Il Met Gala 2025 ha trasformato ancora una volta le scale del Metropolitan Museum of Art in un tributo vivente alla moda, con il tema "Superfine: Tailoring Black Style" che ha ispirato una celebrazione sartoriale della cultura, dell'identità e dell'eredità della diaspora nera.
Il dress code della serata, "Tailored for You", ha spinto le celebrità a sfoggiare creazioni su misura che univano storia, stile e attivismo culturale. Insomma, un vero tripudio di sfarzo e un potente tributo culturale che lancia un chiaro messaggio al mondo politico e non solo.
Tra i momenti più memorabili, spiccano i look audaci e raffinati di star come Zendaya, Anne Hathaway e Rihanna, che hanno saputo interpretare con maestria il dress code della serata. Da omaggi iconici a silhouette sartoriali rivisitate, ecco gli abiti più incredibili della serata che ha consacrato ancora una volta il Met Gala come l'Oscar della moda.
Se c’è una certezza al Met Gala, è che quando Rihanna arriva, tutto si ferma. Quest’anno non ha deluso: regina incontrastata della serata, è apparsa poco prima della chiusura del tappeto rosso - stavolta blu -, rivelando (con nonchalance) la sua terza gravidanza. Il look, firmato Marc Jacobs, era un inno alla femminilità audace: giacca cropped in lana nera, bustier strutturato e una gonna a righe maschili, completati da un cappello oversize creato con Stephen Jones. Il messaggio era chiaro: potere e maternità non si escludono, si esaltano.
A incantare con un’altra interpretazione del "nuovo romanticismo" è stata Dua Lipa, con un abito Chanel che sembrava scolpito nel metallo e nella luce. Realizzato con 45.000 piccoli anelli di alluminio e cristalli, il vestito bianco con scollo profondo e dettagli neri era un tributo chic a Jane Birkin, ma con l’attitude da superstar. Una sirena futurista, sospesa tra Métiers d’art e dancefloor anni Duemila.
Zendaya, in total white Louis Vuitton, ha giocato la carta del dandy anni ’70, ispirandosi a Bianca Jagger e allo Studio 54. Gilet, pantaloni svasati, cravatta e un cappello da vera musa androgina: un look costruito (come sempre) insieme al suo stylist e mentore Law Roach. Harper’s Bazaar ha parlato di "equilibrio perfetto tra potere e grazia.
Poi è arrivata Diana Ross. A vent’anni dalla sua ultima apparizione al Gala, la regina della disco ha attraversato le scale con uno strascico di 18 piedi, ricamato con i nomi dei suoi figli e nipoti. Un gesto di amore e legacy che ha emozionato anche gli addetti ai lavori più navigati. A 80 anni, Diana non ha solo brillato: ha dato una masterclass su cosa significa essere una leggenda.
Se il red carpet sembrava una passerella regale, gli uomini non si sono certo accontentati del classico smoking. Al contrario: molti di loro hanno fatto del tema "Superfine: Tailoring Black Style" una dichiarazione visiva e culturale.
Pharrell Williams, co-presidente della serata, ha vestito un’opera d’arte firmata Louis Vuitton: blazer bianco doppiopetto decorato con 15.000 perle cucite a mano, in un lavoro certosino da oltre 400 ore. Ogni dettaglio celebrava la tradizione sartoriale nera reinterpretata in chiave contemporanea. "Un messaggio d’eleganza e resistenza”, ha scritto GQ, e non potremmo essere più d’accordo.
Accanto a lui, A$ap Rocky , new entry nel club dei co-chair, ha optato per un completo elegante e pulito, ma con tagli moderni e una silhouette scolpita. Niente fronzoli, ma una chiara intenzione: reinterpretare la mascolinità classica con tocchi couture.
Bad Bunny, invece, ha mixato influenze latine e couture in un look Jacquemus: ha onorato il suo patrimonio completando il suo look con un cappello di pava portoricano.
Il Met Gala è spesso teatro di dichiarazioni visive, e quest’anno non ha fatto eccezione. Alcune delle presenze femminili più esplosive hanno trasformato il red carpet in un manifesto di stile, storia e orgoglio culturale.
Doja Cat, invece, ha portato sul tappeto un’energia completamente diversa: quella selvaggia, tribal-punk, spiazzante. In un body leopardato Marc Jacobs, stivali platform e trucco strutturato, ha dato forma a una visione ribelle di "Mother Africa" riletta attraverso il glam degli anni ’80. Un look divisivo, ma impossibile da ignorare.
Poi c’è stata Anne Hathaway, che ha emozionato i presenti con un tributo sentito ad André Leon Talley, leggenda della moda e grande assente della serata. Il suo abito Carolina Herrera, bianco e drappeggiato, era una fusione tra romanticismo e potenza editoriale: "Volevamo che da lassù gridasse "GLAMOUR!"", ha detto Hathaway. Missione compiuta.
Sul red carpet, le artiste afrodiscendenti hanno risposto con look carichi di significato, orgoglio e memoria alla kermesse di quest'anno.
Lauryn Hill, al suo debutto assoluto al Met, ha indossato un abito giallo pallido dalle linee scultoree, con uno strascico che sembrava danzare al ritmo della sua musica. Ma il vero protagonista era il set di gioielli disegnato da Emefa Cole, curatrice del V&A di Londra, ispirati alla regalità ghanese: un ponte tra la sua identità diasporica e le sue radici.
Accanto a lei anche la splendida L’unira Nyong’o in celeste e Christian Latchman in un completo bianco e nero dalle linee pulite e uno strascico importante. Non è stata solo moda: è stato storytelling tessuto e cucito con consapevolezza.
Infine, c’è chi ha scelto il Met Gala come palco per stupire, sedurre e strappare applausi, con outfit che sembravano urlare: "Guardami!". E in fondo, non è anche questo il bello della serata più fashion dell’anno?
Kim Kardashian, per esempio, ha mandato in tilt la rete con un look total black in pelle firmato Chrome Hearts, arricchito da croci gotiche, corsetto ultra stringato e spacco da capogiro. Una visione dark che ha trasformato la socialite in un incrocio tra dominatrice e icona rock.
Il Met Gala 2025 non è stato solo un evento di moda, ma uno spettacolo collettivo che ha unito passato, presente e futuro. Condividere storie, indossare simboli, osare con il corpo e il tessuto: quest’anno, più che mai, vestirsi è stato un atto creativo, politico e culturale.