Il Real Madrid sta attraversando uno dei momenti più delicati della sua stagione, e forse dell’intera gestione Ancelotti, anche degli anni passati. La netta sconfitta per 3-0 contro l’Arsenal nell’andata dei quarti di finale di Champions League ha lasciato ferite profonde, tanto nel risultato quanto nell’anima della squadra. All’Emirates Stadium, i Blancos sono stati dominati in lungo e in largo, apparsi inermi di fronte a un avversario brillante, motivato e ben organizzato.
A pesare non è solo il risultato: è il modo in cui è arrivato. La squadra ha mostrato fragilità emotive, mancanza di reazione e soprattutto segnali di disconnessione tra il tecnico e i suoi uomini. In questo contesto, ha fatto molto discutere la scena che ha visto Jude Bellingham scuotere la testa, contrariato dopo un confronto con Carlo Ancelotti a bordo campo. Un’immagine che rischia di diventare il manifesto della rottura sempre più evidente tra il tecnico italiano e lo spogliatoio. Ora il ritorno al Bernabeu si prospetta quasi impossibile per i blancos.
Il momento simbolico di questa crisi è andato in scena nel secondo tempo della gara con l’Arsenal, quando, durante una pausa, Carlo Ancelotti si è avvicinato a Bellingham e Camavinga per fornire alcune indicazioni tattiche. I due centrocampisti, tra i più giovani e talentuosi della rosa, sembravano spaesati, forse anche frustrati. Camavinga ha ascoltato, mentre Bellingham ha tentato di interloquire, forse per proporre un’alternativa o semplicemente per capire meglio. Ma il tecnico ha proseguito imperterrito con le sue istruzioni, senza accogliere il contributo del numero 5 inglese.
La reazione di Bellingham non è passata inosservata: ha bevuto, ha guardato il tecnico con evidente distacco e infine ha scosso la testa con espressione contrariata, un gesto che, nel linguaggio del corpo, equivale a un “non sono d’accordo”. Questo episodio, ripreso dalle tribune e rilanciato sui social, ha fatto il giro del mondo, mettendo in evidenza un rapporto logorato. Se uno dei leader designati, come Bellingham, mostra questo atteggiamento, è lecito pensare che la sintonia tra Ancelotti e i suoi calciatori sia ai minimi storici.
Non è un mistero che la posizione di Ancelotti sia in bilico da mesi. Sebbene nella scorsa stagione abbia alzato ben cinque trofei, l’attuale annata racconta tutt’altra storia: undici sconfitte, un gioco spesso poco riconoscibile e una squadra che raramente dà l’impressione di dominare gli avversari. All’interno dello spogliatoio, inoltre, si vocifera di malumori crescenti, tra scelte tattiche discutibili, rotazioni incomprensibili e una gestione dei giovani giudicata da alcuni troppo rigida.
Il nome che circola con più insistenza negli uffici di Valdebebas è quello di Xabi Alonso, ex centrocampista del Real e attuale allenatore del Bayer Leverkusen, dove sta facendo miracoli, e ne ha fatti anche lo scorso anno, come ben ricordiamo. Il suo profilo piace: conosce l’ambiente, ha carisma e ha dimostrato di saper costruire un’identità forte in poco tempo. La società ha già preso contatti preliminari, ma tutto dipenderà dagli ultimi mesi di stagione.
Se Ancelotti dovesse clamorosamente ribaltare la situazione e portare a casa almeno un trofeo tra Liga, Coppa del Re o Champions, potrebbe esserci un ripensamento. Ma il passo falso di Londra rischia di essere il colpo di grazia.
Il ritorno contro l’Arsenal sarà probabilmente una delle partite più importanti della carriera di Carlo Ancelotti. Non solo perché il Real dovrà tentare l’impresa sportiva di ribaltare un 3-0, ma soprattutto perché da quella notte dipenderà il suo futuro sulla panchina blanca. Il tecnico dovrà dimostrare di avere ancora in mano lo spogliatoio, di saper motivare un gruppo che oggi sembra smarrito, ma la sensazione generale è che il ciclo sia giunto al termine.