Si cerca il figlio del titolare della panetteria-pasticceria di piazzale Gambara (Milano), dove sabato 15 febbraio sono stati esplosi i colpi che hanno ucciso il 46enne di origini ucraine Ivan Disar e ferito gravamente l'amico 26enne Pavel, suo connazionale. Secondo quanto ricostruito da una testimone, sarebbe stato il giovane, 21 anni, a sparare ai due avventori, per poi allontanarsi dal locale a volto scoperto. Il movente? Una lite.
Del 21enne Raffaele Mascia sembra essersi persa ogni traccia. "Il papà gli ha scritto, ma non ha visualizzato. Fa così sempre, solo che questa volta sarebbe bene che leggesse", ha dichiarato un familiare al Corriere della Sera.
Il suo nome, non ancora ufficialmente iscritto nel registro degli indagati del fascicolo aperto dal pm Carlo Enea Parodi, figura, da qualche ora, tra quelli dei principali sospettati della sparatoria avvenuta all'interno della panetteria del padre, Matteo, in piazzale Gambara, a Milano.
Il motivo è semplice: una testimone ha raccontato agli inquirenti di averlo visto esplodere i colpi che hanno ucciso uno degli avventori del locale, il 46enne di origini ucraine Ivan Disar, e ferito il suo amico Pavel.
Senza fissa dimora, il giovane dormirebbe, di tanto in tanto, proprio dietro la panetteria del padre. Secondo fonti locali, avrebbe piccoli precedenti di polizia e una vita, in generale, tutt'altro che "ordinata". A spingerlo al gesto estremo, forse, una lite avvenuta poco prima.
La donna che ha assistito all'accaduto, una 49enne di origine moldava che in un primo momento, spaventata, si era allontanata dal locale, sostiene, secondo La Repubblica, che prima della sparatoria Disar e l'amico avessero consumato focacce e birra per almeno un'ora all'interno della panetteria. A un certo punto, complice anche l'alcol, il primo avrebbe rivolto una battuta a Raffaele.
E, dopo la risposta risentita del giovane, avrebbe aggiunto: "In questo posto sono più di casa io che tu". Il titolare, in difficoltà, sarebbe andato nel retrobottega a scaldare delle ordinazioni. Proprio in quel momento, il figlio avrebbe recuperato una pistola calibro 38 non regolarmente detenuta e avrebbe fatto fuoco contro Disar per quattro volte, ferendo anche l'amico.
Successivamente, si sarebbe allontanato, a volto scoperto, venendo ripreso da alcune telecamere di videosorveglianza.
Gli attimi successivi alla sparatoria di piazzale Gambara ripresi da Ala News.
Pavel, immediatamente soccorso dopo essere stato raggiunto da due proiettili al torace, è stato operato e, nonostante le gravi condizioni, non sarebbe più in pericolo di vita. Attualmente è ricoverato in prognosi riservata nel reparto di terapia intensiva dell'ospedale San Carlo.
Per Ivan, invece, non c'è stato niente da fare. L'uomo, classe 1975, era arrivato in Italia dall'Ucraina circa vent'anni fa. Insieme alla moglie e ai due figli viveva a San Donato Milanese, lavorando per un'azienda che si occupa del montaggio e della manutenzione di tende.
Chi lo conosceva parla di lui come di "un uomo buono, gentile". "Se una persona aveva bisogno, lui l'aiutava sempre", ha ricordato una nipote che vive all'estero. "Spero che l'assassino venga trovato e punito", ha aggiunto. Sia lui che Pavel frequentavano spesso la panetteria in cui è avvenuta la tragedia. Nessuno si sarebbe aspettato un epilogo simile.
Le indagini per arrivare alla verità procedono serrate. Fondamentale, tra i vari accertamenti, sarà anche l'analisi del cellulare della vittima. Si cercano, intanto, l'arma del delitto e il sospettato numero uno che, una volta rintracciato, potrà fornire la propria versione dei fatti, confermando o smentendo quella della 49enne ascoltata.