La vicenda di Pietro Maso ha sconvolto l'Italia nel 1991, quando il giovane, allora diciannovenne, uccise i genitori Antonio Maso e Mariarosa Tessari con l'aiuto di tre amici per ottenere l'eredità familiare. Tuttavia, oltre alla sua storia criminale, vi è quella delle sue sorelle, Nadia e Laura, che hanno vissuto il dramma con un dolore profondo e una straordinaria forza interiore. Il loro percorso di vita, segnato dal trauma, dal perdono e dalla ricerca di pace, merita di essere raccontato.
Nadia e Laura Maso sono rispettivamente sei e otto anni più grandi di Pietro, nato il 17 luglio 1971. Cresciute in una famiglia tradizionale veneta, con genitori dediti al lavoro e alla casa, le due sorelle hanno vissuto un'infanzia apparentemente serena. La famiglia Maso era ben inserita nella comunità locale e non sembrava avere problemi evidenti. Tuttavia, l'omicidio dei genitori nel 1991 sconvolse irrimediabilmente la loro esistenza.
Dopo il tragico evento, Nadia e Laura si sono ricostruite una vita lontano dai riflettori. Entrambe si sono sposate e hanno avuto figli, cercando di garantire loro un futuro sereno e privo delle ombre che avevano segnato la loro giovinezza. Attualmente, gestiscono un negozio di erboristeria nel Veronese, un'attività che permette loro di mantenere un legame con la natura e con uno stile di vita equilibrato.
Nonostante il loro impegno per la pace interiore, il passato è tornato a bussare alla loro porta in più occasioni. Nel 2016, le sorelle hanno ricevuto minacce di morte da parte di Pietro, il quale dichiarò di voler "finire il lavoro iniziato 25 anni prima". Questo episodio ha costretto le autorità a metterle sotto protezione, fornendo loro una scorta per garantire la loro sicurezza.
Nadia e Laura Maso sono rispettivamente sei e otto anni più grandi di Pietro. Cresciute in una famiglia tradizionale veneta, con genitori dediti al lavoro e alla casa, le due sorelle hanno vissuto un'infanzia apparentemente serena. La famiglia Maso era ben inserita nella comunità locale e non sembrava avere problemi evidenti. Tuttavia, l'omicidio dei genitori nel 1991 sconvolse irrimediabilmente la loro esistenza.
La notte del 17 aprile 1991, Pietro Maso, con la complicità di tre amici, uccise brutalmente Antonio e Mariarosa con l'intento di appropriarsi dell'eredità di famiglia, stimata in circa un miliardo e mezzo di lire. Un delitto che scosse l'opinione pubblica per la sua efferatezza e per l'apparente assenza di rimorsi da parte dell'assassino nei giorni successivi. Nadia e Laura, all'epoca giovani donne, dovettero affrontare non solo il dolore della perdita dei genitori, ma anche il peso di essere le sorelle di un assassino.
Nonostante l'atrocità dell'evento, nel corso degli anni Nadia e Laura hanno dimostrato una forza d'animo straordinaria. Nel 2008, hanno dichiarato pubblicamente di aver perdonato Pietro, che nel frattempo aveva intrapreso un percorso di conversione religiosa. Il loro gesto di misericordia non si fermò al fratello: concessero anche il perdono a uno dei suoi complici, Giorgio Carbognin, permettendogli di ottenere la riabilitazione penale.
Il perdono non significò dimenticare o minimizzare il dolore, ma rappresentò un passo fondamentale per la loro guarigione interiore. La fede ebbe un ruolo cruciale in questo processo, aiutandole a trovare la forza di ricostruire le proprie vite lontano dall'ombra del passato.
Il perdono non ha significato una riconciliazione piena e priva di difficoltà. La relazione tra Nadia, Laura e Pietro è sempre stata complessa. Nonostante abbiano teso la mano al fratello, le sue azioni hanno continuato a destare preoccupazione.
Nel corso degli anni, Pietro Maso è stato al centro di ulteriori vicende giudiziarie, tra cui un'indagine per tentata estorsione. Sebbene inizialmente si sospettasse che le vittime potessero essere proprio le sorelle, il loro legale ha negato che l'estorsione fosse diretta contro di loro. Tuttavia, l'episodio ha rafforzato il timore che Pietro potesse rappresentare ancora un pericolo per la loro serenità.