L’eliminazione della Lazio dall’Europa League per mano del Bodo Glimt è una di quelle sconfitte che lasciano il segno. I biancocelesti hanno sfiorato un'impresa memorabile, mettendo in campo anima e coraggio all’Olimpico. Dopo aver perso 2-0 in Norvegia, la squadra di Baroni è riuscita a pareggiare i conti con un 3-1 maturato dopo i tempi supplementari, ma si è poi arresa ai calci di rigore, dove sono stati fatali gli errori di Noslin, Tchaouna e Castellanos.
La serata era cominciata con grande entusiasmo: al 21’, Castellanos aveva aperto le marcature con un tocco di tacco, seguito da un palo di Zaccagni e da una serie di occasioni che avevano infiammato lo stadio. Il 2-0 era arrivato nel recupero, con Noslin a firmare il pareggio complessivo, prima del gol di Dia che aveva illuso i tifosi. Poi, però, il colpo di testa di Helmersen ha rimesso tutto in equilibrio. Ai rigori, la freddezza norvegese ha prevalso. È una delusione difficile da digerire per una Lazio che ce l’ha messa tutta. Ma la domanda ora sorge spontanea: da quanto tempo i biancocelesti non raggiungono una semifinale europea?
Per ritrovare l’ultima semifinale europea della Lazio bisogna tornare indietro di oltre due decenni, alla stagione 2002-2003. Era la Coppa Uefa, e i biancocelesti, allenati da Roberto Mancini, si fermarono proprio a un passo dalla finale, sconfitti dal Porto di José Mourinho. Fu un doppio confronto segnato dalla pesante sconfitta dell’andata, un 4-1 in Portogallo che rese ininfluente lo 0-0 del ritorno all’Olimpico.
Quella stagione fu caratterizzata da una Lazio combattiva ma segnata dalla crisi economica, che costrinse il club a cessioni importanti, come quelle di Nesta e Crespo. In campionato la squadra mostrò un ottimo rendimento, arrivando anche in vetta alla classifica a dicembre. In Europa, però, il sogno si infranse contro una squadra destinata a vincere il torneo. Il miglior marcatore stagionale fu Claudio López con 17 reti, seguito da Simone Inzaghi e Bernardo Corradi, entrambi in doppia cifra. Quella semifinale, mai più raggiunta da allora, resta una tappa lontana e malinconica nella memoria del tifo laziale.
Da quel 2003, la Lazio non è più riuscita a superare i quarti di finale in nessuna competizione europea, come se esistesse una sorta di maledizione che si abbatte puntualmente sul cammino europeo dei biancocelesti. Occasioni ce ne sono state, ma tutte naufragate: dall’Europa League alla più recente Conference, il copione si è ripetuto con crudele regolarità.
Spesso è mancato quel guizzo decisivo, quel dettaglio che fa la differenza nelle notti d’Europa. Anche questa volta sembrava che la sorte stesse finalmente girando a favore della Lazio, ma la lotteria dei rigori ha ribaltato ogni speranza. Non è solo una questione di sfortuna: il confine tra la gloria e l’eliminazione è sottile, e la Lazio lo ha visto sfumare sotto i propri occhi, di nuovo. Superare questo ostacolo sembra diventato il grande tabù europeo del club capitolino.
La delusione è tanta, ma la stagione non è finita. L’eliminazione brucia perché è arrivata dopo una prestazione generosa e appassionata. Tuttavia, proprio da questa uscita può nascere una reazione: la Lazio ha ancora la possibilità di agguantare un posto in Champions League passando dal campionato.
Sarà una corsa difficile, con tante rivali e solo quattro posti disponibili. Ma i biancocelesti hanno dimostrato di avere l’anima, la qualità e il cuore per provarci fino in fondo. E chissà, magari proprio da questo dolore potrà partire un nuovo percorso, per spezzare finalmente la maledizione dei quarti e riscrivere la storia europea del club. Perché la Lazio vista contro il Bodo Glimt, pur nella sconfitta, ha lasciato intravedere il volto di una squadra che merita di tornare in alto.