Novant'anni e non sentirli: non è una frase fatta quando si parla di Corrado Augias. Domenica prossima, 26 gennaio, il giornalista, autore e conduttore televisivo soffierà sulle candeline di una torta speciale. Ma, in fondo, non segnerà un prima e un dopo. Augias è e resta pienamente in campo.
In una intervista rilasciata a Dario Olivero di Repubblica, lascia intendere che probabilmente gli piacerebbe morire in scena come Molière. Sicuramente "senza dolore": non a caso è un sostenitore della campagna per l'eutanasia. Ma questa della dolce morte non è certo l'unica battaglia civile e politica che ha condotto nella sua lunghissima carriera.
Augias, fin dalla fondazione nel 1976, è entrato a pieno titolo nel cosiddetto "partito di Repubblica" essendo, con Eugenio Scalfari, uno dei suoi padri fondatori e aderendo, in seguito, a tutte le battaglie mediatiche che hanno caratterizzato quel giornale, spesso e volentieri dettando la linea politica del centrosinistra.
Ma non solo: Augias, nel corso dei suoi novanta, "fantastici" (così li ha definiti) anni, è stato impegnato anche direttamente in politica: nel 1994 fu eletto europarlamentare come indipendente tra le fila del Partito Democratico della Sinistra.
E oggi è una delle voci più determinate dell'opposizione al governo Meloni. Tuttavia, proprio in occasione dell'intervista rilasciata per i suoi novant'anni, ha concesso un piccolo regalo all'attuale esecutivo.
E insomma: novant'anni rappresentano davvero un bel traguardo. Portati come Corrado Augias, poi, chi non ci metterebbe la firma? Si può essere d'accordo o meno sulle posizioni che esprime nei talk o nei suoi editoriali, ma bisogna riconoscergli una cultura enciclopedica e un modo di esprimersi chiaro, diretto, affascinante. La sua autorevolezza è riconosciuta, spesso, in maniera bipartisan. Il suo linguaggio è forbito e stimolante, indice di una libreria sterminata. La sua presenza non passa certo inosservata davanti alle telecamere, rivelatrice di un armadio ben fornito ed elegante.
Viene da chiedersi, allora, cosa gli manchi. E forse per la difficoltà a rispondere proprio a questa domanda avrà pensato di togliere tutti dall'impiccio di pensare a un regalo che gradirebbe facendone uno lui. A un destinatario sorprendente, però: l'attuale governo.
Nell'intervista a Repubblica, quasi a prevenire la fatidica domanda ci sveli il segreto di come arrivare a novant'anni in questa forma, Augias ha dichiarato:
Dalle parti di viale Trastevere, saranno sobbalzati dalla sedia dopo le polemiche di questi giorni. E magari alzato il telefono per ringraziarlo e fargli gli auguri: chissà.
E comunque, quella di Corrado Augias, come da tradizione italiana, è stata una carriera da giornalista schierato. In tutti gli aspetti dell'attualità con i quali si è misurato, non ha fatto mai mistero del suo punto di vista.
Il grande pubblico lo conobbe grazie a Telefono giallo e al suo scoop su Ustica che, nel 1988, fece riaprire il caso: telefonò nel corso della trasmissione in onda su Rai 3 un ufficiale in servizio la sera della strage e comunicò dei particolari decisivi per il pm Paolo Borsellino
Augias, comunque, già da ben prima del 1988 era una firma prestigiosa. Entrò in Rai nel 1960 da funzionario di fascia C. Nel 1966 si ritrovò corrispondente da New York epoi dalla sua città di adozione: Parigi. Nel 1975, invece, era ancora nella Grande Mela quando contribuì a dare vita a Repubblica:
Che fosse in presenza o da remoto, Augias è stato in ogni caso sempre riconosciuto come una delle menti pensanti del partito-Repubblica. Quello che per Maurizio Stefanini, autore nel 2010 di un libro ad esso dedicato ("Il partito Repubblica, una storia politica del giornale di Scalfari e Mauro", Boroli editore), rappresenta
L'apice del partito-Repubblica, per molti, si è registrato nel corso del ventennio berlusconiano. E certo: il Cavaliere, che pure in un primo momento tentò di comprarsi la testata fondata da Scalfari, era un tipo bello divisivo, giornalisticamente perfetto. Per questo le mitiche dieci domande di Peppe D'Avanzo pubblicate nel 2009 in seguito all'affaire di Noemi Letizia (e per le quali Berlusconi chiese un milione di euro di danni per la pubblicazione "reiterata e ossessiva", ma in Tribunale perse) e alcune polemiche proprio di Augias contro di lui sono entrate nella storia.
Nel 1994, quando si candidò per il Pds alla conquista dell'europarlamento, raccontò che fece questa scelta proprio dopo un diverbio nato con il leader di Forza Italia nel corso di una sua trasmissione, Domino. Lui gli chiese della P2. Il Cav gli rispose che la sua domanda rivelava un metodo da Kgb, probabilmente volendo rimandare maliziosamente a una vecchia indagine in cui Augias fu coinvolto: negli anni Sessanta, avrebbe avuto legami con i servizi segreti cecoslovacchi. Ma non fu mai provato nulla.
Molti anni più tardi, ma con ancora Berlusconi a Palazzo Chigi, ospite di Daria Bignardi a Le invasioni barbariche, Augias si trovò a commentare anche le barzellette del Cav. E nemmeno quelle gli andavano bene
Amato dal popolo della sinistra, che l'ha sognato anche presidente della Repubblica; contrastato dalla destra. Nel 2023, ha lasciato la Rai sbattendo la porta contro viale Mazzini e il Governo Meloni. E l'anno scorso, quando criticò la scelta di dedicare un francobollo alla memoria di Berlusconi, dovette registrare la risposta di un altro grande vecchio del giornalismo italiano, ma del campo politico avverso: l'81enne Vittorio Feltri
Insomma: Corrado Augias può ben dire che i suoi novant'anni non sono passati senza lasciare traccia. Oggi più che nel passato è al centro del dibattito e dello scontro politico. E lui è pronto alla battaglia, anche quando lo insultano:
ha confidato a Dario Olivero. Preparandosi a spegnere le candeline.