Il comodato d’uso gratuito, nel momento in cui ci si deve confrontare con il capitolo tasse e imposte, può portare a qualche dubbio.
Quando si concede un immobile in prestito a un familiare, infatti, ci si chiede chi deve pagare l’IMU: il proprietario o chi va ad abitarci?
La risposta, seppur si possa pensare il contrario, non è sempre scontata. Allora, prima di fare confusione e commettere errori, è bene chiarire la situazione, spiegando chi paga l’IMU della casa in comodato d’uso.
L’Imposta municipale unica (IMU) deve essere pagata dal possessore dell’immobile oppure dal titolare del diritto reale di godimento sullo stesso. Tra quest’ultimi, troviamo l’usufrutto, l’uso, l’abitazione, l’enfiteusi e la superficie.
Il comodato d’uso gratuito è un contratto con cui, in base all’articolo 1803 del Codice Civile, una parte consegna all’altra un immobile. Il secondo, chiamato comodatario, se ne può servire per un periodo di tempo determinato e in modo gratuito, restituendolo alla scadenza prevista dal contratto.
Nel caso del comodato d’uso gratuito, il comodatario ha solo un diritto personale di godimento: non è, quindi, un diritto reale. Di fatto, in base a questo ragionamento, non rientra tra i soggetti che, secondo la legge, devono pagare l’IMU.
Il contratto di comodato d’uso gratuito presenta alcune particolarità. Quella che a noi interessa è proprio la forma: non deve essere necessariamente scritto, ma può essere stipulato anche verbalmente, con la semplice consegna delle chiavi al comodatario.
Questa tipologia di contratto è molto utilizzata in ambito familiare soprattutto tra genitori e figli o nonni e nipoti. Proprio in questi casi, di solito, il contratto non viene redatto per iscritto o registrato.
Tuttavia, può sorgere comunque un problema legato all’IMU. Il solo fatto di redigere il contratto per iscritto e registrarlo regolarmente all’Agenzia delle Entrate non trasferisce automaticamente l’obbligo di pagare l’IMU al comodatario. Infatti, il proprietario dovrà continuare a corrispondere l’imposta e non il comodatario.
D’altra parte, la legge non esclude la possibilità che le parti coinvolte possano accordarsi diversamente. Nulla toglie, infatti, che l’accordo preveda che sia il comodatario a pagare annualmente l’IMU. L’accordo, comunque, non è opponibile al Comune.
Su questo aspetto è bene fare qualche considerazione. Il comodato è un contratto gratuito, ma in capo al comodatario ci sono comunque oneri come le spese legate alla ristrutturazione oppure le eventuali spese condominiali.
Esiste un’agevolazione per il comodato d’uso gratuito che consiste nello sconto del 50% della base imponibile dell’IMU, solo a determinate condizioni.
Per poter fruire dello sconto, il comodato d’uso gratuito deve essere stipulato tra genitori e figli, ovvero parenti in linea retta entro il primo grado.
Inoltre, l’immobile concesso in comodato deve essere utilizzato dal comodatario come abitazione principale.
In questo caso, per poter fruire dello sconto il contratto deve essere regolarmente registrato presso l’Agenzia delle Entrate.
Infine, ci sono altre due condizioni:
Concludiamo facendo un cenno alla TARI perché, a differenza dell’IMU, la Tassa sui rifiuti è dovuta da chi occupa oppure detiene l’immobile.
Quindi, nel caso del comodato d’uso, la TARI è generalmente a carico del comodatario, in quanto è lui che utilizza effettivamente l’immobile. È consigliabile, comunque, controllare le specifiche disposizioni del regolamento comunale.
Il comodato d’uso gratuito di un immobile comporta che l’IMU venga pagata dal proprietario, non dal comodatario, in quanto quest'ultimo ha solo un diritto personale di godimento.
Anche se il contratto non è obbligatorio in forma scritta, il pagamento dell'IMU non cambia, salvo accordi tra le parti, che però non sono opponibili al Comune. Esiste un’agevolazione IMU del 50% se il contratto è tra genitori e figli, l’immobile è abitazione principale e il contratto è registrato.
La TARI, invece, è a carico del comodatario, che occupa l’immobile.