È ora di prendere fiato, prima di affrontare la caccia alla controriforma delle pensioni, a oltre un decennio dalla legge Fornero. Le condizioni per l’accesso alla pensione non sono migliorate, anzi, nel corso degli anni si sono inasprite. L’andamento della riforma "lacrime e sangue" è ancora presente nel sistema previdenziale italiano, e si sente tuttora la necessità di mantenere la stabilità dei conti pubblici nel medio e lungo periodo. Dopo le notizie sull’allungamento delle condizioni per l’accesso alla pensione anticipata ordinaria, si attende la controriforma Fornero. Non è ancora stata presentata una vera proposta sulla contribuzione extra per invalidi e per chi assiste persone con disabilità ai sensi della legge 104. Vediamo insieme perché si cerca questa controriforma.
In base alle disposizioni normative contenute nell’articolo 15 del decreto-legge n. 4/2019, convertito con modificazioni nella legge n. 26 del 28 marzo 2019, non è previsto l’adeguamento della speranza di vita per le pensioni fino al 31 dicembre 2026.
Dal 1° gennaio 2027, è previsto l’adeguamento dei requisiti contributivi, che dovrebbe avvenire con cadenza biennale, in base all’andamento della speranza di vita, che sarà fissato in un periodo successivo.
A oggi, la pensione anticipata ordinaria resta accessibile fino al 31 dicembre 2026 per i lavoratori che maturano 42 anni e 10 mesi di contributi, mentre per le donne scende a 41 anni e 10 mesi.
Attualmente, gli invalidi e coloro che assistono familiari con disabilità grave, come indicato nella legge 104, hanno accesso ad alcuni percorsi pensionistici agevolati.
Sebbene ci sia l’intenzione del governo italiano di estendere i tre giorni di permessi retribuiti per l’assistenza ai parenti disabili gravi, le richieste di maggiore flessibilità per l’accesso alla pensione anticipata da parte di alcune categorie di lavoratori rimangono in parte inascoltate.
Al momento, le misure che consentono una via agevolata per l'accesso alla pensione e a trattamenti assistenziali per invalidi e chi assiste familiari con disabilità grave sono ancora insufficienti.
In attesa di una vera misura che tuteli alcune categorie di lavoratori, rimane la possibilità di accedere all’anticipo pensionistico Ape sociale al compimento di 63 anni e 5 mesi, con almeno 30 o 36 anni di contributi versati.
Le lavoratrici invalide, che assistono un familiare con disabilità grave o rientrano nel gruppo delle lavoratrici licenziate o dipendenti di imprese in crisi, possono richiedere Opzione donna al compimento di 61 anni e con 35 anni di contributi maturati entro il 31 dicembre 2023.
L'ultima misura per i lavoratori più tutelati è Quota 41 precoci. Ma chi sono i lavoratori precoci? Secondo l’INPS, per accedere alla pensione con soli 41 anni di contributi, di cui almeno 35 effettivi, senza un’età precisa, è necessario essere qualificati come lavoratori precoci.
L’istituto considera lavoratori precoci coloro che hanno almeno 12 mesi di anzianità contributiva prima dei 19 anni di età. La maggior parte dei lavoratori precoci, con 41 anni di contributi, può andare in pensione anticipata, indipendentemente dall’età raggiunta al momento della richiesta.
Tuttavia, ci sono altre condizioni previste dalla normativa: possono fare domanda per l’uscita anticipata con Quota 41 precoci solo coloro che si trovano in stato di disoccupazione successiva alla cessazione del rapporto lavorativo.
Sono inoltre richiesti il riconoscimento di un’invalidità civile al 74% dalla Commissione ASL-INPS, l’assistenza per almeno sei mesi a un familiare con disabilità grave (art. 3, comma 3, legge 104), oppure l’esecuzione di lavori faticosi, pesanti o gravosi.
Secondo quanto riportato da pensioniefisco.it, una proposta di controriforma alla legge Fornero sulle pensioni è stata presentata dai sindacati e prevedeva agevolazioni previdenziali e assistenziali per invalidi e caregiver, ossia lavoratori che assistono familiari con disabilità grave.
La proposta includeva una contribuzione figurativa pari a un anno per ogni cinque anni di assistenza, fino a un massimo di quattro anni.
In questo modo, la pensione anticipata sarebbe stata concessa con 38 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 37 anni e 10 mesi per le donne.
La pensione di vecchiaia sarebbe stata invece concessa con 16 anni di contributi, anziché 20. Inoltre, la proposta includeva sconti particolari per le lavoratrici madri.
Sebbene questa proposta non sia attualmente in discussione, potrebbe offrire una risposta concreta alle categorie più vulnerabili.
D’altra parte, considerando che Ape sociale e Opzione donna necessitano di una proroga nella Manovra 2025, è essenziale introdurre misure che riconoscano il valore del lavoro e dell’assistenza, garantendo un percorso pensionistico maggiormente flessibile.