La riforma delle pensioni nel Piano Strutturale di bilancio? Addio al salvataggio della pensione: nessuno regala niente, soprattutto i soldi. Questo è certo. È chiaro che allungando la finestra mobile si mantengono le linee consigliate dall'Europa e si assicura la stabilità dei conti pubblici. Più volte si è vacillato sulle pensioni e, in più occasioni, si sono cercate strategie per mantenere i lavoratori più a lungo al lavoro, come appunto il bonus Maroni, ma è evidente la necessità di istituire nuovi interventi previdenziali. Tanto basta sapere per scatenare molta preoccupazione. Vediamo insieme cosa cambia per l'accesso alla pensione nel 2025.
Due misure previdenziali e un problema: andare in pensione a 64 anni e 2 mesi. Secondo l'INPS, questa è l'età media per l'accesso alla pensione anticipata. Eppure, a portare i lavoratori fuori dal lavoro sono proprio le varie misure anticipate introdotte per facilitare l'uscita prima dei 67 anni di età.
L'apparente tranquillità offerta dalla pensione anticipata Quota 103, che prevede l'uscita a 62 anni di età, e le diverse opzioni legate alla pensione di vecchiaia stanno suscitando molte discussioni, diventando il peggior incubo di chi cerca di rimodellare il sistema previdenziale italiano.
La prima voce è quella della legge Fornero, che con l'articolo 24, comma 10, del D.L. n. 201/2011 ha introdotto la pensione anticipata ordinaria, sostituendo la pensione di anzianità.
L'interesse è rivolto sia all'età media effettiva per l'accesso alla pensione, sia alle modalità di calcolo. Negli ultimi anni, l'attenzione si è spostata sull'uscita ordinaria, che non prevede un requisito anagrafico fisso, ma solo quello contributivo. La base di calcolo dell'assegno pensionistico può essere determinata con il sistema retributivo, misto o contributivo.
La pensione anticipata ordinaria, infatti, prevede un pensionamento con 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne e 42 anni e 10 mesi per gli uomini, seguiti da una finestra mobile di 3 mesi.
Nello specifico, è importante sottolineare che il trattamento anticipato ordinario si calcola tenendo conto delle seguenti condizioni:
Prima di capire esattamente perché i requisiti per l’accesso alla pensione anticipata ordinaria e della pensione anticipata contributiva sono messi in discussione è importante riepilogare i criteri principali di queste due misure.
Molti danno la colpa della sostenibilità del sistema alla pensione anticipata ordinaria: è davvero troppo facile l’uscita dal lavoro?
Questa è un’affermazione che non tiene conto di almeno 41 anni di versamenti contributivi, ovvero di una carriera lavorativa lunga e continua, senza periodi contributivi vuoti o carenti. Nonostante ciò, per frenare l’accesso alla misura è stata introdotta la Quota 103, che prevede 41 anni di contributi versati seguiti dal requisito anagrafico pari a 62 anni di età. A ciò si aggiunge un calcolo della pensione con il sistema interamente contributivo e un limite dell'assegno pari a quattro volte il trattamento minimo.
Inoltre, è prevista una finestra mobile di 7 mesi dalla maturazione del diritto per i dipendenti privati e i lavoratori autonomi, mentre questa sale a 9 mesi per i dipendenti pubblici.
Per mantenere i lavoratori più a lungo in servizio, è stato istituito il bonus Maroni, che prevede un aumento della busta paga grazie a un esonero contributivo, destinato agli anni in cui il lavoratore resta al lavoro nonostante abbia raggiunto i requisiti per andare in pensione. Tuttavia, pur ricevendo un aumento dello stipendio, il lavoratore perde la parte di contribuzione che potrebbe arricchire la sua rendita pensionistica.
Per il 2025, questo incentivo dovrebbe essere reso più appetibile, consentendo anche una contribuzione figurativa per chi sceglie questa opzione.
La prossima azione sarà (forse) quella di prorogare la Quota 103 e posticipare la finestra mobile, allungando così l’uscita dal lavoro. In questo modo, i requisiti principali non sarebbero modificati, ma i lavoratori sarebbero costretti a restare più a lungo al lavoro prima di andare in pensione.
Come riportato da ipsoa.it, l'uscita dal lavoro a 64 anni con 20 anni di contributi è un’alternativa allettante per chi non intende raggiungere i 67 anni di età. Tuttavia, il governo italiano, con la Legge di Bilancio 2024, ha modificato diversi criteri per l’accesso alla pensione anticipata contributiva, prevedendo un assegno pari a tre volte l’assegno sociale.
L’INPS, nella circolare n. 1/2024 per il rinnovo delle pensioni previdenziali e assistenziali, ha previsto una rivalutazione a 1.603,23 euro (tre volte il minimo). Per le lavoratrici madri, l’importo soglia scende a 2,8 volte il trattamento minimo, che, sulla base delle indicazioni contenute nella medesima circolare, corrisponde a 1.389,47 euro per le donne con due o più figli.
Per la pensione di vecchiaia ordinaria, è stata introdotta una finestra mobile di tre mesi e un importo soglia per la pensione di almeno cinque volte il trattamento minimo, ovvero pari a 2.993,05 euro per il 2024.
L’INPS applicherà tali criteri fino al perfezionamento dei requisiti per la pensione di vecchiaia, ovvero fino al compimento dei 67 anni di età, fino al 31 dicembre 2026. Successivamente, dovrebbe scattare l’adeguamento all’aspettativa di vita di almeno tre mesi.
Il governo italiano lavora per garantire la massima convergenza sulla riforma delle pensioni che verrà. Si prevede l’istituzione di diversi interventi, incluso quello di allungare la finestra mobile per l’accesso alla pensione anticipata. È possibile che venga presa in esame il ritorno delle disposizioni normative previste nell’articolo 12 del DL 78/2010, che portano una finestra mobile a 12 o 18 mesi.
L’Esecutivo, nel ribadire la necessità di mantenere la stabilità dei conti pubblici e di tenere alta la guardia sul buon andamento della spesa pubblica, specialmente dopo l’erogazione massiccia di bonus e Superbonus, si concentra sulla realizzazione di progetti prioritari in perfetta linea con il Piano strutturale di bilancio e con la realizzazione di riforme che possano influenzare significativamente la crescita del Paese.
In conclusione, una pensione ritardata tramite la modifica delle finestre mobili comporterebbe un ritardo nell'accesso alla pensione anticipata, rendendo più difficile per i lavoratori ottenere il trattamento e, di conseguenza, l’assegno pensionistico in tempo. Nello stesso modo, anche nuove modifiche ai requisiti potrebbero essere prese in considerazione per allungare l’età pensionabile.