramite resine speciali.

Vantaggi e svantaggi

La tecnologia dell'osmosi inversa è la più diffusa, coprendo circa l'85% degli impianti globali, grazie al minor consumo energetico rispetto ai metodi a evaporazione. Tuttavia, i costi energetici e di manutenzione rimangono elevati, limitando l'uso diffuso dei dissalatori.

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Daniele Sforza
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