Assunzioni nella Pubblica amministrazione (PA) dal 2024 al 2028, sono attese oltre 846mila entrate dai concorsi pubblici, secondo le previsioni sul reclutamento nel quinquennio all'interno del pubblico impiego effettuato dal Sistema Informativo Excelsior di Unioncamere e del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali.
Tra le professioni e i titoli di studio maggiormente richiesti, un primo bilancio riguarda i posti che non richiedono un grado elevato di competenze. Solo 0,8% dei posti del piano di reclutamento finirà agli operai (7.100 assunzioni) e il 5,1% agli addetti in professioni non qualificate (43.000). Tutta la stragrande parte del maxi piano di immissioni nella PA nei prossimi cinque anni andrà a vantaggio di candidati ai concorsi in possesso della laurea o - almeno ma in misura minore - di un diploma.
Tra le figure professionali, la fetta più grande dei posti andrà a favore di dirigenti, professioni intellettuali, scientifiche e ad elevata specializzazione e professioni tecniche. Quasi un posto su quatto riguarderà, invece, impiegati e professioni qualificate nei servizi e nel commercio.
La Pubblica amministrazione si rinnova e nei prossimi cinque anni, dal 2024 al 2028, immetterà tramite concorsi oltre 846.000 nuovi assunti, in un maxi-piano di reclutamento che, per buona parte, dovrà coprire le esigenze del turn over.
Infatti, il 91% dei posti dei bandi pubblici riguarderà addetti da sostituire, pari a 774.000 unità in tutto il periodo. La media per ciascun anno è, dunque, di 155.000 sostituzioni, con un incremento di 73.000 rispetto allo scorso anno.
Entrando più nel dettaglio delle cifre, le assunzioni nel pubblico impiego riguarderanno nel 62,4% dei posti professioni che richiedono un grado elevato di titoli di studio e di competenze acquisite. In tutto, 528.000 assunzioni nella Pubblica amministrazione comprenderà, dunque, dirigenti (21.200 posti), professioni intellettuali, scientifiche e ad elevata specializzazione (316.000 posti) e professioni tecniche (190.000 posti).
Altri 260.800 posti, pari al 30,8% del fabbisogno del quinquennio, finirà agli impiegati (187.000 assunzioni) e alle professioni qualificate nei servizi e nel commercio (73.900 entrate). A conclusione dei livelli di competenza richiesti dalla Pubblica amministrazione, i numeri su operai e professioni non qualificate: le due figure avranno spazio su un totale di appena il 5,9% dei posti. Ciò significa che un titolo di studi più elevato offre maggiori opportunità lavorative (anche in termini numerici) nella PA.
La maggior parte dei posti del piano di reclutamento della Pubblica amministrazione fino al 2028 interesserà competenze per laureati e titoli di studio elevati. Infatti, tre posti su quattro, pari al 76,3 per cento - e 646.000 posizioni in tutto - richiederanno candidati in possesso di un titolo di studio terziario, vale a dire una laurea o un diploma Its Academy.
Servirà la formazione secondaria di II grado tecnica e professionale per 159.300 assunzioni (il 18,8% del totale), mentre le rimanenti 41.100 assunzioni (il 30,8%) prevederanno, come titolo di studio, il diploma dei licei.
Un'occhiata, infine, ai comparti del pubblico impiego che avranno maggiore necessità di nuove figure professionali. Non considerando le assunzioni che verranno effettuate per coprire il turn over, quella che può essere considerata come "expansion demand" (un incremento di posti nella Pubblica amministrazione per circa 60mila unità) interesserà, nella maggior parte dei casi, i servizi generali e l'assistenza sociale obbligatoria per il 47 per cento dei nuovi posti (circa 28mila unità).
A seguire, il comparto dell'Istruzione per il 33 per cento dei nuovi posti (circa 20mila unità) e la Sanità per il 21 per cento dei nuovi posti (circa 12mila unità). Buona parte di queste nuove assunzioni arriveranno dalle necessità di reclutamento assicurate dall'implementazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr).