C'è una frase di Ghali che lascia il segno: "Quando andavo a trovare mio padre in carcere credevo che tutti i bambini ci andassero". È un’affermazione che spacca il cuore, e insieme spalanca una finestra su una realtà troppo spesso ignorata.
Ghali Amdouni, il principe del Mediterraneo come qualcuno lo ha definito, oggi incanta con le sue rime, ma è cresciuto tra le crepe di un sistema che a volte, invece di proteggere, marchia. La sua storia personale è il motore di molte sue canzoni e un promemoria potente del fatto che la musica può essere uno dei modi più puri per reinventarsi.
Nato a Milano nel 1993 da genitori tunisini, Ghali ha mosso i primi passi a Baggio, quartiere della periferia ovest della città. Vivere alla periferia milanese e per di più con le difficoltà linguistiche e le origini straniere hanno reso l'infanzia del cantante marchiata dal bullismo.
Non solo, a peggiorare la situazione il primo arresto del padre, quando Ghali aveva solamente due anni. Lo hanno portato via all’alba, proprio il giorno in cui Ghali iniziava la scuola. "Suonarono alle quattro del mattino e lo portarono a San Vittore. Andai a scuola lo stesso, in gran ritardo. Da allora non sono mai più stato puntuale", ha raccontato in un'intervista.
Per il piccolo Ghali, quei muri e quelle sbarre erano una consuetudine. Oggi, ricorda il carcere di Bollate come il luogo in cui ha scoperto le farfalle. "C’era un prato enorme dove i bambini andavano a giocare: c’erano un sacco di farfalle, è il mio primo ricordo sulle farfalle", ha confidato. È un’immagine potentissima: un prato pieno di colori dietro le sbarre, quasi a dimostrare che anche dove c'è detenzione può esserci spazio per la bellezza e la scoperta, soprattutto quando si è bambini.
Ma la vita non ha risparmiato neanche Ghali stesso da guai con la giustizia. Da adolescente, prima ancora di emergere nel mondo della musica, è finito nel carcere minorile Cesare Beccaria. Non ha mai specificato il motivo preciso dell’arresto, ma ne ha parlato come di uno spartiacque.
"Una volta mi è capitato di essere arrestato. Ero finito al Beccaria", ha raccontato. E poi aggiunge qualcosa che pesa più di mille barre su un beat:
Da lì è cambiato tutto. La paura di far soffrire ancora la madre Amel, che lo aveva cresciuto da sola tra mille sacrifici, ha acceso in lui un senso di responsabilità e un desiderio di riscatto. È come se la vergogna fosse diventata la leva per costruire qualcosa di nuovo, e la musica il mezzo per canalizzare la rabbia e il dolore in qualcosa di potente e condivisibile.
Il rapporto con il padre è uno dei grandi non detti della musica di Ghali, eppure è sempre lì, tra le righe. In un post toccante pubblicato sui social il 21 maggio 2023, giorno del suo 30° compleanno (che condivide, ironia amara, con il padre), scrive:
"È come se in questo giorno, ogni anno, affronto il mio più grande peccato: non aver fatto pace con mio padre". L’assenza, l’amarezza, il conflitto: tutti sentimenti che sedimentano con gli anni e che trovano sfogo solo quando diventano arte.
"Io e mio padre siamo nati lo stesso giorno e lo stesso mese e la situazione è la stessa da troppo tempo ormai", prosegue Ghali. La frase è un pugno nello stomaco. Un legame biologico che non è mai diventato affettivo, un filo spezzato che forse non sarà mai riannodato. L’ultima volta che l’ha visto, racconta, è stato nel 2016.
A differenza del padre, Ghali ha scelto la fuga da quella spirale. A Vanity Fair ha spiegato:
E la sua fuga ha funzionato. Oggi è una delle voci più riconoscibili e rispettate della musica italiana, capace di unire denuncia sociale, ironia e lirismo: "Figlio di una bidella, con papà in una cella". Questa è una delle barre più famose di Ghali, e racchiude in otto parole l’essenza della sua infanzia. Il padre assente e la madre guerriera. La cella e la scuola. La periferia e il palco di Sanremo.
Oggi porta con sé quelle cicatrici come medaglie, senza rinnegarle. Le trasforma in storie da ascoltare, in versi da cantare. E continua, instancabile, a ricordarci che la vera libertà spesso nasce proprio dove sembra impossibile trovarla.