Giorgio Locatelli, uno degli chef italiani più influenti nel panorama gastronomico internazionale e amato giudice di MasterChef Italia, affonda le sue radici in una famiglia dove la passione per la cucina è stata tramandata di generazione in generazione. Nato il 7 aprile 1963 a Corgeno, frazione di Vergiate in provincia di Varese, Locatelli ha saputo trasformare l'eredità culinaria familiare in un successo mondiale, portando l'eccellenza della gastronomia italiana oltre i confini nazionali. Oggi, a 62 anni, Locatelli non è solo uno chef stellato ma anche un personaggio televisivo che ha conquistato il pubblico con il suo carisma e la sua competenza. Conosciamo insieme la sua storia personale e chi sono i genitori.
Giorgio Locatelli proviene da una famiglia di lavoratori con una forte etica del lavoro e un profondo legame con la tradizione culinaria italiana. Suo padre era un elettricista che lavorava per l'ente elettrico italiano, ma al contempo si occupava della gestione tecnica dell'hotel di famiglia, svolgendo un ruolo cruciale nel mantenimento dell'attività. Come ha raccontato lo stesso Locatelli in diverse interviste, la figura paterna è stata fondamentale nella sua formazione, trasmettendogli valori come la dedizione e la precisione, elementi che si riflettono ancora oggi nella sua cucina.
La madre di Giorgio, invece, si occupava principalmente della gestione finanziaria del ristorante di famiglia, dimostrando notevoli capacità imprenditoriali in un'epoca in cui le donne raramente ricoprivano ruoli manageriali. La signora Locatelli lavorava anche come cameriera nel ristorante, contribuendo attivamente al successo dell'attività familiare. È proprio dalla madre che Giorgio ha ereditato la passione per la cucina tradizionale italiana e l'attenzione ai dettagli, caratteristiche che hanno reso celebre il suo stile culinario.
La famiglia paterna di Locatelli ha avuto un ruolo significativo nella sua crescita: il nonno paterno lavorava come receptionist nell'hotel di famiglia, mentre la nonna paterna era responsabile della lavanderia. Questo ambiente familiare, dove tutti avevano un ruolo nell'attività di ristorazione, ha fatto sì che Giorgio respirasse fin da bambino l'atmosfera della cucina e del servizio di qualità.
Dal lato materno, un personaggio particolarmente influente è stato lo zio Alfio, fratello della madre, descritto da Giorgio come "un buccaneer" con uno straordinario talento per gli affari, che nel 1962 prese l'iniziativa di costruire un hotel. Lo zio Alfio, figura carismatica e intraprendente, custodiva un segreto che è venuto alla luce solo dopo la sua morte: gestiva due famiglie contemporaneamente, con conti correnti in Svizzera e rapporti con ben 17 banche diverse.
La passione per la gastronomia è un patrimonio genetico nella famiglia Locatelli. Il ristorante di famiglia, "La Cinzianella", situato sul lago di Comabbio, non era un semplice locale ma un'istituzione culinaria che raggiunse l'eccellenza ottenendo una stella Michelin sotto la guida del padre di Giorgio. Questo prestigioso riconoscimento fu il risultato di un lavoro collettivo, dove ogni membro della famiglia contribuiva con le proprie competenze.
Un altro personaggio fondamentale nella formazione di Giorgio è stato lo zio Renato Gnocchi, celebre per i suoi amaretti di Gallarate esportati in tutto il mondo. È stato proprio lo zio Renato a spingere Giorgio verso i fornelli, riconoscendo nel giovane nipote un talento innato che andava coltivato.
Nonostante il contesto familiare favorevole, non tutti vedevano di buon occhio la scelta di Giorgio di dedicarsi alla carriera culinaria. La nonna Vincenzina, in particolare, si opponeva fermamente, ritenendo che il nipote fosse "troppo intelligente" per sacrificarsi in cucina, in un'epoca in cui questa professione non godeva del prestigio attuale.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, Giorgio non frequentò inizialmente una scuola alberghiera, ma si diplomò come odontotecnico. Solo dopo il diploma riuscì a imporsi con i genitori e ad entrare ufficialmente nella brigata del ristorante di famiglia, dove aveva già trascorso numerose ore dell'infanzia, osservando e imparando dalle generazioni precedenti.
La carriera di Giorgio Locatelli ha preso una svolta decisiva quando, a soli 20 anni, decise di lasciare l'Italia per cercare nuove esperienze all'estero. Questo desiderio di andare oltre i confini nazionali nasceva dalla convinzione che Corgeno fosse "un buco" e dalla voglia di esplorare nuovi orizzonti culinari, nonostante la prospettiva di ereditare l'eccellente ristorante dello zio.
La prima tappa significativa del suo percorso professionale fu il Savoy Hotel di Londra, dove lavorò per quattro anni perfezionando le sue tecniche e ampliando le sue conoscenze. Successivamente, si trasferì a Parigi per lavorare presso il ristorante Laurent e La Tour d'Argent.
Nel 1995, Giorgio tornò a Londra assumendo il ruolo di head chef al ristorante Olivo. Nello stesso anno, avviò una partnership con il ristorante Zafferano, che nel 1999 ottenne una stella Michelin, diventando il primo locale italiano a Londra a ricevere questo prestigioso riconoscimento. Nel 1997, aprì il ristorante Spighetta, seguito nel 2002 dalla Locanda Locatelli, inaugurata insieme alla moglie Plaxy. Quest'ultimo ristorante ottenne una stella Michelin l'anno successivo, consolidando la reputazione di Locatelli come uno dei migliori chef italiani all'estero.
La carriera imprenditoriale di Locatelli si è espansa ulteriormente con l'apertura del ristorante Ronda Locatelli a Dubai, situato all'interno dell'Hotel Atlantis, e del ristorante Sabia in Montenegro, presso l'albergo One&Only Portonovi. A gennaio 2025, la storica Locanda Locatelli ha chiuso i battenti, ma Giorgio ha immediatamente colto una nuova opportunità vincendo un bando pubblico per aprire un ristorante nella prestigiosa National Gallery di Londra, la cui inaugurazione è prevista proprio per maggio 2025.
La popolarità di Locatelli ha raggiunto nuove vette quando, nel 2018, è stato ufficializzato il suo ingresso nella giuria di MasterChef Italia per l'ottava edizione, in sostituzione di Antonia Klugmann.