La stagione europea si è conclusa con una finale di Europa League decisamente atipica, tanto per le squadre in campo quanto per l’andamento della gara. A Bilbao, Tottenham e Manchester United si sono contese il secondo trofeo continentale in una sfida che, sulla carta, sembrava più una battaglia salvezza di Premier League che un appuntamento da palcoscenico internazionale.
La quartultima contro la quintultima del campionato inglese, entrambe alle prese con annate travagliate, hanno dato vita a una partita più psicodrammatica che spettacolare. E come se non bastasse, nel post-partita si è verificato un episodio curioso, e a tratti imbarazzante, che ha lasciato l’amaro in bocca a tre protagonisti del trionfo degli Spurs.
Durante la cerimonia di premiazione, proprio mentre l’euforia per il successo europeo del Tottenham era ai massimi livelli, è emerso un problema che ha fatto storcere il naso a giocatori e tifosi. Il presidente della UEFA, Aleksander Ceferin, incaricato di consegnare le medaglie ai vincitori, ha scoperto troppo tardi che il numero delle decorazioni non era sufficiente per premiare tutti i membri della squadra e dello staff tecnico.
Dopo aver messo al collo la medaglia anche a Dejan Kulusevski, infortunato e presente in stampelle, Ceferin si è trovato senza più medaglie nel momento in cui toccava a Rodrigo Bentancur, Cristian Romero e al capitano Heung-min Son. I tre, increduli, sono rimasti a mani vuote, senza poter indossare il simbolo tangibile della loro vittoria.
Nella foto ufficiale con la coppa, la loro assenza di medaglia è diventata un dettaglio che non è sfuggito ai più attenti. Un errore logistico che non solo ha rovinato il momento più atteso dai calciatori, ma ha anche messo in cattiva luce l’organizzazione dell’intera manifestazione.
Sul campo, il Tottenham ha avuto la meglio su un Manchester United in piena crisi identitaria. La partita è stata combattuta ma povera di emozioni pure, con ritmi a tratti compassati e tanti errori tecnici da entrambe le parti. Gli Spurs, guidati da un pragmatico Son e da un centrocampo solido, hanno colpito nei momenti giusti approfittando delle lacune difensive dei Red Devils.
Il Manchester United, pur controllando il possesso in alcuni tratti dell'incontro, ha mostrato la solita fragilità psicologica e una preoccupante disorganizzazione tattica. Alla fine, a prevalere è stata la squadra meno peggiore, più lucida nei dettagli e più compatta nello spirito. Un successo che interrompe un digiuno lunghissimo per il club del nord di Londra: il Tottenham non vinceva un trofeo dal 2008, e in Europa mancava l'appuntamento con la gloria dal 1984, quando trionfò nella vecchia Coppa UEFA.
Nonostante la vittoria, il Tottenham ha già fatto sapere che l’allenatore Ange Postecoglou non sarà confermato per la prossima stagione. Il tecnico greco-australiano, arrivato tra mille speranze, ha vissuto una stagione turbolenta, risultando, in termini di media punti, il peggiore allenatore del club negli ultimi quindici anni in Premier League. Eppure, ironia della sorte, è proprio lui a riportare un trofeo nella bacheca degli Spurs dopo quasi due decenni di digiuno.
Una sorta di regalo d’addio che lascia un retrogusto agrodolce, soprattutto in una stagione che, per le big italiane, poteva offrire molto di più: Roma e Lazio, eliminate agli ottavi e ai quarti rispettivamente da Athletic Bilbao e Bodo/Glimt, hanno assistito da lontano a una finale modesta, rimpiangendo le occasioni sprecate. A festeggiare è il Tottenham, ma lo fa tra errori organizzativi, dubbi sul futuro e la consapevolezza di aver vinto la coppa europea meno ambita... nel modo meno glorioso possibile.