17 Apr, 2025 - 14:05

Sorpresa Arsenal: da quanto i Gunners non arrivavano in semifinale di Champions?

Sorpresa Arsenal: da quanto i Gunners non arrivavano in semifinale di Champions?

I quarti di finale di questa Champions League sono stati un concentrato di spettacolo, colpi di scena e partite combattutissime. Alla fine, a spuntarla sono state quattro squadre dall’identità ben definita: l’Inter di Inzaghi, che continua a volare dopo la finale raggiunta lo scorso anno; il Barcellona, finalmente convincente sotto la guida di Xavi; il PSG, trascinato da Mbappé e da una ritrovata solidità difensiva. Ma la vera sorpresa di questa edizione è senza dubbio l’Arsenal.

I Gunners hanno messo in scena una vera impresa, riuscendo a eliminare il Real Madrid di Ancelotti con un doppio confronto che ha lasciato tutti a bocca aperta. Il club londinese torna così nell’ultima parte del tabellone della Champions dopo tanti, tantissimi anni di assenza. Ma da quanto mancavano esattamente a una semifinale europea? Lo vedremo nel prossimo paragrafo.

Arsenal, da quanto non arrivava in semifinale di Champions?

L’Arsenal mancava da una semifinale di Champions League dalla stagione 2008-2009, quando, guidati da Arsène Wenger, riuscirono ad arrivare tra le prime quattro d’Europa. In quella edizione, i londinesi vennero inseriti in un girone tutto sommato abbordabile con Porto, Dinamo Kiev e Fenerbahce, chiuso al secondo posto dietro i portoghesi.

Agli ottavi superarono la Roma in una rocambolesca sfida decisa ai rigori, mentre nei quarti sconfissero il Villarreal con un netto 4-1 nel doppio confronto. A fermarli in semifinale ci pensò il Manchester United, campione in carica e reduce dalla vittoria dell’anno precedente a Mosca. I Red Devils strapparono il pass per la finale grazie a una doppia vittoria, e andarono poi a perdere l’ultimo atto contro il Barcellona stellare di Messi, Iniesta e Xavi. Da quel momento in poi, per l’Arsenal solo delusioni e partenze premature: mai così avanti, mai così convincenti. Fino a oggi.

L’impresa al Bernabeu: Arsenal spietato, Real fuori

La partita di ritorno tra Real Madrid e Arsenal, andata in scena ieri sera al Santiago Bernabeu, ha confermato la maturità raggiunta dalla squadra di Arteta. Forti del 3-0 dell’andata all’Emirates, i Gunners hanno saputo gestire con freddezza la pressione e l’ambiente infuocato del Bernabeu, anche approfittando della delicata situazione interna ai blancos: le tensioni tra Ancelotti e alcuni senatori dello spogliatoio sono ormai evidenti. Il match avrebbe potuto chiudersi già nei primi minuti, quando l’arbitro François Letexier ha assegnato un rigore all’Arsenal per una trattenuta di Asensio su Merino.

Sul dischetto si presenta inizialmente Ødegaard, ma in un colpo di scena cede il pallone a Bukayo Saka. L’esterno inglese opta per un cucchiaio maldestro che Courtois para senza troppi problemi. Un errore pesante, che però Saka saprà riscattare: al 34', infatti, è proprio lui a finalizzare una bellissima azione corale rifinita da Merino, segnando lo 0-1 che mette virtualmente fine alla qualificazione. Il Real accorcia al 67’ con Vinícius, bravo ad approfittare di una dormita di Saliba e di un’uscita errata di Raya, ma è troppo poco e troppo tardi. Nel finale, addirittura, i Gunners approfittano della remissività dei blancos e siglano il 2-1 con Martinelli al 93°.

Il sogno continua: i Gunners ora fanno paura

L’Arsenal non è più solo una bella promessa o una squadra in crescita: è una realtà solida, ben allenata e piena di talento. Superare il Real Madrid nei quarti di finale di Champions non è mai un’impresa da poco, soprattutto se fatto con l’autorità dimostrata dai Gunners nei due confronti. Ora l’ostacolo si chiama PSG: sarà una semifinale ad altissima intensità, tra due squadre giovani e affamate di gloria europea. Dall’altra parte del tabellone, invece, si affronteranno Inter e Barcellona in un incrocio che sa di storia. Per l’Arsenal è l’occasione perfetta per scrivere una nuova pagina della propria leggenda. E questa volta, i tifosi possono davvero iniziare a sognare in grande.

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Luca Liaci
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