Davide Ravarelli è un grafico originario di Milano, noto per essere stato condannato all'ergastolo insieme a Francesca Brandoli per l'omicidio dell'ex marito di lei, Cristian Cavaletti. Il delitto, avvenuto il 30 novembre 2006 a Reggiolo (Reggio Emilia), sconvolse l'opinione pubblica per la sua brutalità e per i dettagli emersi durante le indagini e i processi. La figura di Ravarelli, legata a doppio filo a quella della Brandoli, è centrale nella ricostruzione di uno dei casi di cronaca nera più discussi degli ultimi decenni.
La sera del 30 novembre 2006, Cristian Cavaletti, un artigiano di 34 anni e padre di due figli, fu ucciso con dieci coltellate alla schiena e nove colpi di martello alla testa nel cortile della sua abitazione a Reggiolo. L'omicidio fu pianificato e portato a termine da Francesca Brandoli e Davide Ravarelli, che all'epoca erano amanti. Secondo quanto emerso dalle indagini, il movente del delitto fu la decisione del tribunale per i minorenni di Bologna di affidare proprio quel giorno i due figli della coppia alla vittima. Questo evento scatenò la rabbia della Brandoli e portò alla tragica conclusione.
Le prove raccolte durante l'inchiesta furono schiaccianti: intercettazioni ambientali, testimonianze e la confessione dei due imputati. La Corte d'Assise ricostruì nei dettagli la dinamica dell'agguato: Ravarelli utilizzò un coltello per infliggere le ferite mortali, mentre Brandoli colpì Cavaletti con un martello. Entrambi agirono con freddezza, lasciando tracce che permisero agli inquirenti di risalire rapidamente ai colpevoli.
Davide Ravarelli, all'epoca dei fatti 38enne, era un grafico milanese che aveva iniziato una relazione con Francesca Brandoli dopo la separazione di quest'ultima dal marito. La loro relazione fu descritta come intensa ma anche conflittuale, alimentata da una situazione familiare complessa e da tensioni legate alla battaglia legale per l'affidamento dei figli della Brandoli.
Ravarelli si trasferì con Francesca a Modena, dove la coppia cercò di costruire una nuova vita insieme. Tuttavia, il rapporto tra i due fu segnato da difficoltà economiche e dalla crescente ossessione per la disputa legale con Cristian Cavaletti. Questa situazione culminò nel piano omicida che li portò entrambi all'ergastolo.
Nel 2010, la Corte di Cassazione confermò l'ergastolo per Francesca Brandoli e Davide Ravarelli. Le motivazioni della sentenza sottolinearono la premeditazione e la brutalità del crimine. Gli imputati acquistarono gli strumenti del delitto (un coltello e un martello) poche ore prima dell'agguato e si recarono a Reggiolo con l'intento preciso di uccidere Cavaletti.
Le intercettazioni ambientali giocarono un ruolo cruciale nel processo. In una conversazione registrata pochi giorni dopo l'omicidio, Ravarelli e Brandoli discussero dettagli che confermarono il loro coinvolgimento diretto nel crimine. Inoltre, le prove raccolte sul luogo del delitto dimostrarono che entrambi avevano partecipato attivamente all'aggressione.
Dopo la condanna definitiva, Davide Ravarelli iniziò a scontare la pena in diverse strutture carcerarie italiane. A differenza della Brandoli, che si rese protagonista di episodi mediatici come il matrimonio con Luca Zambelli (un altro detenuto condannato per uxoricidio), Ravarelli mantenne un profilo più basso durante la detenzione.
Nonostante ciò, la sua figura rimase al centro delle cronache giudiziarie legate al caso Cavaletti. Le famiglie delle vittime non hanno mai smesso di chiedere giustizia per quanto accaduto e hanno continuato a seguire da vicino l'evoluzione della vicenda giudiziaria.
La storia di Davide Ravarelli è strettamente intrecciata a quella di Francesca Brandoli e rappresenta uno dei casi più emblematici nella cronaca nera italiana degli ultimi anni. Il delitto Cavaletti sollevò interrogativi su temi come la violenza domestica, le dispute legali per l'affidamento dei figli e il ruolo delle relazioni extraconiugali in contesti già segnati da tensioni familiari.
Ravarelli è stato descritto come una figura manipolabile ma anche determinata nel portare avanti il piano omicida insieme alla sua compagna dell'epoca. La sua partecipazione attiva al crimine dimostra come dinamiche relazionali tossiche possano sfociare in atti estremi di violenza.