"Corro da Te", la commedia con Pierfrancesco Favino e Miriam Leone, stasera su Canale 5, è tratto da una storia vera?
Il film che parla di amore, empatia, disabilità, con un tono leggero ma mai superficiale, non è tratto da una storia vera, ma tocca aspetti che possono verificarsi nella vita di tutti i giorni.
Scopriamo le origini del film e cosa lo rende così coinvolgente.
No, "Corro da Te" non si basa su una storia vera. Si tratta del remake di un film francese del 2018 "Tout le monde debout" ("Tutti in piedi"), che in patria aveva raccolto un buon consenso.
La pellicola italiana, uscita nelle sale il 17 marzo 2022, poi su Netflix e questa sera in prima serata su Canale 5, ha saputo conquistare il pubblico, infatti ha registrato ottimi incassi al botteghino, riuscendo persino, durante un week end, a superare "The Batman".
Prima di continuare nella lettura, guarda il trailer:
Al centro della storia c'è Gianni (Pierfrancesco Favino), un uomo sulla cinquantina, single incallito e latin lover (anzi per dirla correttamente, un seduttore seriale) sportivo e di successo.
Gianni è disposto a ricorrere a qualsiasi stratagemma pur di conquistare le donne che attirano la sua attenzione.
Ma la sua vita prende una piega inaspettata quando, per una serie di circostanze e per l'ennesima scommessa fatta con gli amici, decide di fingersi disabile, costretto su una sedia a rotelle, per conquistare una ragazza.
È proprio grazie a questo inganno che incontra Chiara (Miriam Leone), una giovane donna solare, musicista di professione e appassionata tennista nel tempo libero, rimasta paraplegica a seguito di un incidente stradale.
Se inizialmente Gianni vuole solo vincere la scommessa con gli amici, con il tempo e frequentando Chiara, inizia a provare dei sentimenti profondi.
Quello che prova lo porta a mettere in discussione non solo il suo cinismo ma anche la sua intera prospettiva sulla vita. Questo percorso di cambiamento lo renderà una persona e, forse, anche un imprenditore migliore.
Uno degli aspetti più riusciti del film, secondo me, è l'alchimia tra i due protagonisti. Pierfrancesco Favino ci ha ormai abituati alla sua consueta maestria nell'interpretazione dei ruoli, e fa la stessa cosa con Gianni.
Favino riesce a renderne credibile sia la superficialità iniziale sia la successiva evoluzione.
Miriam Leone, dal canto suo, ci sorprende film dopo film con la sua sempre maggiore padronanza scenica e un livello di interpretazione che la colloca tra le attrici di punta del panorama italiano.
La loro interazione sullo schermo è fluida, realistica e convincente. Nonostante appartengano a generazioni diverse, il regista Milani riesce a renderli fortemente credibili.
Un altro punto di forza di "Corro da te" è il modo in cui affronta il delicato tema della disabilità. Attraverso la figura di Gianni, inizialmente, il film ci mostra la rappresentazione dell'uomo medio, spesso ignorante e superficiale, che utilizza termini dispregiativi come "handicappato" e che considera la disabilità unicamente come uno strumento per suscitare pietà.
Sarà l'incontro con Chiara a sconvolgere tutto. Lo spettatore, insieme a Gianni, intraprende un percorso di scoperta e di educazione.
Si impara cosa significhi realmente vivere con una disabilità nel mondo contemporaneo, quanto la pietà sia l'ultimo dei sentimenti da provare e come, spesso, chi ha una disabilità fisica possa insegnare molto di più sulla vita rispetto a chi non ne ha.
Il film, lungi dal suscitare pietà, riesce a educare attraverso l'arma della commedia e della risata. Come insegna il personaggio di Chiara, a volte il vero, insormontabile handicap è l'assenza di forza d'animo.