Don Marco Galante è una figura di riferimento nella Chiesa di Padova, noto soprattutto per il suo impegno come cappellano ospedaliero durante la pandemia di Covid-19. La sua storia personale e il suo ministero incarnano i valori della prossimità, dell’ascolto e della cura verso i più fragili, rendendolo una presenza significativa non solo per la comunità ecclesiale, ma anche per il territorio padovano e veneto.
Don Marco Galante è nato nel 1974, quindi oggi ha circa 51 anni. È originario della provincia di Padova, una terra profondamente legata alle tradizioni cristiane e alla spiritualità francescana. Cresciuto ai piedi dei Colli Euganei, in un contesto familiare e comunitario attento ai valori della solidarietà e della fede, fin da giovane ha maturato una sensibilità particolare verso il prossimo e le situazioni di sofferenza.
La sua vocazione sacerdotale si è sviluppata attraverso un percorso di formazione teologica e spirituale nella diocesi di Padova. Dopo gli studi seminaristici, è stato ordinato presbitero nel 1999. Fin dai primi anni di ministero, Don Marco ha mostrato una particolare attenzione per le realtà di frontiera, scegliendo di dedicarsi non solo al servizio parrocchiale, ma anche all’accompagnamento delle persone malate e sofferenti.
Don Marco Galante è attualmente presbitero della Chiesa di Padova e amministratore di quattro parrocchie situate ai piedi dei Colli Euganei. Oltre al servizio parrocchiale, da sei anni svolge il ruolo di cappellano presso il presidio ospedaliero di Monselice dell’Ulss 6 Euganea. La sua esperienza più nota, tuttavia, è legata all’ospedale di Schiavonia (Padova), dove ha vissuto per un mese, dal 3 novembre al 2 dicembre 2020, nel pieno dell’emergenza Covid-19, diventando un simbolo di vicinanza e consolazione per i malati, il personale sanitario e le famiglie.
Durante la pandemia, l’ospedale di Schiavonia è stato trasformato nel primo Covid Hospital del Veneto e d’Italia, luogo dove il 21 febbraio 2020 si è registrata la prima vittima italiana del coronavirus. In questo contesto drammatico, Don Marco ha scelto di abitare stabilmente in una stanza dell’ospedale, rimanendo a disposizione giorno e notte per portare conforto, ascolto e speranza a chiunque ne avesse bisogno.
La giornata tipo di Don Marco Galante in ospedale era scandita da visite ai malati, celebrazione della Messa e momenti di animazione spirituale. Grazie a una telecamera installata nella cappella dell’ospedale, riusciva a trasmettere la Messa e le orazioni direttamente nelle stanze dei degenti, permettendo così a tutti di sentirsi uniti nella preghiera anche durante l’isolamento forzato. La sua porta rimaneva sempre aperta, anche di notte, pronto a rispondere a qualsiasi chiamata, sia essa di un paziente, di un familiare o di un operatore sanitario.
Don Marco non si è limitato a sostenere spiritualmente i malati, ma ha dedicato tempo e attenzione anche ai loro familiari e al personale socio-sanitario, spesso provati dalla fatica e dalla paura. Il suo servizio è stato riconosciuto come un segno tangibile della vicinanza della Chiesa a chi soffre, un “balsamo di amore e speranza” in un momento di grande solitudine e incertezza.
L’esperienza vissuta durante la pandemia è stata raccolta da Don Marco Galante nel libro “Io sono con te”, scritto insieme alla giornalista Sara Melchiori. Nel volume, Don Marco racconta la sua presenza in corsia come un’esperienza di fede e di umanità, fatta di ascolto, conforto e preghiera, ma anche di domande profonde, paure, distacchi e rinascite. Il messaggio che emerge è quello di una Chiesa che non abbandona nessuno, soprattutto nei momenti più bui, e che si fa compagna di viaggio nel dolore e nella speranza.