"Diario dalla cella". Così inizia un post dell'ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno, che descrive cosa sta succedendo nel carcere di Rebibbia, a Roma. L'esponente di Indipendenza è stato arrestato lo scorso 31 dicembre e dovrà scontare un anno e dieci mesi, dopo la revoca dei servizi sociali. L'ex primo cittadino romano è accusato di gravi e reiterate violazioni delle prescrizioni a lui imposte: in passato era stato condannato in via definitiva per traffico di influenze illecite nel 2024 e avrebbe dovuto scontare un periodo di detenzione ai domiciliari.
Da qualche giorno, però, l'ex sindaco di Roma è tornato a far parlare di sé dopo l'arresto. Alemanno ha dato il via a una controversa rubrica sui suoi profili social, all'interno della quale racconta la sua vita dietro le sbarre: nei suoi lunghissimi post, il fondatore di Indipendenza parla dell'importanza del carcere come esperienza comunitaria e del perché sia così importante valorizzarla.
Le descrizioni fornite dall'ex sindaco delle celle e della vita da detenuto sono molto dettagliate e sembrano fornire un quadro accurato della situazione. Negli scorsi mesi, anche grazie al dibattito maturato attorno al ddl Sicurezza e al record di suicidi in carcere, la discussione sulla detenzione è cresciuta molto.
Gianni Alemanno è stato condannato in via definitiva lo scorso anno per traffico di influenze illecite, un reato introdotto nel 2012 grazie alla legge Severino, che punisce principalmente le attività di lobbying. L'ex sindaco è stato condannato a un anno e dieci mesi e al momento si trova nel carcere di Rebibbia per via di reiterate violazioni: secondo i pm, avrebbe mantenuto atteggiamenti considerati "del tutto incompatibili"…
Alemanno doveva svolgere attività presso la struttura "Solidarietà e Speranza", fondata dalla nota Suor Paola, che si occupa di persone in difficoltà, ma avrebbe presentato documentazione falsa per saltare i giorni in cui doveva prestare servizio nella onlus. Alemanno dovrà scontare un anno e dieci mesi a partire da gennaio 2025.
La pena, di per sé, non è la grande novità intorno all'ex sindaco di Roma. Negli scorsi giorni, Gianni Alemanno ha pubblicato diversi post nei quali raccontava la sua vita all'interno del penitenziario: vere e proprie lettere dal carcere che descrivono in modo dettagliato la situazione all'interno delle celle e negli spazi comuni.
Altre tre lettere sono state pubblicate il 1°, il 13 e il 22 marzo 2025 e due sono state indirizzate al direttore de L'Unità, Piero Sansonetti, e a Tommaso Cerno, de Il Tempo. Alla fine della lunga lettera, è possibile leggere le firme dell'ex sindaco romano e di Fabio Falbo. Nel post datato 1° aprile, invece, compare una descrizione accurata delle condizioni carcerarie.
A pubblicare le storie non è direttamente Alemanno, bensì il suo staff: nei post si parla della condivisione, di come i detenuti vivano gli spazi comuni e della gerarchia che si crea all'interno dei penitenziari, dove ai più anziani viene riconosciuta maggiore autorità.
Racconti accurati, che portano al centro dell'attenzione aspetti spesso ignorati degli istituti penitenziari italiani. Tanti i commenti positivi al reportage di Alemanno, altrettanti però sono negativi, e molti si chiedono come sia possibile che un detenuto possa diffondere tutto questo dal carcere, dove l'uso dei cellulari è limitato.
Nel bene e nel male, è fondamentale parlare delle carceri italiane. Nel 2024 si sono registrati numeri record riguardanti i suicidi tra i detenuti. Secondo l'Associazione Antigone, che si occupa delle condizioni delle carceri, si sono verificati almeno 88 suicidi, superando il precedente primato del 2022, che contava 84 casi.
Questo dato è stato riportato anche da Ristretti Orizzonti, che ha evidenziato come il 2024 abbia segnato il più alto numero di suicidi mai registrato nelle carceri italiane. Almeno 23 dei suicidi riguardavano giovani detenuti. L'emergenza non riguarda solo i detenuti che si sono tolti la vita: il 2024 ha visto un totale di 243 decessi tra i detenuti, rappresentando l'anno con il maggior numero di morti in carcere.