20 May, 2025 - 13:43

Napoli, attento al Cagliari! Quali insidie nasconde l'ultima di campionato per i partenopei?

Napoli, attento al Cagliari! Quali insidie nasconde l'ultima di campionato per i partenopei?

Il campionato di Serie A è giunto alla sua ultima, incandescente giornata, e la lotta per lo scudetto si deciderà proprio sul filo di lana. In testa alla classifica c’è il Napoli con 79 punti, tallonato dall’Inter a quota 78. I partenopei hanno il destino nelle proprie mani: una vittoria contro il Cagliari, già matematicamente salvo, garantirebbe il quarto titolo della loro storia, il secondo in tre anni. Ma se il Napoli dovesse steccare al Maradona e l’Inter dovesse vincere a Verona, allora sarebbero i nerazzurri a festeggiare un tricolore clamoroso.

Sulla carta, il compito del Napoli appare piuttosto facile, ma occhio: affrontare un Cagliari senza più assilli, già salvo grazie al netto 3-0 rifilato al Venezia non vuol dire vittoria certa. Il calcio insegna da sempre che le partite semplici non esistono, soprattutto quando in gioco entrano motivazioni che vanno oltre la classifica. E c’è un dettaglio, una crepa nascosta dietro la facciata tranquilla di questa sfida, che potrebbe trasformare l’ultimo atto in una trappola. Una ferita del passato che ancora sanguina, e che per i tifosi del Cagliari risale al 1997.

Napoli-Cagliari: una vendetta che risale al 1997

Il 15 giugno 1997, allo stadio San Paolo di Napoli, si disputava uno spareggio salvezza tra Cagliari e Piacenza. Sulla carta, campo neutro. Ma nella realtà, l’ambiente fu tutt’altro che imparziale. I tifosi napoletani, in parte schierati contro il Cagliari, sostennero il Piacenza, allenato da Bortolo Mutti, tecnico destinato a sedere sulla panchina azzurra nella stagione successiva. La partita finì 3-1 per gli emiliani. Il Cagliari retrocesse in Serie B e le immagini del "Cobra" Sandro Tovalieri in lacrime sotto la Curva A — all’epoca occupata dai tifosi rossoblù — entrarono nella memoria collettiva del tifo isolano.

Il clima fu incandescente sin dal prepartita e degenerò al termine dell’incontro, con disordini e aggressioni registrati per le strade di Napoli. Da quel giorno, i rapporti tra le due tifoserie non sono mai più stati distesi. Anzi, si sono inaspriti nel tempo, alimentati da altri episodi, come il trasferimento dell’uruguaiano Daniel Fonseca dal Cagliari al Napoli nel 1992 e l’esultanza provocatoria dell’attaccante al Sant’Elia, culminata con un gesto dell’ombrello rivolto ai suoi ex tifosi.

Oggi, a distanza di 28 anni, i supporter del Cagliari non hanno dimenticato. E in una stagione ormai conclusa nei fatti, chiedono alla propria squadra un ultimo sforzo simbolico: vendicare quell’umiliazione, rovinando la festa a chi, all’epoca, li condannò alla retrocessione.

Quando i sogni svaniscono contro ogni pronostico

La storia del calcio italiano è piena di finali inaspettati e beffe clamorose. Basti pensare all’epilogo del campionato 1985-86. La Roma, in corsa per lo scudetto, si trovava all’ultima giornata a dover battere in casa un Lecce già retrocesso. Un compito che appariva scontato. E invece, contro ogni logica sportiva, i salentini vinsero 3-2 all’Olimpico, sotto gli occhi increduli di un’intera città. Fu il Napoli di Maradona a ringraziare, anche se poi fu la Juventus, approfittando della frenata giallorossa, a laurearsi campione d’Italia.

Episodi come questi insegnano che nel calcio niente è scritto, che la motivazione, anche simbolica, può battere il ranking, la classifica e il valore assoluto delle rose. Ed è esattamente questo il pericolo che il Napoli deve temere.

Il peso della storia e il dovere del presente

L’ultima giornata del campionato italiano si preannuncia memorabile. Il Napoli ha la possibilità concreta di scrivere un’altra pagina leggendaria, ma dovrà farlo contro il peso della storia, la tensione psicologica e un avversario che, pur salvo, ha ancora qualcosa da dire. Vincere per confermarsi, non è mai facile. Vincere contro una squadra che gioca per un’idea, per una vendetta, per una ferita mai rimarginata, può diventare ancora più complicato.

Allo stadio Maradona, i tifosi azzurri sono pronti a colorare la città e a sostenere i propri beniamini fino all’ultimo secondo. Ma dovranno farlo con la consapevolezza che, a volte, le partite più difficili sono quelle che sembrano le più semplici. 

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Luca Liaci
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