L’elezione di Papa Leone XIV ha già fatto la storia perché si tratta del primo pontefice americano, e già questa è una svolta epocale per la Chiesa cattolica.
Ma se qualcuno lo ha frettolosamente tacciato di essere trumpiano dovrà ricredersi.
Le sue parole, pubblicate anche sui social, quando era cardinale, dimostrano l'esatto contrario. Scendiamo nei dettagli.
Il fatto che Prevost sia il primo pontefice nato negli Stati Uniti, potrebbe far sorgere il sospetto che il nuovo papa sia "trumpiano". E invece non è così.
Dall'analisi del suo account X (precedentemente noto come Twitter), emerge un quadro chiaro: Papa Leone XIV, quando era ancora Cardinale Prevost, non ha esitato a esprimere critiche dirette e a condividere posizioni fortemente contrarie a diverse politiche e affermazioni provenienti dall'area politica di Trump.
Le sue esternazioni social ci danno un quadro chiaro delle sue convinzioni prima dell'ascesa al soglio pontificio.
Un esempio è datato febbraio e riguarda il senatore JD Vance. Prevost ha condiviso un articolo del National Catholic Reporter intitolato "JD Vance sbaglia: Gesù non ci chiede di classificare il nostro amore per gli altri".
Questo intervento criticava l'interpretazione di Vance (cattolico da poco) del concetto teologico di "ordo amaris" (l'ordine dell'amore o degli affetti). Secondo l'articolo, e implicitamente secondo il futuro Papa, Vance avrebbe distorto l'insegnamento cristiano, consigliando di applicare una sorta di gerarchia nazionalistica o preferenziale nell'amore verso il prossimo.
Durante un'intervista a Fox News, infatti, Vance aveva affermato che "esiste un concetto cristiano secondo cui si ama la propria famiglia, poi si ama il prossimo, poi si ama la propria comunità, poi si amano i propri concittadini e, infine, si dà priorità al resto del mondo. Gran parte dell'estrema sinistra ha completamente capovolto questo concetto".
Questa visione era stata criticata già da Papa Francesco e, in seguito dal Cardinale Prevost.
Anche le politiche migratorie dell'amministrazione Trump sono state un altro bersaglio frequente delle critiche dell'allora Cardinale Prevost.
Ad aprile, ha rilanciato un post dello scrittore cattolico Rocco Palmo, che denunciava l'utilizzo dell'Ufficio Ovale da parte di Trump e del presidente salvadoregno Bukele per favorire quella che veniva definita una "deportazione illecita" di un residente statunitense, un tempo privo di documenti e di origine salvadoregna.
Il post riprendeva le parole accorate del vescovo ausiliare di Washington D.C., Evelio Menjivar, che interrogava le coscienze di tutti dicendo: "Non vedete la sofferenza? La vostra coscienza non è turbata? Come potete rimanere in silenzio?".
Ancora più netta e risalente al 2018 è stata la sua condanna della controversa politica di separazione delle famiglie al confine tra Stati Uniti e Messico.
In quell'occasione, Prevost aveva ritwittato un messaggio particolarmente duro del Cardinale Blase Cupich di Chicago, il quale affermava che "non c'è nulla di lontanamente cristiano, americano o moralmente difendibile in una politica che sottrae i bambini ai genitori e li rinchiude in gabbie", concludendo che tale agire veniva compiuto "in nostro nome e la vergogna ricade su tutti noi".
Coerentemente con queste posizioni, il futuro Papa Leone XIV ha anche condiviso messaggi contrari al divieto di ingresso per i rifugiati e al cosiddetto "muslim ban", misure promosse da Trump.
Ma l'attenzione di Prevost non si è limitata solo alle politiche migratorie o alle figure politiche statunitensi. Ha mostrato una spiccata sensibilità verso le questioni di giustizia razziale, pubblicando diversi post in cui esprimeva simpatia e sostegno per George Floyd, l'uomo afroamericano ucciso dalla polizia nel 2020.
Ha espresso preoccupazione anche sulla guerra in Ucraina, condividendo articoli che parlavano dei "fiumi di sangue" versati a causa dell'invasione russa e denunciando l'attacco russo a una sede missionaria cattolica a Mariupol.
Considerando il suo passato, possiamo aspettarci che Papa Leone XIV prosegua sulla scia del suo predecessore, Papa Francesco, specialmente sui temi dell'immigrazione, della lotta alla povertà, della giustizia sociale e della pace.
L'eredità di Papa Francesco, caratterizzata da una forte enfasi sulla "cultura dello scarto", sulla misericordia verso i migranti e i poveri, e sulla critica a un'economia che "uccide", sembra quindi aver trovato il suo naturale prosecutore in Leone XIV.
Con tutta probabilità, Papa Leone XIV cercherà canali, sia pubblici che privati, per portare avanti queste istanze, forte della sua esperienza, della sua sensibilità verso le dinamiche sociali e politiche del suo paese d'origine (gli USA) e del mondo intero, e del mandato evangelico di farsi prossimo a chi soffre.