Giuseppe Farina, conosciuto da tutti come "Giussy", è stato una delle figure più emblematiche del calcio italiano tra gli anni Settanta e Ottanta.
Imprenditore di origini venete, presidente del Milan in uno dei periodi più difficili della storia rossonera, Farina ha lasciato un segno indelebile anche alla guida del Vicenza e di numerosi altri club. La sua recente scomparsa a 91 anni chiude un capitolo importante del calcio italiano.
Giuseppe Farina è morto il 22 aprile 2025, all’età di 91 anni. Era nato il 25 luglio 1933 e avrebbe compiuto 92 anni pochi mesi dopo. La notizia della sua scomparsa è stata diffusa da tutti i principali media sportivi italiani, che hanno ricordato il suo ruolo di protagonista del calcio nazionale e la sua capacità di guidare club in momenti di grande difficoltà.
Le fonti non riportano dettagli specifici sulla causa della morte, ma si parla di una scomparsa avvenuta per cause naturali, legate all’età avanzata. Farina si è spento dopo una lunga vita, vissuta intensamente sia dal punto di vista professionale che personale.
Giuseppe Farina nacque il 25 luglio 1933 a Gambellara, in provincia di Vicenza, da una famiglia di origini contadine. Dopo essersi laureato in Giurisprudenza all’Università degli Studi di Padova, si affermò come imprenditore e dirigente sportivo, mostrando fin da giovane una spiccata attitudine per gli affari e una grande passione per il calcio.
La vita privata di Farina è stata intensa e articolata. Si sposò più volte: il primo matrimonio fu nel 1956 con la contessa Carla Rizzardi, dalla quale ebbe sei figli: Francesco, Emanuela, Michele, Ida, Giulia e Paola.
Poi si legò a Gabriella Casini, con cui ebbe una figlia, Marisol. Ebbe poi una relazione con l’australiana Dunja Adcock e infine si sposò con Luciana Gaspari, avvocata veronese, con la quale visse gli ultimi anni della sua vita. I suoi figli Francesco e Michele hanno seguito le orme paterne nel mondo del calcio, assumendo ruoli dirigenziali in alcune società.
Farina iniziò la sua avventura nel calcio nel 1968, quando divenne presidente del Lanerossi Vicenza, pur possedendo inizialmente solo una piccola quota della società. In dodici anni di presidenza portò il club a risultati straordinari, tra cui la storica salvezza del 1973 e soprattutto il secondo posto in Serie A nella stagione 1977-78, con Paolo Rossi capocannoniere del campionato.
Farina fu l’artefice della valorizzazione di Rossi, che riscattò alle buste dalla Juventus per una cifra record dell’epoca, segnando una delle trattative più celebri della storia del calcio italiano.
Nel 1975 acquistò anche il Padova, mantenendone la proprietà fino al 1979. Nel corso degli anni, Farina fu proprietario o presidente di ben 12 club, tra cui Audace, Valdagno, Legnago, Schio, Rovigo, Belluno, Rovereto, Modena e Palù.
Il passaggio più noto della carriera di Farina resta però quello al Milan. Nel gennaio 1982, in un momento di grande crisi per il club milanese, Farina rilevò la società da Gaetano Morazzoni, poco dopo la prima storica retrocessione in Serie B dovuta allo scandalo scommesse.
La sua gestione fu segnata da enormi difficoltà: la squadra chiuse la stagione 1981/82 al 14° posto, retrocedendo nuovamente in Serie B. L’anno successivo, con Ilario Castagner in panchina, il Milan tornò subito in Serie A, ma le stagioni successive furono caratterizzate da risultati altalenanti e da una situazione finanziaria sempre più precaria.
Farina tentò di rilanciare il club con alcuni acquisti importanti, tra cui il ritorno di Nils Liedholm in panchina e l’acquisto di Paolo Rossi, ma non riuscì a risollevare le sorti economiche della società. Nel febbraio 1986, ormai sull’orlo del fallimento, fu costretto a cedere il Milan a Silvio Berlusconi, che ripianò i debiti e avviò l’epopea vincente del club.