06 Jun, 2025 - 14:08

Granchio blu, com'è la situazione oggi? Ecco le soluzioni in campo per risolvere il problema

Granchio blu, com'è la situazione oggi? Ecco le soluzioni in campo per risolvere il problema

Il granchio blu (Callinectes sapidus), originario delle coste atlantiche americane, è ormai una delle specie aliene più invasive del Mediterraneo. La sua presenza nelle lagune e nei litorali italiani, soprattutto nell’Alto Adriatico e in particolare tra Goro e Comacchio, ha provocato danni ingenti agli ecosistemi e all’economia della pesca. Ma qual è la situazione attuale e quali strategie sono state messe in campo per arginare il fenomeno?

L’emergenza granchio blu: una minaccia per biodiversità ed economia

La proliferazione del granchio blu è stata favorita dal riscaldamento delle acque e dall’assenza di predatori naturali nei nostri mari. Questo crostaceo, vorace e resistente, si nutre di vongole, cozze, uova e piccoli pesci, mettendo in ginocchio la produzione di molluschi e compromettendo la biodiversità locale. Nella Sacca di Goro, area simbolo della molluschicoltura italiana, si sono registrate perdite fino al 70% delle vongole di taglia commerciale, con pesanti ripercussioni per oltre 1.700 addetti e per il 55% della produzione nazionale di vongole.

Secondo le stime più recenti, i danni economici sono raddoppiati rispetto ai 100 milioni di euro stimati a metà 2024, rendendo necessaria una risposta coordinata e straordinaria da parte delle istituzioni.

Le risposte istituzionali: piani e fondi straordinari

Il governo italiano ha varato un Piano nazionale di contrasto al granchio blu per il biennio 2025-2026, con una dotazione di 10 milioni di euro, a cui si aggiungono fondi regionali e ulteriori risorse stanziate negli anni precedenti. Il piano, coordinato dal Commissario straordinario Enrico Caterino, coinvolge Ministero dell’Agricoltura, Ministero dell’Ambiente, ISPRA, CNR, CREA, Capitanerie di Porto e gli enti territoriali delle regioni più colpite.

Le principali misure adottate comprendono:

  • Contenimento e smaltimento: incentivi economici ai pescatori per la cattura e lo smaltimento dei granchi non destinati alla commercializzazione, con un valore di 1,50 euro al chilo riconosciuto in Emilia-Romagna.
  • Protezione degli allevamenti: installazione di recinzioni e strutture fisse dove possibile, per difendere le aree di molluschicoltura.
  • Sviluppo di nuovi attrezzi di cattura: progettazione di nasse più resistenti e selettive, con il supporto del CNR e la collaborazione con operatori stranieri esperti.
  • Ripopolamento e sostegno economico: indennizzi alle imprese per la semina, il ripopolamento e la protezione degli allevamenti, oltre a investimenti per la ripresa delle attività economiche.

Soluzioni innovative: dalla lotta biologica alla valorizzazione commerciale

Oltre agli interventi di emergenza, si stanno sperimentando strategie innovative e sostenibili:

  • Lotta biologica: uno dei progetti più promettenti è il “Octo-Blu”, realizzato dall’Università di Bologna, che prevede il ripopolamento di aree colpite con polpi, predatori naturali del granchio blu. L’obiettivo è riequilibrare l’ecosistema in modo ecologico e duraturo.
  • Valorizzazione commerciale: la trasformazione del granchio blu da minaccia a risorsa è una delle strade più battute. Dopo il via libera alla pesca e alla commercializzazione, sono nate start-up e filiere dedicate alla lavorazione e vendita del granchio blu, sia per il consumo umano che per la produzione di mangimi e prodotti industriali. Chef stellati hanno iniziato a proporre ricette a base di granchio blu, contribuendo a creare un nuovo mercato.
  • Ricerca e sperimentazione: sono in corso studi per introdurre specie di molluschi più resistenti, come la vongola portoghese, e per sviluppare tecniche di pesca selettiva che colpiscano soprattutto le femmine di granchio, responsabili della riproduzione.

Le sfide ancora aperte

Nonostante l’impegno e i progressi, la lotta al granchio blu resta complessa. Gli esperti avvertono che l’eradicazione totale è ormai impossibile: l’obiettivo realistico è la gestione della specie e il raggiungimento di un nuovo equilibrio ecologico. Solo il 10% dei granchi catturati è attualmente utilizzabile sul mercato, mentre il resto deve essere smaltito con costi non indifferenti. Inoltre, l’efficacia delle nuove tecnologie di cattura e delle strategie di ripopolamento dovrà essere verificata sul campo nei prossimi anni.

LEGGI ANCHE