Vittoria De Felice, segnatevi questo nome perché periodicamente fa capolino nelle cronache politiche.
Chi è? Si tratta di una 36enne originaria di Portici, in provincia di Napoli, fin da giovanissima impegnata in politica tra le fila del Partito Democratico. Nel 2020, essendosi trasferita a Trento per conseguire la specializzazione in diritto internazionale dopo la laurea in giurisprudenza, si candidò alle comunali di quella città (senza fortuna).
Ma non è per questo che di tanto in tanto il suo nome salta fuori. Vittoria, infatti, citando un film di Adriano Celentano, ha un segno particolare: è bellissima.
E per questo i giornali si sono subito interessati alla sua parabola, tanto che Dagospia la definì "bombastica".
E comunque: la bomba è scoppiata davvero nei giorni scorsi. Il suo nome è tornato ad essere ricercato sui motori di ricerca perché aveva intentato causa a un suo follower che su Facebook l'aveva insultata con il corrispettivo dialettale di "tr...". Sennonché, la sentenza del giudice le ha dato torto: secondo il tribunale, non si può parlare né di diffamazione né di vera e propria offesa.
Così, se aveva chiesto 15 mila euro di risarcimento, ne deve pagare 5 mila per le spese legali che ha dovuto sostenere la sua controparte.
Insomma: voi altri e, per dirla alla Elly Schlein, voi altre, festeggiate pure quest'otto marzo, ma Vittoria De Felice se la ricorderà davvero la festa delle donne 2025. Questo è il contenuto della sentenza che ha fatto appassire le sue mimose, diciamo così:
Firmato Günter Morandell, giudice del tribunale civile di Bolzano.
Eppure, il 30 novembre 2021, il follower di de Felice J.R.C. scrisse, a commento di una sua storia, che era «una tr...», seppene nel dialetto trentino.
E De Felice, nonostante nell’atto di citazione abbia fatto presente che si trattava di un'espressione offensiva e diffamatoria, di esserne stata "profondamente ferita" e danneggiata in quanto molto conosciuta a Trento come "membro della Croce Rossa" e attivista politica e che quell'episodio aveva anche fortemente limitato la sua attività sui social, nulla ha potuto per vedere riconosciute le sue ragioni.
Ma J.R.C. come ha fatto a cavarsela? Il suo avvocato ha fatto presente al giudice che i commenti alle storie pubblicate su Facebook vengono visionati solo da chi ha inserito il post. Quindi, il reato di diffamazione, prendendo forma solo quando ci sono terze parti che ascoltano o leggono un insulto, veniva a decadere.
In più, per l'avvocato del follower e il giudice, il termine utilizzato da J.R.C. è da intendere solo come "un commento triviale, che non definisce le abitudini sessuali del soggetto ma l’aspetto nel gergo dal bar".
Al momento della sentenza, quindi, per il giudice non c'è stato alcun danno da risarcire: il danno "non risulta credibile". Per Vittoria De Felice non ci sarebbe stata alcuna lesione alla propria dignità.
Così, Trento si conferma una città poco fortunata per Vittoria De Felice. Nel 2020, quando si candidò alle comunali tra le fila del Partito Democratico, prese appena 8 voti. Cinque anni dopo, rivoltasi al Tribunale per avere giustizia, si ritrova con una sentenza sfavorevole e il resto di niente in mano. Anzi, l'obbligo di risarcire chi l'aveva offesa.