Sono tanti i dubbi della Corte di Cassazione sulla costituzionalità del dl Sicurezza, convertito in legge qualche settimana fa e ritenuto uno dei più importanti pacchetti di leggi portati a termine dal governo Meloni. L'organo giudiziario, nella sua relazione, ha letteralmente bocciato il dl Sicurezza evidenziando aspetti di incostituzionalità in diversi punti. Già nei mesi scorsi, quando l'ex ddl è stato approvato come decreto, la comunità giuridica e l'opposizione hanno espresso non pochi dubbi sulla costituzionalità delle leggi previste all'interno del dl.
Non è dunque solo l'opinione pubblica a bocciare il dl Sicurezza, ma anche quella degli esperti. Qualche mese prima dell'approvazione, il pacchetto di leggi aveva attirato l'attenzione delle istituzioni comunitarie, che avevano espresso le loro perplessità in merito al rispetto dei diritti umani. Il centrodestra ha sempre promosso il dl Sicurezza come una misura necessaria per il nostro Paese, in particolare per ridurre i disagi provocati dalle manifestazioni e per evitare l'occupazione di case. Per il centrosinistra, le norme contenute nel pacchetto di leggi violano i diritti umani.
La Corte di Cassazione solleva in particolare due dubbi: il primo sul metodo di adozione del provvedimento, in forma di decreto lo scorso aprile, e il secondo relativo ai contenuti. La relazione della Cassazione non ha valore vincolante, ma ha comunque peso politico e giuridico; nei prossimi mesi potrebbero essere sollevate diverse questioni relative alla costituzionalità del dl Sicurezza.
Bocciato. Questo è il giudizio della Corte di Cassazione, in una relazione lunga 29 pagine, sul decreto Sicurezza convertito in legge lo scorso 9 giugno, tra le polemiche del centrosinistra e di parte del mondo giuridico. Ecco: alla Cassazione non sono andati giù due aspetti del dl Sicurezza, il modo in cui è stato approvato e i contenuti del pacchetto di leggi, che destano non pochi dubbi per quanto riguarda la costituzionalità.
Stando alla Cassazione, il decreto è nato senza i requisiti di necessità e urgenza previsti dall’articolo 77 della Costituzione. Si tratta di un disegno di legge già in esame al Parlamento e già approvato alla Camera: il Governo ha forzato l’uso dello strumento d’urgenza solo per “evitare dilazioni” al Senato dopo il rinvio del voto per mesi. Una motivazione giudicata del tutto insufficiente dalla giurisprudenza costituzionale.
In più, il provvedimento è eterogeneo e disorganico, toccando temi che spaziano dal terrorismo alla mafia, dalla sicurezza urbana alla canapa, dalle carceri ai migranti. Questa frammentarietà rappresenta un vizio formale, perché i decreti legge devono avere coerenza e unitarietà. Preoccupa, naturalmente, l'aspetto relativo alla tutela dei diritti umani e l'introduzione di nuovi reati che rischiano di riempire ulteriormente le carceri italiane in un momento storico già difficile.
A questo si aggiungono anche diverse valutazioni sui profili considerati problematici. Si parte dalle aggravanti “di luogo”, previste per reati commessi nelle stazioni e zone limitrofe, per le quali mancherebbe un chiaro nesso con il principio di offensività. Alcune norme, analizza il rapporto, sarebbero rivolte a reprimere manifestazioni e proteste. Sono risultate poco convincenti le norme su carceri e Cpr. Riscontrate criticità anche sulla norma sulle detenute madri, sul contrasto al terrorismo e sull'immunità per i servizi segreti. Una relazione dura ma non vincolante che però potrebbe avere importanti conseguenze sul futuro del dl Sicurezza.
Il Dl Sicurezza era stato abbondantemente annunciato nel 2024 e già dalla prima bozza aveva suscitato non poco scalpore nell'opposizione. Sono state organizzate manifestazioni ed è nata una rete per contrastare il progetto di Meloni. Approvato alla Camera a settembre, il dl Sicurezza è scomparso dai radar politici per mesi senza passare mai per il Senato: il voto di Palazzo Madama è stato atteso per mesi, quando poi il ddl Sicurezza è stato trasformato in decreto dal governo l'11 aprile 2025 per l'approvazione entro 60 giorni.
Il 9 giugno, sul filo del rasoio, il decreto è stato convertito in legge. La questione relativa al dl Sicurezza è tutt'altro che chiusa, soprattutto dopo il giudizio della Cassazione. E ora? La Corte Costituzionale non può intervenire di sua iniziativa: per esprimersi sulla legittimità del Decreto Sicurezza deve essere attivata attraverso un giudizio incidentale o un ricorso diretto. Può intervenire per giudizio incidentale: un giudice che applica la legge può sollevare una questione di legittimità costituzionale
o la Corte Costituzionale valuterà la questione e potrà dichiarare le norme illegittime o costituzionalmente compatibili.
Altrimenti tramite ricorso in via diretta: una o più Regioni possono impugnare la legge entro 60 giorni dalla sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, se ritengono che violi le proprie competenze costituzionali. In questo caso la Corte si pronuncerebbe in tempi più brevi, ma solo sui profili di competenza Stato-Regioni.