12 May, 2025 - 12:38

Cina e USA firmano una tregua fragile nella guerra dei dazi: cosa succede ora

Cina e USA firmano una tregua fragile nella guerra dei dazi: cosa succede ora

L'accordo fra Stati Uniti e Cina, siglato oggi 12 maggio 2025 a Ginevra, segna una tregua di 90 giorni nella guerra commerciale scoppiata lo scorso 2 aprile, il "Liberation Day" promesso dal presidente Trump a favore della classe operaia statunitense.

Contro la globalizzazione e contro il "dumping" cinese, questa guerra ha messo in allarme borse e mercati mondiali, mentre la promessa di negoziare 90 accordi in 90 giorni con i vari paesi colpiti dai dazi non ha portato gli USA a fare passi in avanti.

L'accordo fra cinesi e statunitensi ridurrà i dazi su molte delle merci che sono scambiate fra i due mercati. Mentre le borse oggi esultano, in tanti si domandano: è la calma prima della tempesta?

Tregua fra Cina e Stati Uniti: dazi sospesi per 90 giorni

Un comunicato congiunto diffuso dal segretario al commercio statunitense Scott Bessent e l'economista cinese He Lifeng ha ridotto al 10% i dazi su molti beni cinesi e americani. In un certo senso, dal 14 maggio prossimo Stati Uniti e Cina cercheranno di raffreddare gli animi ma soprattutto di far fronte alle difficoltà che si sono palesate dall'inizio di aprile.

Quando il presidente degli USA Donald Trump annunciò il "Liberation Day" e quindi la sua reazione rabbiosa ai presunti torti commerciali subiti dal suo paese, la Cina era stata la più colpita dai dazi: un 145% al quale i cinesi avevano risposto con un altrettanto esorbitante 125%. Inserendosi in una situazione di pregressa difficoltà, questi dazi avevano cominciato a preoccupare le industrie statunitensi - per la mancanza di materie prime -, ma anche i decisori politici cinesi.

Quest'ultimi, infatti, pur facendo leva sulla ritrosia e censura cinese riguardo i dati economici sfavorevoli all'immagine del loro paese, guardano con preoccupazione una disoccupazione giovanile salita ormai al 50% (secondo stime indipendenti).

Dal canto loro, le borse mondiali hanno accolto con soddisfazione la tregua daziaria fra Cina e Stati Uniti: Hang Seng aumenta del 3,34%, Milano guadagna più del 2%, Francoforte infine avanza dell’1,57%.

I mercati premiano la de-escalation nella guerra commerciale

Nel comunicato ufficiale seguito ai colloqui ginevrini, i rappresentanti delle due superpotenze hanno sottolineato la necessità di "stabili accordi commerciali". Una novità che, come anticipato, potrebbe cogliere di sorpresa chi ha seguito distrattamente la vicenda: prima Stati Uniti e Cina si promettono una guerra senza quartiere e con dazi altissimi, e poi firmano la "pace"?

I mercati finanziari accolgono la tregua con ottimismo, ma restano comunque vigili e si preparano a possibili contraccolpi derivanti anche dalla volubilità caratteriale di Trump. Il dollaro si è rafforzato (+1,5% sullo yuan, +1,2% sull’euro), ma un suo indebolimento potrebbe favorire l'export a stelle e strisce

L'Europa, in risposta ai dazi statunitensi su auto e acciaio, starebbe pensando a tariffe sui Boeing, con un impatto stimato di 100 miliardi di dollari annui. Il commissario al Commercio UE, Maros Sefcovic, è in costante contatto con la presidente della Commissione europea von der Leyen, ma ha bisogno della maggioranza qualificata degli Stati per poter rispondere in modo adeguato alle mosse commerciali degli Stati Uniti.

Un ordine economico in crisi

Ci sono tre possibili chiavi di lettura riguardo a ciò che è successo a Ginevra. La prima è che l'amministrazione statunitense abbia ceduto alle pressioni delle lobby rappresentate dai mercati finanziari o dalle grandi multinazionali; la seconda è che la Cina abbia accettato un compromesso che ne salvasse la faccia a fronte di dati economici non lusinghieri; la terza è che Trump avrebbe in serbo un altro colpo di teatro, e la pausa di oggi 12 maggio 2025 serve solo a prendere tempo.

Quale che sia la soluzione a questo intrigo, il vicepremier He Lifeng e il segretario al Tesoro Scott Bessent con il rappresentante per il Commercio Jamieson Greer hanno promesso una costante consultazione "per proseguire le discussioni sulle relazioni economiche e commerciali" sia negli USA che in Cina, o in un paese terzo.

Se in tanti si sono ormai convinti che l'ordine mondiale basato sulla globalizzazione sia cambiato tanto profondamente da essere ormai qualcosa di diverso, altrettante persone non riescono ancora a capire cosa lo abbia sostituito. Il protezionismo che Trump e alleati sognano si scontra con la carenza di manodopera qualificata e col fatto di aver lasciato alla Cina il ruolo di "fabbrica del mondo", capace di accentrare le filiere di produzione con una strategia aggressiva e poco propensa al soft power.

Allo stesso tempo, Xi Jinping ha potuto constatare come molti giovani in Cina sognino attività lavorative remunerative e legate più alla sfera della creatività che alla produzione. Il futuro resta quindi aperto, tra la nostalgia di un passato globalista e le incertezze di un protezionismo ancora in divenire.

I tre punti salienti dell'articolo

  • Una tregua da 90 giorni nella guerra commerciale USA-Cina - Firmato a Ginevra, l’accordo tra il segretario al Tesoro USA Scott Bessent e il vicepremier cinese He Lifeng prevede una riduzione significativa dei dazi reciproci (dal 145% al 30% per gli USA, dal 125% al 10% per la Cina). Una tregua di 90 giorni che rappresenta un tentativo di raffreddare gli animi dopo settimane di escalation voluta da Trump con il cosiddetto "Liberation Day".

     

  • I mercati brindano, ma restano le incognite - Le borse internazionali hanno reagito con entusiasmo: Hang Seng +3,34%, Milano +2%, Francoforte +1,57%. Il prezzo dell’oro è sceso del 3%. Tuttavia, la volubilità di Trump e le tensioni di fondo tra le due economie lasciano aperta la possibilità che si tratti solo di una pausa tattica, non di una soluzione definitiva.

     

  • Dietro l'accordo: pressioni economiche interne e nuove sfide globali - La Cina affronta una crescente disoccupazione giovanile (stimata al 50%) e la necessità di evitare ulteriori danni economici. Gli Stati Uniti, invece, subiscono le conseguenze di politiche protezionistiche che hanno colpito anche le loro industrie. La tregua appare come una mossa di contenimento reciproco, in un mondo dove l’ordine economico globalizzato sembra sempre più instabile.

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Pasquale Narciso
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