Sembra che il campionato del Monza sia stato più un lungo calvario. Partito con aspettative contenute ma con la speranza di consolidare la permanenza in Serie A, il club brianzolo si è ritrovato ben presto invischiato nella lotta per non retrocedere, senza mai dare l’impressione di poter davvero invertire la rotta. Le prime giornate hanno mostrato limiti evidenti sia nella costruzione del gioco che nella tenuta mentale, e nonostante qualche sprazzo di reazione in autunno, il quadro è rimasto critico per tutta la stagione.
Il cambio in panchina, con l’arrivo di Alessandro Nesta al posto di Palladino, non ha portato la scossa sperata. Anzi, la squadra ha continuato a navigare in acque tempestose, tra prestazioni opache, infortuni e cessioni discutibili. La sensazione di una squadra già spacciata aleggiava da mesi. Ora, è arrivata anche la conferma definitiva.
Con appena 15 punti raccolti in 35 giornate, il Monza è ufficialmente retrocesso in Serie B. Un verdetto severo ma inevitabile, figlio di una stagione disastrosa sotto ogni punto di vista. I biancorossi chiuderanno la loro avventura in Serie A occupando l’ultima posizione in classifica, con un distacco ormai incolmabile dalle dirette concorrenti.
L’Empoli, attualmente penultimo con 25 punti, è infatti irraggiungibile a tre giornate dalla fine. La retrocessione segna la fine di un ciclo durato tre stagioni, iniziato con entusiasmo e orgoglio dopo la storica promozione conquistata nel 2022.
Il Monza aveva saputo stupire all’esordio nel massimo campionato, ma negli ultimi due anni il progetto si è lentamente sfaldato, complice una gestione societaria sempre più incerta e un mercato che ha smantellato l’ossatura tecnica. C’è anche il rischio di chiudere con un record negativo: se non dovessero arrivare almeno 3 punti nelle prossime tre giornate, i brianzoli diventerebbero la peggior squadra della Serie A a 20 squadre, battendo in negativo la Salernitana del 2023/24 (17 punti).
L’ultima speranza aritmetica si è spenta nella serata di sabato, in un U-Power Stadium affollato ma rassegnato, con un secco 0-4 incassato contro un’Atalanta in piena corsa Champions. La differenza tra le due squadre è apparsa lampante fin dalle prime battute. La Dea ha dominato in lungo e in largo, mostrando una netta superiorità tecnica, atletica e mentale.
Il Monza, pur generoso e mai arrendevole, ha potuto solo assistere alla lezione di calcio impartita dagli uomini di Gasperini. Eppure, nonostante la sconfitta pesante e il verdetto ormai scritto, il pubblico ha tributato un lungo applauso ai propri giocatori al termine della gara. Un gesto di affetto e appartenenza, a testimonianza di quanto questo club sia riuscito comunque a entrare nel cuore dei tifosi in questi anni.
Gli stessi tifosi che oggi salutano la Serie A, ma che sono pronti a restare al fianco della squadra anche nella prossima stagione cadetta. Non è bastato l’orgoglio, non è bastata la voglia. E forse non poteva bastare, considerando che già a gennaio si erano letti i segnali più evidenti del crollo imminente: le cessioni di Daniel Maldini al Parma e di Milan Djuric all’Atalanta hanno rappresentato una rinuncia tecnica che ha tolto linfa e convinzione al gruppo.
La retrocessione del Monza chiude un capitolo amarissimo, ma al tempo stesso apre una nuova fase che può e deve servire per ripartire. L’errore più grande sarebbe quello di disperdere quanto costruito negli anni precedenti.
Il progetto brianzolo, nato con ambizioni chiare e alimentato da investimenti importanti, non può essere cancellato da una singola stagione negativa. L’esperienza in Serie A ha comunque lasciato qualcosa: visibilità, struttura, e una base di tifo sempre più solida. Toccherà ora alla società riflettere sugli errori commessi, riorganizzare l’area tecnica e scegliere con attenzione la guida per il prossimo campionato.
L’obiettivo, inevitabilmente, sarà quello di tornare subito nel massimo campionato, ma serviranno idee chiare e un piano credibile. La Serie B non perdona superficialità. Il Monza dovrà dimostrare di aver imparato la lezione, perché cadere può capitare, ma è rialzandosi che si costruisce il futuro.