I Campi Flegrei, situati nel cuore dell’area metropolitana di Napoli, rappresentano uno dei sistemi vulcanici più complessi e monitorati al mondo. Con una storia eruttiva segnata da eventi catastrofici, questo supervulcano solleva domande cruciali: quali sarebbero le conseguenze di una sua eruzione? Potrebbe davvero minacciare l’Europa intera? Analizziamo scenari scientifici, rischi reali e misure di prevenzione.
Campi Flegrei, storia eruttiva: tra passato e presente
I Campi Flegrei hanno una storia geologica dominata da due super-eruzioni:
- Ignimbrite Campana (39.000 anni fa): considerata l’evento esplosivo più violento del Mediterraneo, rilasciò 150 km³ di magma, coprendo un’area di 5 milioni di km² con ceneri e causando un raffreddamento climatico globale.
- Eruzione di 109.000 anni fa: recenti studi hanno rivelato un altro evento di magnitudo 7.6, con colonne di cenere alte 55 km e ceneri disperse fino in Grecia e Turchia.
- L’ultima eruzione significativa risale al 1538 (Monte Nuovo), ma rilasciò solo 0,03 km³ di materiale, dimostrando come il vulcano possa alternare fasi di quiescenza a esplosioni moderate.
Scenario di un’eruzione moderna: rischi locali e globali
1. Carattere esplosivo e impatto immediato
Secondo la Protezione Civile, un’eventuale eruzione avrebbe un carattere esplosivo, con:
- Lancio di bombe vulcaniche e blocchi nelle aree limitrofe, distruggendo infrastrutture.
- Flussi piroclastici letali, in grado di percorrere decine di chilometri e carbonizzare ogni forma di vita.
- Ceneri e lapilli trasportati dal vento, seppellendo Napoli sotto metri di materiale e paralizzando i trasporti aerei.
2. Effetti climatici ed economici
Le eruzioni di grande scala potrebbero innescare un inverno vulcanico:
- Immissione di zolfo nell’atmosfera, con formazione di nubi che riducono la radiazione solare, causando cali delle temperature globali e collassi agricoli.
- Danni economici stimati in centinaia di miliardi di euro, legati all’interruzione delle catene produttive e al crollo del turismo.
3. Rischio tsunami e venti transnazionali
- Un’eruzione sottomarina potrebbe generare tsunami con onde alte oltre 30 metri nel Mediterraneo.
- I venti dominanti trasporterebbero ceneri tossiche verso Nord-Europa, esponendo paesi come Francia e Germania a piogge acide e inquinamento atmosferico.
Il parere della scienza: allarme o tranquillità?
L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) sottolinea che:
- Non ci sono segni imminenti di eruzione, nonostante il sollevamento del suolo (2,5 cm solo ad aprile 2024) e l’aumento della sismicità.
- La probabilità di un evento paragonabile all’Ignimbrite Campana è “bassissima”, mentre scenari più realistici prevedono eruzioni di piccola-media entità.
- Il sistema di monitoraggio multiparametrico rileva costantemente deformazioni del suolo, gas e attività sismica, permettendo un preavviso di mesi in caso di crisi.
Tuttavia, studi recenti avvertono che la crosta sotto i Campi Flegrei si sta indebolendo, aumentando la probabilità di fratture e risalita magmatica a lungo termine.
Preparazione e sfide logistiche
- Piani di evacuazione: oltre 500.000 persone vivono nella “zona rossa”, ma l’evacuazione richiederebbe almeno 72 ore, con criticità legate alla densità abitativa e alla viabilità.
- Comunicazione del rischio: documentari mediatici (es. quello della RSI svizzera) hanno sollevato allarmismi, spingendo l’INGV a precisare che nessuna eruzione è prevista a breve termine.
- Ricerca scientifica: progetti internazionali studiano il magma superficiale (3-4 km di profondità) per migliorare i modelli predittivi.