Quella che doveva essere la stagione della conferma si sta trasformando in un incubo per il Diavolo, che negli inferi non sembra essere a suo agio come un tempo: i rossoneri, reduci da una semifinale di Champions League nella scorsa annata e spinti dalle ambizioni della nuova proprietà, si trovano oggi impantanati a metà classifica, lontanissimi dalla vetta e fuori dalla zona Champions.
Ma il dato più allarmante è un altro: con la concorrenza agguerrita di squadre come Bologna, Atalanta e Roma, il rischio concreto è di restare fuori anche dalle coppe europee. Un fallimento totale, che avrebbe ricadute pesantissime sul piano economico e sportivo. I numeri raccontano una parabola discendente: 10 sconfitte in campionato, 38 gol subiti, rendimento disastroso negli scontri diretti e una media punti da squadra di metà classifica. Le tensioni nello spogliatoio, i rapporti tesi tra Conceição e alcuni senatori e l’instabilità societaria (con la figura del nuovo direttore sportivo ancora da definire) completano un quadro che di sereno ha ben poco.
Dopo una sessione estiva già parecchio discussa, la società aveva promesso interventi mirati nel mercato di gennaio per rinforzare una squadra fragile e priva di alternative. E invece, il mercato invernale si è rivelato l’ennesimo buco nell’acqua da parte della dirigenza. I colpi messi a segno sono risultati tutti, senza eccezione, fallimentari. Partiamo da Santiago Gimenez: acquistato per circa 25 milioni dal Feyenoord, dove aveva segnato 23 reti nella prima metà di stagione, ha trovato appena 2 gol con la maglia rossonera (uno contro l’Empoli e uno, peraltro inutile, contro il Feyenoord stesso in Champions). La sua media realizzativa è crollata, e dopo qualche prestazione opaca è stato superato prima da Tammy Abraham e poi addirittura da Luka Jovic nelle rotazioni.
Joao Felix, arrivato in prestito dal Barcellona, rappresentava un'opportunità affascinante ma rischiosa. L’azzardo non ha pagato: il portoghese è apparso sempre spento, fuori ritmo, mai davvero inserito negli schemi di Conceição. Zero gol, un solo assist, una miriade di palloni persi e movimenti sbagliati.
Walker, esterno offensivo dal talento incredibile, doveva essere il vero pezzo da novanta per questo Milan, ma ha collezionato appena 3 presenze, condite da un’infinità di errori in fase di non possesso e una condizione fisica precaria. Sottil, preso per dare profondità a sinistra, si è rivelato impalpabile, mai in grado di cambiare il volto alle partite. Dall'inizio dell'anno, i nuovi acquisti hanno contribuito con 3 gol e 2 assist in totale, un bottino incredibilmente basso.
Se c'è un giocatore che più di tutti rappresenta il fallimento di questo mercato, è Joao Felix. Arrivato in prestito secco con lo stipendio parzialmente coperto dal Barcellona, il portoghese era stato accolto con entusiasmo da stampa e tifosi: il Milan credeva di poter rivitalizzare un talento smarrito, e magari trattenerlo a lungo. Il campo ha però detto tutt’altro.
Il portoghese è apparso fuori contesto, in un campionato troppo fisico e tattico per le sue caratteristiche. Ha spesso giocato da trequartista puro, ma senza mai incidere: nessuna verticalizzazione, pochi tiri in porta, zero dribbling riusciti nelle ultime cinque apparizioni. In campo cammina, soffre il pressing avversario, fatica ad associarsi con i compagni. Conceição, che inizialmente lo aveva difeso, ha finito per metterlo fuori dalle rotazioni, preferendogli Adli o addirittura adattando Loftus-Cheek.
La sensazione è che la parentesi rossonera di Joao Felix si chiuderà in estate, con un ritorno al Barcellona e un probabile trasferimento in Turchia o Arabia Saudita. Un’operazione sbagliata, tanto dal punto di vista tecnico quanto da quello ambientale. Il Milan, in un momento in cui servivano certezze, ha scelto l’ennesima scommessa sbagliata.
Il fallimento del mercato invernale ha lasciato strascichi pesanti. La squadra, invece di rinforzarsi, si è indebolita ulteriormente, e ora Conceição si trova a gestire una rosa numerosa ma priva di equilibrio. L’assenza di un direttore sportivo stabile ha rallentato la programmazione, mentre i rinnovi in bilico di giocatori chiave (Leão su tutti) e i dubbi sul futuro del tecnico non fanno che aumentare l’incertezza.