18 Sep, 2024 - 06:00

Concordato preventivo, possibile estensione ai redditi 2018-2023: proposta e percentuali

Concordato preventivo, possibile estensione ai redditi 2018-2023: proposta e percentuali

La maggioranza di Governo ha proposto l’estensione del concordato preventivo biennale per le Partite Iva ai redditi 2018-2023. In che modo? Pagamento di un’imposta sostitutiva parametrata al proprio livello di affidabilità fiscale.

Si tratta di una proposta che ha l’obiettivo di estendere il regime e invitando un numero maggiore di aderenti. Al contempo, si punta ad aumentare le entrate. Il Governa punta molto sul concordato preventivo come fonte primaria per coprire le misure della manovra 2025. La proposta, arrivata con un emendamento al Decreto omnibus, sarà esaminata solo nei prossimi giorni.

Quale sarà il destino della misura?

Concordato preventivo anche per i redditi 2018-2023

È stato presentato un emendamento al Decreto Omnibus, firmato da Fausto Orsomarso (FdI), Massimo Garavaglia (Lega) e Dario Damiani (FI).

L’emendamento prevede che i contribuenti che entro il 31 ottobre aderiranno al concordato preventivo biennale previsto per il 2024-2025 potranno accedere a un ravvedimento speciale anche per gli anni pregressi, dal 2018 al 2023.

La proposta ha un duplice obiettivo: mira a rendere più conveniente l’adesione al concordato preventivo, cui il Governo affida molto delle speranze per procacciare risorse per la manovra 2025. Il secondo obiettivo è, quindi, quello di ottenere più entrate.

Cosa prevede la proposta di estensione del concordato

La proposta prevede l’introduzione di una forma di ravvedimento speciale per gli anni 2018-2023. Una particolare attenzione viene posta sugli anni 2020 e 2021, ovvero sugli anni difficili interessati dalla pandemia.

Come sappiamo, il concordato preventivo riguarda il 2024 e il 2025, ma a tutti i contribuenti che decideranno di mettersi in regola e, di conseguenza, aderire al nuovo regime entro il 31 ottobre, viene concessa anche un'altra opportunità per il pregresso.

Scendendo più nel dettaglio della proposta avanzata dai senatori in Commissione Finanza, questi contribuenti potranno pagare un’imposta sostitutiva, parametrata al proprio livello di affidabilità fiscale, sull'incremento del reddito dichiarato.

Come funziona? La percentuale di rivalutazione aumenta al diminuire del punteggio ISA e, al contempo, l'aliquota dell'imposta sostitutiva diminuisce al crescere dello stesso punteggio. Il trattamento fiscale privilegiato viene riservato solo ai contribuenti più affidabili.

Anni e percentuali per i nuovi redditi interessati

L’estensione riguarda i periodi d’imposta dal 2018 al 2023, ovvero a quelli che sono gli anni immediatamente precedenti a quelli del concordato.

Per quanto gli anni interessati dalla pandemia, ovvero il 2020 e il 2021, l’imposta sostitutiva avrebbe aliquote ridotte del 30%, rispetto agli anni 2018, 2019, 2022 e 2023.

Optando per il concordato, i contribuenti avranno la possibilità di liberarsi dai potenziali controlli dell’Agenzia delle entrate e della Guardia di Finanza anche per gli anni precedenti. D’altra parte, chi deciderà di non aderire oppure decadrà, rischierà sanzioni molto più penalizzanti.

In sostanza, sui nuovi redditi dichiarati si andrà a pagare una sorta di flat tax, variabile in base al valore ISA, ovvero nelle pagelle fiscali. In che modo?

  • Voto tra 8 e 10: sanare il pregresso del 10%;
  • Voto tra 6 e 8: sanare il pregresso del 12%.

Per quanto riguarda i contribuenti meno affidabili, si potrebbe arrivare al 15%. In particolare, le somme dovranno essere versate entro marzo 2025, con una possibile dilazione in 24 mesi e con l’applicazione di un interesse del 2%.

Convince il concordato preventivo per i redditi 2018-2023?

Se il Governo si sta giocando il tutto per tutto sul concordato preventivo biennale, in quanto si tratta della fonte primaria per reperire buona parte delle risorse da impiegare nella manovra 2025, dall’altra parte convince molto poco.

Molto critiche le opposizioni, anche e soprattutto sull’emendamento, considerato quasi come l’estremo tentativo di salvare questo strumento e per ricercare ricorse per la Legge di Bilancio. Si tratta di una misura che sin dall’inizio ha destato molti dubbi, sotto l’imponente e prepotente ombra di un vero e proprio flop.

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Sara Bellanza
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