Sciopero degli NCC il 12 dicembre in tutte le città italiane (e il 13 a Napoli): meno di una settimana alle due giornate di protesta indette dalle principali associazioni di categoria dei servizi di Noleggio con conducente.
Lo sciopero è stato proclamato per contestare le disposizioni del decreto interministeriale firmato il 26 ottobre scorso dai ministri Salvini e Piantedosi, titolari rispettivamente del dicastero dei Trasporti e del ministero degli Interni.
Due i punti contestati: l'obbligo di compilazione del nuovo foglio di servizio elettronico e l'introduzione di una pausa obbligatoria di venti minuti tra una corsa e l'altra, che si traduce, di fatto, in un obbligo di rientro in rimessa per i conducenti.
A spiegare a Tag24 le ragioni dello sciopero Ncc del prossimo12 dicembre Francesco Artusa, presidente nazionale di Sistema Trasporti:
«La prima misura a cui ci opponiamo è quella il ripristino dell'obbligo di rientro in rimessa dopo ogni servizio, di cui si torna a parlare nonostante il pronunciamento negativo della Corte Costituzionale già quattro fa. Nel nuovo decreto viene infatti introdotto l’obbligo, per gli Ncc, di aspettare 20 minuti tra la presa in carico di un cliente e l’altro».
Un obbligo di attesa, questo, a ben vedere non previsto in nessun altro tipo di servizio:
«A qualcuno è mai capitato di andare dal salumiere e dover aspettare 20 minuti per essere servito? Si tratta di un’assurdità, per di più illegittima perché stabilita per decreto ministeriale senza passare né dal Parlamento né dal Governo».
Ma non solo. Oltre all’obbligo di pausa tra un servizio e l’altro, il nuovo decreto introduce per gli Ncc – ma non per i taxi - l’obbligo di compilazione del nuovo foglio di servizio elettronico:
« Con il foglio elettronico il ministero ci chiede di prendere tutti i dati dei nostri passeggeri – nomi, orario degli spostamenti, indirizzo di arrivo e partenza – e di comunicarli a un server di Stato».
In un momento storico caratterizzato dagli scandali sui dossieraggi, si sta decidendo di trattenere per un periodo di tre anni i dati di migliaia e migliaia di utenti. Il tutto al solo scopo di limitare e controllare da remoto il lavoro degli NCC. Per il servizio taxi, infatti, non è previsto nulla di simile».
Il paradosso, peraltro, è che per alcuni tipi di servizi – quali il trasporto di grandi figure diplomatiche – l’operatore NCC venga costretto a violare gli obblighi di privacy necessari a fini di sicurezza:
«Come può un NCC che trasporta presidenti, ministri e diplomatici di tutti i Paesi del mondo pensare di comunicare dati su spostamenti così sensibili? Non è semplicemente possibile, come è stato ammesso anche da alcuni membri della maggioranza.
Ecco il paradosso: non solo questa disposizione è assurda, ma in alcuni casi è assolutamente inapplicabile. Per questo riteniamo che con queste norme il ministro Salvini e il sottosegretario Rixi stiano di fatto rendendo il lavoro degli NCC impossibile, favorendo invece il cerchio magico dei tassisti».
Se l’unità degli operatori NCC nello sciopero è indubbia, persiste nelle associazioni di categoria l’impressione che, ancora una volta, saranno tutelati gli interessi dei tassisti. Come spiega il presidente di Sistema Trasporti, infatti:
«In questo momento sono fiducioso rispetto alla risposta della categoria. Finalmente in molti hanno capito come quanto sta accadendo sia un problema oggettivo e reale per il nostro futuro. Non ripongo però speranze nella risposta del ministero dei Trasporti, evidentemente compromesso sulle richieste dei tassisti.
L’appello, come sempre, è alle forze di maggioranza perché riportino un po’ di ragione. Il ministro Salvini dice di voler lottare contro l’abusivismo, quando in realtà, con queste misure, non fa che favorirlo. Per di più con misure che contrastano con i pronunciamenti del Tar, della Corte Costituzionale e dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato».
Nel frattempo, le grandi città italiane, sono sempre più paralizzate da attese interminabili alle stazioni, taxi introvabili, con un evidente squilibrio tra la domanda e la reale offerta di servizio non di linea. Una situazione che preoccupa non poco, come conferma Artusa, specialmente a poche settimane dall’avvio del Giubileo che, si stima, porterà in Italia – e a Roma – oltre 30milioni di visitatori:
«Tra i vari allarmi che registriamo circa il caos che si potrà creare c’è anche quello dell’ambasciata statunitense. La mia opinione, come operatore, è che sarà un anno drammatico per la viabilità. Abbiamo già visto le code interminabili dell’estate scorsa alle stazioni: pensiamo adesso con milioni di persone in arrivo.
Si tratta di un miracolo politico del ministro: a fronte di una domanda in crescita si va a togliere altra offerta. Le macchine ci saranno, ma non potranno essere utilizzate perché si è deciso che dovranno tornare in rimessa. Quello che ci aspetta, l’anno prossimo, è un bagno di sangue».