03 Feb, 2025 - 23:12

"M - Figlio del Secolo": Joe Wright e Luca Marinelli raccontano Benito Mussolini

"M - Figlio del Secolo": Joe Wright e Luca Marinelli raccontano Benito Mussolini



"M - Figlio del Secolo", critica

Poteva esserci un momento migliore in Italia, ma anche nel resto del mondo occidentale, per presentare una serie su Benito Mussolini? Forse no e se ripenso alla recente figuraccia di Elon Musk mi sembra proprio una gag organizzata per fare pubblicità a “M – Figlio de Secolo”. Ma purtroppo è tutto vero: l’occidente, e soprattutto il nostro Paese, si sta lasciando andare a un triste tracollo politico orientato verso la destra più estrema. Quella terrificante, sadica, che ride in faccia alle vittime di guerra sui territori rasi al suolo in battaglia.

Per quanto la vita umana sia una cosa bellissima esistono degli uomini, tanto stolti quanto privi di una qualunque morale, in grado di provare una sorta di irrefrenabile godimento, quasi sessuale, nel torturare chi è in una posizione di svantaggio. Questi signori, che di signorile non hanno nulla, posseggono un’anima nera e appiccicosa, simile a un muco che si attacca ai polmoni di un fumatore di vecchia data. Come maiali che si rotolano nel fango di una porcilaia, non conoscono vergogna. Ma a differenza delle bestie, innocenti e incapaci di comprendere, questa precisa categoria di individui sceglie volontariamente di far sfoggio del loro sudiciume più basso, vantandosene. Tronfi di essere disgustosi, repellenti, nauseanti, la loro miseria interiore te la sbattono dritta in faccia, con strafottenza e disprezzo, come se fossi tu a doverti imbarazzare di non somigliargli. E difatti se non ti schieri dalla loro parte, se osi addirittura opporti, sono pronti a stracciarti le vesti, a umiliarti, a urinarti addosso mentre ridono di te a gran voce, con quelle luride bocche sguaiate sempre aperte, come le cosce di una cortigiana. Se ne vanno in giro di notte, in branco, perché il coraggio di fare da soli alla luce del sole ciò che fanno al buio proprio non gli appartiene. Sono i codardi della peggior specie, quelli che irrompono nelle case sfondando le porte a calci, quando le donne sono sole, per stuprare le bambine davanti alle loro madri costringendole a guardare mentre le loro figlie urlando tremano di paura. Sono quelli a cui piace l’olezzo di ammoniaca che proviene dall’urina che inzuppa i calzoni di chi hanno teorizzato a morte. Non sono neanche originali: fanno ciò che un banale criminale di guerra ha sempre fatto sin dalla notte dei tempi.

E quale migliore esempio per raccontarci questi vili esseri umani se non i fascisti? Spesso si parla erroneamente del Duce e dei suoi fedeli compari descrivendoli come esempi di rettitudine, dediti alla famiglia e alla fede cattolica, e devoti al proprio Paese. Ma chi li dipinge in questo modo, parlando del ventennio di dittatura fascista come di un’epoca rosea culminata, purtroppo, in tragedia a causa dell’alleanza con Hitler, dimostra di non avere alcuna conoscenza di quella che è stata la storia italiana. Chiunque possegga almeno due dita di cervello e abbia studiato a dovere sa che il fascismo è partito in maniera violenta perché a fondarlo furono uomini senza coscienza. Non c’è niente, e sottolineo niente, di giusto nelle idee fasciste. Un partito che fonda i suoi principi sull’idea che per ottenere quel che si vuole si è liberi di distruggere, picchiare, violentare e uccidere è un cancro che va estirpato. Basti pensare che prima di salire al governo, per poi sfociare in dittatura, per ottenere delle cariche in parlamento i fascisti si sono macchiati di veri e propri atti terroristici pur di piegare il volere del Re. 

Non è incutendo terrore che si acquista di diritto la ragione ed evidentemente Antonio Scurati questo lo sa bene, che nel 2018 ha pubblicato per la prima volta “M – Figlio del Secolo”, vincendo poi il premio Strega nel 2019 e accaparrandosi una grande fetta di giudizi positivi. Il romanzo è una narrazione in terza persona dell’ascesa al potere di Mussolini e va dal 1919 a 1925, gli anni cruciali che segnarono il divenire di quello che poi sarà il periodo più raccapricciante del nostro passato. E dunque è il 2021 quando il produttore cinematografico Lorenzo Mieli incontra il regista Joe Wright e gli domanda se vuole dirigere una serie su Benito Mussolini. Wright accetta e nel 2022 ne viene ufficialmente annunciata la prossima produzione con Luca Marinelli protagonista. La sceneggiatura è stata scritta a quattro mani da Stefano Bises e Davide Serino, con la collaborazione di Scurati per buttare giù il soggetto di puntata.

Uscita il 10 gennaio 2025 su Sky Atlantic, veniamo ora alla critica: la fotografia di Seamus McGarvey appare da subito cupa, densa di colori scuri, soffocanti, con dei punti di luce dorati, gialli, rossastri. Questo aspetto sottolinea la drammaticità di un’umanità disumana. La colonna sonora è stata composta da Tom Rowlands, musicista dei Chemical Brothers. L’intero cast ha svolto un ottimo lavoro, ma Marinelli è stato straordinario. Quasi irriconoscibile grazie al trucco e ai venti chili presi apposta, si è calato alla perfezione nel ruolo malgrado il suo essere convintamente antifascista. Forse mai così splendido, si riconferma uno dei nostri migliori attori e un grande orgoglio per il cinema italiano. Mi tocca però sottolineare anche la bravura di Francesco Russo, che ho scoperto l’anno scorso in “Eravamo Bambini” di Marco Martani, apprezzandolo non poco, che qui interpreta Cesare Rossi, braccio destro di Mussolini. Russo meriterebbe, a mio parere, decisamente più parti di questa importanza se non, addirittura, maggiore.

Il regista ha dichiarato in un’intervista di voler raccontare
, se pur con difficoltà, anche il fascino di Mussolini per spiegare come sia stato possibile che accadesse tutto quel che è avvenuto col plauso della maggioranza del popolo dell’epoca. Ma su questo non mi trovo d’accordo. Mussolini, nella finzione come nella vita vera, appare da subito per ciò che era: un piccolo uomo, un vile, un sociopatico delirante senz’anima. Un sadico, una serpe, un traditore, un egoista, un ignorante, rozzo e buzzurro. Un vigliacco che si fa preparare la valigia dalla moglie con l’inganno per tenersi pronto a scappare di nascosto all’estero, in compagnia dell’amante, se le cose dovessero mettersi male. Bisogna collettivamente prendersi la responsabilità del fatto che i nostri bisnonni, nonni e padri, presi dal malcontento dopo la sconfitta della Prima Guerra Mondiale, hanno ceduto alla loro parte meschina e prepotente affidandosi a un pavido prevaricatore. Questo è l’unico modo per esorcizzare il senso di colpa che abbiamo taciuto per decenni, ma che grava ancora sulla coscienza collettiva. Del resto non ci si può dichiarare fascisti in pubblico senza che si storca il naso, ma nemmeno fieramente antifascisti come se non ne avessimo il diritto. Quest’ultimo non soltanto ci spetta eccome, grazie alla legge Scelba, ma è un imperativo morale che dovrebbe appartenere a tutti.

Per concludere, la bravura di Marinelli risiede proprio nel fatto di rendersi repellente dal primo minuto: è molto più facile ingraziarsi lo spettatore col fascino, che suscitando disgusto. Eppure, nonostante si assista alla rappresentazione del peggior esempio di uomo possibile, non si può fare a meno di amare quell’attore splendido che è, per l’appunto, Luca Marinelli. Piccola nota finale, questa non è un’opera adatta a chi non conosce bene la storia. A differenza di molti film storici, che hanno una ricostruzione minuziosamente dettagliata nella cronologia degli eventi, che spiega i fatti quasi alla maniera di un documentario, questa serie è incentrata sulla figura del Duce e mostra il contesto storico quasi come fosse un contorno. Il focus è la personalità di Mussolini. Per tanto sarebbe utile fare un ripasso sui libri, soprattutto per i nostalgici che non hanno ancora imparato bene la lezione. Tre virgola nove stelle su cinque.

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Marta Micales
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