L'approvazione della Riforma della Giustizia è ancora lontana, ma il tema di un eventuale Referendum sulla separazione delle carriere dei magistrati è emerso con forza nel dibattito politico. Governo, centrosinistra e magistratura hanno già cominciato ad affilare le armi per la futura e decisiva battaglia referendaria.
La tensione intorno alla Riforma firmata dal Ministro della Giustizia Carlo Nordio, contenente la norma sulla separazione delle carriere di magistrati giudicanti e inquirenti, e la creazione di due Csm, non è mai stata tanto alta e il nervosismo tra l'Associazione Nazionale Magistrati e Governo è alle stelle.
Al momento quella del Referendum sulla Riforma della Giustizia è solo un'ipotesi e neanche troppo imminente, dal momento che si arriverà alla consultazione popolare solo dopo l'eventuale approvazione della Riforma e solo se tale approvazione non dovesse ottenere i due terzi dei consensi in Parlamento.
È questo, infatti, l'iter previsto dalla legge in caso di modifiche della Costituzione. Trattandosi di una riforma costituzionale dovrà essere approvata quattro volte: due volte alla Camera e due al Senato, e tra un'approvazione e l'altra dovranno trascorrere almeno tre mesi. Ad approvazione avvenuta, se non si sono raggiunti i due terzi dei voti (cosa molto probabile), è previsto il ricorso alla consultazione popolare per confermare la riforma, o, bocciarla.
La Riforma Nordio è arrivata alla Camera lunedì 9 dicembre per l'avvio del dibattito che dovrebbe portare al primo via libera. Considerati i tempi tecnici necessari, si dovrebbe arrivare all'approvazione definitiva non prima della metà del 2026 con il referendum che, pertanto, dovrebbe slittare al 2027.
La battaglia per il Referendum sulla separazione delle carriere dei magistrati si preannuncia decisiva non solo per le sorti della Riforma, ma per l'esecutivo stesso dal momento che il testo firmato dal Ministro della Giustizia Carlo Nordio è una delle bandiere del Governo e la sua bocciatura rappresenterebbe un evento su cui riflettere, come ha sottolineato recentemente lo stesso Guardasigilli fa a margine di Atreju 2024 al Circo Massimo.
Cruciale per il Governo sarà anche evitare il rischio di far passare la consultazione popolare come un referendum sul suo operato. Parola d'ordine è schivare la 'trappola' degli oppositori della riforma.
Ha avvertito Nordio.
?Nordio: "Il referendum sulla giustizia è cruciale e l'ultima parola deve spettare al popolo."
— Tag24 (@Tag24news) December 16, 2024
? "Non sarà un referendum sul Governo" afferma, evidenziando la necessità di evitare la personalizzazione del voto.#RiformaGiustizia #Referendum #Nordio #separazionedellecarriere pic.twitter.com/Gg9kSAwPTY
Anche il centrosinistra, impegnato a contrastare la riforma in Parlamento, sa che si tratterà di una battaglia fondamentale e anche tra i partiti di opposizione si inizia a lavorare sotto traccia in vista della consultazione popolare.
Favorevole al referendum anche l'ANM che domenica 15 dicembre, nel corso dell'Assemblea straordinaria nell'Aula Magna della Corte di Cassazione, ha annunciato la mobilitazione dell'intera categoria contro la Riforma Nordio, attraverso scioperi, manifestazioni e la promozione di comitati referendari.
Ha dichiarato il presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia, a margine dell'Assemblea straordinaria dell’Associazione nazionale magistrati.
La separazione delle carriere tra magistrati e pubblici ministeri in Italia è da sempre un tema fortemente divisivo.
Il Governo e i sostenitori della riforma sostengono che la separazione delle carriere garantirebbe una maggiore imparzialità durante i processi, in linea con l'articolo 111 della Costituzione che richiede un giudice terzo e imparziale.
La specializzazione è anche presentata come un'opportunità per migliorare le competenze dei magistrati. La creazione di due distinti Csm, infine, aiuterebbe a ridurre l'influenza delle correnti politiche salvaguardando l'indipendenza della magistratura da condizionamenti politici.
Le tesi contrarie della Magistratura e di alcuni partiti di opposizione, invece, evidenziano un tentativo del Governo di indebolire i giudici e minare la credibilità dell'istituzione. La riforma viene considerata una minaccia all'autonomia e alla neutralità della giustizia.
Tra le tesi contrarie anche il fatto che in pratica la separazione già esiste senza la necessità di ulteriori modifiche legislative. La specializzazione eccessiva, infine, viene giudicata come un rischio di impoverimento della qualità del processo giudiziario dal momento che lo scambio dei ruoli è fonte di arricchimento professionale per i magistrati.
Una sintesi in cinque punti dello scontro su referendum per la separazione delle carriere