Forse la premier non è consapevole dell’emergenza in corso nelle carceri: con queste parole Rita Bernardini, presidente di Nessuno Tocchi Caino, commenta le risposte date ieri dalla presidente Meloni, durante la conferenza stampa di fine (inizio) anno, a proposito della crisi degli istituti penitenziari italiani.
Chiamata a rispondere sul sovraffollamento e sul numero di suicidi in cella, Meloni ha respinto l'ipotesi di un'amnistia o un indulto, ribadendo come la strategia di uno Stato "serio" non si basi sull'adeguamento del numero dei detenuti alla capienza delle carceri, ma, al contrario, sull'adeguamento delle carceri al numero dei detenuti. Un obiettivo che il Governo starebbe perseguendo, secondo la premier, attraverso il lavoro del Commissario straordinario all’edilizia penitenziaria, incaricato di realizzare 7.000 nuovi posti entro tre anni.
Come dichiarato oggi dalle principali associazioni per i diritti dei detenuti, tuttavia, la strategia delineata dalla premier Meloni per combattere l’emergenza carceri risulta assolutamente insufficiente per affrontare quella che è una vera e propria crisi, testimoniata dai tragici dati relativi alle morti in cella durante il 2024: 89 suicidi tra i detenuti, 7 tra gli agenti di Polizia penitenziaria.
Ma non solo. Nell’anno appena concluso, il tasso di sovraffollamento effettivo delle carceri italiane ha toccato il 132,6%, con oltre 62.000 detenuti rispetto a una capienza regolamentare di 47.000 posti. Una pressione talmente critica che rimarrebbe tale, secondo l’associazione Antigone, anche se il Governo riuscisse a realizzare l’aumento di capienza previsto, a causa del continuo aumento dei nuovi ingressi in carcere determinato dalle politiche penali applicate negli ultimi due anni.
La redazione di Tag24 ha commentato le parole della premier Meloni sulla situazione delle carceri con Rita Bernardini, presidente di Nessuno Tocchi Caino, ferma nel sottolineare l’inadeguatezza di un approccio che non considera la fase emergenziale che vivono gli istituti penitenziari italiani:
«Ascoltando le parole di ieri, mi sembra evidente che la premier Meloni non si ponga il problema della situazione attuale. Una situazione di illegalità e di morte: basti guardare non solo al numero dei suicidi, ma al numero record di decessi in carcere, 243. Che il sovraffollamento incida sul numero delle morti in carcere è stato evidenziato anche dal Garante nazionale delle persone private della libertà, nominato proprio da Meloni».
Neanche gli investimenti del prossimo triennio per l’edilizia penitenziaria, secondo la presidente di Nessuno Tocchi Caino, potranno poi avere carattere risolutivo:
«Per la presidente Meloni la soluzione è creare 7.000 nuovi posti detentivi in tre anni. Forse la premier ignora come, dall’avvio del suo Governo, i detenuti nelle carceri siano aumentati di oltre 5.000 unità. Con l'attuale ritmo di crescita della popolazione detenuta, è evidente che fra tre anni le persone in carcere saranno ancora di più di quelle attuali.
Già oggi, negli istituti italiani, ci sono 15.024 detenuti oltre la capienza effettiva. Il sovraffollamento non significa solo poco spazio, ma anche meno attenzione per le persone che sono detenute. Anche perché nelle carceri anche gli organici di Polizia penitenziaria, di educatori, di personale sanitario e sociosanitario sono carenti».
L'aumento del tasso di sovraffollamento, ribadisce Bernardini, impatta gravemente su tutto il funzionamento del sistema carcerario. Il risultato sono sempre più inumane e degradanti condizioni di detenzione:
«Il sovraffollamento genera una condizione sistematica di trattamenti inumani e degradanti, aumentando i rischi per i detenuti e anche per il personale che, perennemente sotto organico, deve gestire sempre più persone. La premier Meloni parla di nuovi posti, ma si è pensato a come le strutture penitenziarie si stiano degradando sotto la pressione del sovraffollamento?
Oggi le condizioni dei detenuti in carcere sono veramente difficili, data anche la politica del Governo di tenere sempre di più le celle chiuse, con le attività formative e le opportunità lavorative che diventano sempre più scarse».
Rispetto alla volontà del Governo di lavorare per facilitare il passaggio dei tossicodipendenti dalle carceri alle strutture più adeguate alla loro riabilitazione, la presidente di Nessuno Tocchi Caino sottolinea le criticità della strategia:
«Mandare i tossicodipendenti in comunità è una soluzione già tentata dai Governi precedenti, sempre senza successo. Questo deve far riflettere: se non ci si riesce, è perché evidentemente qualche legge non funziona. Il mio parere, come è noto, è che occorrerebbe una politica antiproibizionista contro droghe e dipendenze.
Come Nessuno Tocchi Caino stiamo osservando, poi, un gravissimo malfunzionamento della sanità penitenziaria. Ogni Asl fa come vuole e non esiste una pianta organica, a livello nazionale, di medici e infermieri. In carcere non ci vuole andare a lavorare nessuno e, spesso, i detenuti non riescono neanche a fare analisi o ricoveri. Le due visite all’anno che le Asl dovrebbero fare per rilevare le criticità degli istituti sono spesso disattese».
È davvero questa, allora, la strategia di uno Stato serio nell'affrontare il tema carceri, così come dichiarato ieri dalla presidente Meloni? Secondo Bernardini:
«Evidentemente la premier considera Stato serio quello che non rispetta le leggi e la Costituzione, ignorando la funzione rieducativa della pena. Ogni anno i magistrati di sorveglianza riconoscono ad almeno 5.000 detenuti risarcimenti per trattamenti inumani e degradanti. E non tutti gli ex detenuti presentano domanda. Se questo è lo Stato che apprezza la premier, se questo è uno Stato democratico, ok.
La verità è che ce la si prende con le persone più fragili. Noi di Nessuno Tocchi Caino sappiamo chi c'è nelle nostre carceri: i dipendenti da sostanze stupefacenti, i malati psichiatrici, gli stranieri e i poveri. Tolte queste categorie, rimane poca roba».
Eppure, un modo per alleviare la pressione dalle carceri, pur senza ricorrere ad amnistia e indulto - invisi a gran parte della politica - ci sarebbe: l’ampliamento della liberazione speciale anticipata dagli attuali 45 a 60 giorni. La proposta, presentata alla Camera dal deputato di Italia viva Roberto Giachetti la scorsa estate, è stata poi bocciata dalla maggioranza nonostante l'iniziale assenso di Forza Italia:
«Noi di Nessuno Tocchi Caino avevamo presentato una proposta ragionevole, già applicata in passato per ampliare l’istituto della liberazione speciale anticipata e alleggerire la pressione sulle carceri. Dopo un iniziale apprezzamento, che ho potuto constatare personalmente nel corso della mia audizione in Commissione giustizia, non si è fatto più niente perché, a dire della maggioranza, il decreto Nordio sulle carceri avrebbe risolto la situazione. Eppure non si è risolto niente.
In questi primi giorni dell’anno ci sono stati già tre suicidi nelle nostre celle. Spesso mi chiamano le madri dei giovani detenuti, preoccupate che i loro figli possano compiere un gesto estremo. Siamo molto preoccupati per come andrà».