Dal creare un nuovo post a costruire una vera e propria strategia di marketing, il meme-nel giro di pochi anni- è diventato la chiave per fare marketing con la M maiuscola. Non è più solo una battuta con sopra una foto sgranata: è un linguaggio, posizionamento, community. Perché il meme non solo fa ridere: spiega, connette e -soprattutto- vende.
Un tempo vi erano immagini sgranate con dei font orribili, nate nei posti più sperduti del web e condivisi per ridere con perfetti sconosciuti. Ora i meme hanno fatto un salto di qualità: da cazzeggio online ad un vero e proprio linguaggio, capace di muovere intere strategie di comunicazione. Sono diventati un modo per farsi notare, entrare nel feed della gente -e soprattutto nella testa- delle persone.
Viviamo in un’epoca in cui l’attenzione dura meno di un video di TikTok e il meme è diventato l’unità minima del contenuto virale: dice tanto, in pochissimo. I brand l’hanno capito e l’hanno trasformato in un’arma strategica: per far ridere, certo, ma anche per creare complicità, cultura, appartenenza. I meme sono questo: cultura pop istantanea, ma serve ritmo, ascolto, contesto; perché se sbagli il tono, il pubblico lo capisce subito: e in un attimo, diventi meme tu — ma nel senso sbagliato.
Usare un trend non basta per far ridere il tuo pubblico, anzi, ci vuole un attimo per scivolare nel cringe marketing. Ma c’è chi ha capito benissimo come funziona questa lingua e la parla con la giusta ironia:
E poi, ci sono gli altri. Quelli che forzano battute senza cogliere il tono del web; un po' come quel parente che prova a fare il simpatico e cala il gelo nella stanza.
Nel 2025 il pubblico cerca un brand che parli come loro, con loro e a volte per loro. La meme therapy è il modo in cui le persone elaborano emozioni, paure e frustrazioni trasformandole in ironia e senso di appartenenza. Il meme è quella miccia istantanea che trovi nel feed e che crea connessione. Com’è che si dice? Se vuoi farla innamorare falla ridere. La conversione parte proprio da lì: da un sorriso. È storytelling condiviso, e sì, far ridere è la forma più potente di marketing.
A cura di Erika Marino