L'Italia deve essere protagonista della costruzione di un'Europa più sicura, ma senza subire imposizioni esterne. È questa la posizione espressa da Michele Barcaiuolo, capogruppo di Fratelli d'Italia al Senato, in merito al dibattito sul rafforzamento della difesa europea e sul nuovo piano "ReArm UE", al centro del prossimo Consiglio europeo. Il senatore è intervenuto su Radio Cusano Campus, nella trasmissione Greenwich.
"È necessario fare chiarezza: il nome 'ReArm UE' non aiuta. L'aumento delle spese per la difesa deve essere escluso dal computo del Patto di Stabilità, poiché si tratta di un impegno che l'Italia ha già assunto con l'allora premier Giuseppe Conte. In sostanza, questo permetterà di contrarre debiti meno soggetti a sanzioni per il comparto della difesa. Tuttavia, il vero tema è come rendere efficace questa opportunità, ovvero garantendo sicurezza a 360 gradi", ha dichiarato Barcaiuolo.
Il senatore sottolinea più volte l'importanza della difesa informatica, evidenziando come l'Italia sia quotidianamente bersaglio di attacchi alle proprie infrastrutture strategiche: "Ogni giorno l'Italia subisce un numero enorme di attacchi informatici alle proprie infrastrutture sanitarie e alle banche dati, ed è indispensabile destinare risorse adeguate per contrastare queste minacce. Inoltre, è importante sottolineare che gli investimenti in difesa sono tra i più produttivi nel lungo periodo: basti pensare a quanti lavorano per garantire la sicurezza delle telecomunicazioni, dei pagamenti digitali e persino della televisione satellitare, tutti settori che derivano da investimenti nella difesa."
Sulla questione NATO, Barcaiuolo ribadisce la necessità di una maggiore autonomia europea: "Bisogna essere chiari: sia l'Italia che l'Europa vogliono rafforzare il pilastro della NATO, ma occorre riconoscere che gli interessi statunitensi non coincidono sempre con quelli europei. Serve dunque un pilastro NATO europeo in grado di esprimere una propria visione strategica. Questo non significa prepararsi a un conflitto, ma rafforzare la deterrenza, che è un principio essenziale. La Svizzera, esempio storico di neutralità, investe una parte significativa del proprio PIL nella difesa e mantiene un esercito con leva obbligatoria e regolari richiami per l’addestramento."
Critico nei confronti di chi accusa il governo di sottrarre fondi a settori chiave come la sanità, il senatore di Fratelli d’Italia respinge quella che definisce "retorica fuorviante": "Su questo tema manca spesso un’onesta discussione: è pura retorica sostenere che i fondi per la difesa sottraggano risorse alla sanità. Nulla di ciò che è in discussione in Europa riguarda una simile contrapposizione, anzi, il potenziamento della difesa è parte del programma del centrodestra fin dalle elezioni di settembre 2022."
Infine, Barcaiuolo affronta il tema dell’Ucraina, sgombrando il campo da ipotesi di un intervento militare diretto: "L’invio di truppe italiane o europee in Ucraina non è mai stato all’ordine del giorno e non esiste come opzione. Il discorso cambia nel caso in cui si raggiunga una pace stabile con regole chiare e venga richiesta una missione internazionale di interposizione sotto l’egida dell’ONU. Tuttavia, al momento, l’Italia è fermamente contraria all’invio di militari in Ucraina al di fuori di un mandato ONU. Si tratta di un’ipotesi futuribile, ma ad oggi impraticabile, ed è difficile prevederne modalità e tempistiche accettabili."
Con il dibattito sul futuro della difesa europea in primo piano, le parole di Barcaiuolo confermano la linea del governo Meloni: più sicurezza per l’Europa, ma con una strategia autonoma e non imposta da altri attori internazionali.