Il rilascio del CIN per gli affitti brevi sta procedendo a rilento, causando il rischio concreto di compromettere la continuità operativa delle strutture ricettive e ritardi che possono comportare sanzioni ai richiedenti.
Secondo i dati, solo poco più delle attività che si sono registrate hanno ricevuto il codice. Si tratta di uno dei motivi che hanno spinto alla richiesta della proroga dell’obbligo ai primi di marzo, al fine di evitare multe e penalizzazione alle attività.
Cosa succede in caso di ritardi? Scattano le sanzioni ai richiedenti?
Il CIN per gli affitti brevi è un codice che viene assegnato dal Ministero del Turismo attraverso una procedura automatizzata, tramite un’apposita richiesta da parte del locatore oppure del titolare della struttura ricettiva.
Il codice deve essere destinato alle unità immobiliari a uso abitativo locate per finalità turistiche, locazioni brevi e alle strutture turistico ricettive alberghiere ed extra alberghiere.
Per richiedere il codice, occorre accedere alla Banca dati e fornire le stesse informazioni richieste per l'avvio dell'attività.
Il processo di avanzamento delle richieste è troppo lento. Una problematica che può compromettere la stessa continuità operativa delle strutture ricettive.
Secondo i dati raccolti, che mostrano un quadro molto serio della situazione, sono stati rilasciati 270.557 CIN in 50 giorni, a fronte di 535.594 strutture che si sono registrate nella Banca dati delle strutture ricettive. Si tratta, in sostanza, di appena il 50,52% del totale.
Si deve considerare che l’iscrizione è comunque obbligatoria dal 1° settembre per tutti coloro che hanno intenzione di affittare la propria casa per brevi periodi.
La Banca dati svolge un ruolo cruciale. Operativa dal 1° settembre, ha l’obiettivo di fornire una mappatura degli esercizi ricettivi su scala nazionale. Inoltre, un altro importante obiettivo è contrastare gli abusivi.
La lunga attesa rischia di danneggiare le attività. Era già stata avanzata l’ipotesi di una proroga del CIN e, considerati i ritardi, è stata nuovamente avanzata.
La proroga era stata richiesta proprio per garantire una transizione più efficace e supportare le imprese nel passaggio alle nuove disposizioni. La possibilità di concedere più tempo è anche legata a questioni tecniche. Infatti, i ritardi ne sono da testimone.
Il 30 settembre, l’Associazione Italiana Gestori Ospitalità Diffusa ha comunicato di aver inviato una lettera al Ministero per segnalare alcune criticità sulla piattaforma. In quel caso, emergevano anomalie nella richiesta del CIN nella fase di interscambio delle informazioni tra le Banche Dati regionali e la Banca Dati nazionale.
In ogni caso, la richiesta della proroga è legata anche al fatto di evitare che le strutture vengano sanzionate a causa dei ritardi.
Era stato richiesto di prorogare l’entrata in vigore dell’obbligo del CIN fino ai primi di marzo onde evitare penalizzazioni, considerato che le strutture sono già in possesso dei dati.
Il CIN, in sostanza, è un codice che servirebbe per sveltire le procedure e ottenere anche istruzioni più chiare da parte dalle Regioni, oltre che un miglior coordinamento con il sito del Ministero del Turismo.
Recentemente, il Ministero del Turismo ha pubblicato un aggiornamento delle FAQ nelle quali ha cercato di rispondere alle domande più diffuse.
Ancora non si parla di proroga, pertanto, dovrebbero restare invariate anche le sanzioni. Chi sarà beccato senza CIN sarà punito con una multa da 800 euro a 8000 euro. La questione sanzioni è anche uno dei motivi che preoccupa, considerati i ritardi. L’entità della multa varia in base alla dimensione della struttura oppure dell’immobile.
Scattano multe anche la mancata esposizione del codice negli annunci: in questo caso, la sanzione varia da 500 euro e 5000 euro, con l’aggiunta della rimozione dello stesso annuncio.