Le famiglie a basso reddito possono fruire del bonus sociale sui rifiuti, per uno sconto del 25% sulla Tari. Accanto agli altri bonus sociali e bonus bollette, rappresenta un sostegno molto importante considerando i costi, a volte davvero alti, della tassa sui rifiuti.
Questa agevolazione, però, presenta anche un paradosso abbastanza particolare: il bonus sarà finanziato da una componente perequativa di sei euro imposta da Arera.
Per via di questa componente perequativa, si pensa a un aumento della Tari proprio per chi beneficia del bonus.
È vero? In questo articolo troverai tutte le informazioni sul bonus, il suo funzionamento e il paradosso che potrebbe emergere a causa della sua applicazione.
Il bonus sociale sulla Tari prevede uno sconto del 25% sulla tassa sui rifiuti e spetta alle famiglie con:
Si tratta di un bonus che viene riconosciuto automaticamente alle famiglie che rispettano le soglie Isee (l’attestazione deve essere aggiornata al 2025).
Il problema del bonus riguarda proprio le modalità pratiche di applicazione. Molti Comuni, infatti, hanno già emesso e incassato le bollette relative al 2025, rendendo abbastanza complessa l’introduzione retroattiva del bonus e della stessa componente perequativa.
Con la delibera 133/2025, l’Arera ha fissato sei euro a utenza la nuova componente perequativa Ur3, necessaria a garantire la copertura del bonus sociale sulla Tari 2025.
Il bonus sarà anticipato dalla Cassa per i servizi energetici e ambientali (CSEA) e calcolato su una quota pari al 25% della spesa media nazionale per la gestione dei rifiuti urbani. In altre parole, il contributo non sarà legato alla tariffa effettiva applicata da ciascun Comune, ma basato su un valore medio nazionale, uguale per tutti.
L’istituzione della nuova componente perequativa desta molte perplessità perché nei fatti si attua una sorta di solidarietà forzata a livello nazionale e non comunale.Un’impostazione che, secondo le prime simulazioni, rischia di generare squilibri economici significativi. In diversi Comuni, le entrate derivanti dalla componente perequativa - ovvero il meccanismo di compensazione previsto - potrebbero essere molto più alte rispetto al valore dei bonus erogati.
In alcuni casi si parla addirittura di un rapporto di uno a sei: per ogni 100 euro di bonus distribuiti, i cittadini si troverebbero a pagare 600 euro attraverso la componente perequativa.
L’Associazione Nazionale di Comuni Italiani ha inviato all’Arera un documento con le preoccupazioni per l’istituzione della componente perequativa pari a 6 euro/utenza destinata alla copertura del bonus per gli utenti domestici.
Pur riconoscendo la validità dell’obiettivo perseguito dal Governo e dall’Autorità, l’Associazione propone di rinviare l’introduzione del bonus al 2026.
La richiesta nasce dalla necessità di definire con chiarezza le regole applicative nei prossimi mesi e di garantire ai Comuni e ai gestori il tempo utile per adeguare i propri sistemi entro la fine dell’anno.
Secondo l’Associazione, una partenza troppo affrettata rischierebbe di compromettere l’efficacia della misura e di creare disagi sia agli utenti sia agli enti coinvolti nella gestione.
Il sistema applicativo deve essere noto in tutte le sue parti ed essere comunicato adeguatamente a tutte le parti in causa. Solo in questo modo, si pensa, potranno essere risolti tutti i problemi che impediscono la corretta applicazione del bonus da quest’anno.
Di conseguenza, si nota la contrarietà all’applicazione delle quote perequative in ragione della Tari fattura, anziché su quella effettivamente riscossa.