22 Jan, 2025 - 12:45

Trump, Consulta, cattolici e riformisti: chi sta incastrando Elly Schlein?

Trump, Consulta, cattolici e riformisti: chi sta incastrando Elly Schlein?

Un inizio d'anno più difficile per Elly Schlein, probabilmente, non si poteva immaginare. La segretaria del Partito Democratico le sta prendendo un po' su tutti i fronti. Da quello internazionale, in primis, dove Donald Trump ha iniziato il suo secondo mandato più minaccioso che mai, a quello interno, con la Corte Costituzionale che ha bocciato il referendum sull'Autonomia differenziata, l'unico che teneva assieme tutto il centrosinistra.

Per di più, dopo quasi due anni di leadership incontrastata al Nazareno, anche le minoranze interne al suo Pd iniziano ad alzare la testa avanzando il dubbio che sia davvero lei la candidata premier giusta da contrapporre a Giorgia Meloni quando, nel 2027, si tornerà alle elezioni. 

L'inizio d'anno difficile di Elly Schlein

Era il 1988 quando nelle sale uscì "Chi ha incastrato Roger Rabbit", il primo film che metteva assieme attori in carne e ossa e personaggi animati. 

E chissà se, in quest'inizio 2025, Elly Schlein si senta un pò nella parte del coniglio frutto della fantasia del romanziere Gary Wolf. D'altronde, eravamo stati facili profeti, a Capodanno, a predire per lei un anno che doveva passare più velocemente possibile. 

E invece: già il primo mese del 2025 rischia di lasciare in eredità danni permanenti per Elly Schlein. Il nuovo anno si sta dimostrando molto difficile per la segretaria dem. Probabilmente, anche oltre ogni previsione.

L'insediamento di Trump

Per raccontare l'inizio di quest'annus horribilis di Elly Schlein non si può non iniziare da un dato di cronaca entrato già nella storia: il secondo insediamento di Donald Trump. Questa mattina, sulla Stampa, Alessandro De Angelis, che pure ha una visione non lontanissima da quella della segretaria dem, ha sostenuto che la sinistra italiana, davanti al bivio della storia americana, è "stranita". E Schlein "inabissata":

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Eppure era difficile non vederlo ri-arrivare lo tsunami...

Sta di fatto che, da parte della numero uno del Nazareno,

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Giusto qualche dichiarazione ieri, ed è un cassico: lunghe pause, prolungati silenzi raccontati come pensosi, attitudine a sparire per poi ricomparire parlando soprattutto di sanità

Insomma: Schlein fa poco. Troppo poco, anche per la stampa amica. Soprattutto ora che la premiata ditta Trump&Musk ha calcato la mano sul "senso comune", il vero tema per De Angelis. Anche un po' paradossalmente per la sinistra perché, ha fatto notare l'analista politico della Stampa:

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Ci dedicò una riflessione il vecchio Antonio Gramsci nei Quaderni, laddove indicava la necessità di comprenderlo, criticarlo e superarlo come processo per costruire un'egemonia alternativa. Ma The revolution of common sense è la formula usata proprio da Trump nel suo discorso di insediamento incentrato sulla necessità di dargli portata egemonica. La sua: uomini forti, economie chiuse, sfiducia verso le istituzioni sovranazionali, separazione del capitalismo dalla democrazia. Non è una cosa da influencer, è un'ideologia... 

Fondamentalmente per questo, per Schlein e la sinistra, mala tempora currunt. Urge reinventarsi. Anche perché ieri Giorgia Meloni, nel video laudatorio delle sue imprese all'estero, ha avuto ragione a sottolineare che è la politica estera a fare quella interna, non il contrario. Quanto a Donald Trump, festeggia ballando sul cadavere dei leoni. Letteralmente, come ieri ha testimoniato il video ripreso dal Corriere

L'attacco di Anna Paola Concia

E comunque: ieri, in occasione dei festeggiamenti per l'insediamento di Trump, la pentola a pressione dove ribolle la sinistra è stata scoperchiata da Anna Paola Concia, la quale non riveste più alcuna carica istituzionale già da un bel po' (è stata deputata per una sola legislatura, oltre dieci anni fa) ma sui social rimane una delle voci più ascoltate dal campo riformista del Pd: 

Per dire la soddisfazione e il punto al quale la sinistra è arrivata: Concia, a qualche ora dal suo post, ha confidato di aver avuto "la più grande soddisfazione" della sua vita: 

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Per la prima volta, Ricarda (la sua compagna, ndr) mi dà ragione sulla politica, dopo 17 anni... Grazie amore! Stavolta, la devo aver detta proprio giusta!

Libero, prevedibilmente, ci è andato a nozze: stamattina ha dedicato un'intervista alla Concia con questo titolo: 

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Trump vince perché la sinistra fa solo gne gne

I cattolici di Prodi e Ruffini e i libdem di Gentiloni e Picierno

Insomma, per Elly Schlein e la sinistra, il mare è in burrasca. E le acque iniziano ad agitarsi anche in casa. Lo scorso weekend, lungo l'asse Orvieto-Milano, i due congressi dell'area più moderata del Partito Democratico hanno evidenziato un'insofferenza crescente, sebbene Schlein abbia dato mandato ai suoi di far finta di non aver sentito. Tuttavia: ieri, a SkyTg24, Romano Prodi è tornato ad alzare la voce: 

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Oggi, il Pd ha il 25%, è il partito più grande dell'opposizione. Ma non basta, bisogna porsi questo problema. Bisogna costruire un'alleanza che arrivi al 50. Lo può fare Schlein? Dipende se lo vuole fare e se ha la capacità di arrivare a quest'obiettivo...

Insomma: attorno alla segretaria, i punti interrogativi si stanno moltiplicando.

Lo statuto del Pd prevede che automaticamente la persona che guida il Pd è il candidato premier del centrosinistra. Ma, da Ruffini a Gentiloni, in casa dem, si è tornati anche alla vecchia abitudine di voler scovare il federatore in vitro.

La batosta della Corte Costituzionale

Sta di fatto che la sorpresa più amara di quest'inizio 2025 per Elly Schlein gliel'ha procurata la Corte Costituzionale. La bocciatura del referendum sull'Autonomia differenziata ha scompaginato tutti i piani della segretaria dem.

Schlein voleva fondare la campagna di primavera sull'unico referendum, dei sei presi in esame dalla Consulta, capace di unire politicamente tutto il centrosinistra, da Italia Viva alla Cgil di Maurizio Landini. Ma questa strategia si è rivelata un boomerang.

Ora, il centrosinistra andrà alla ricerca disperata del quorum su temi che anziché unirlo, lo dividono. Quello sulla cittadinanza non è stato firmato dal Movimento Cinque Stelle di Giuseppe Conte (il quale, più di Trump, poi, si dimostra preoccupato di garantire il terzo mandato di Roberto Fico candidandolo in Campania); quello sul Jobs Act, spacca il fronte riformista di Renzi, Calenda, ma anche interno al partito di Schlein con i vari Guerini, Franceschini, Bonaccini, Madia, Gori e compagnia bella che non si metteranno certo a fare campagna elettorale.

Insomma: parafrasando la battuta più famosa di "Chi ha incastrato Roger Rabbit", per Schlein potrebbe valere: "Il 2025 non è cattivo: è che lo stanno disegnando così...".

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Giovanni Santaniello
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