07 Jul, 2025 - 13:10

K-Pop vs Serie Tv: lo storytelling che cambia le regole del gioco

In collaborazione con
Erika Marino
K-Pop vs Serie Tv: lo storytelling che cambia le regole del gioco

Nel k-pop ogni comeback è un episodio, ogni teaser è un trailer, ogni album è un universo narrativo dove nulla è casuale e tutto è una metafora. Una serie Netflix ti tiene incollato per 8 episodi, un gruppo k-pop 8 anni.

Il k-pop e Hollywood a confronto

Nel 2025, lo storytelling è ormai mutato completamente. Hollywood racconta una storia da guardare, il k-pop una storia da vivere. È un gioco da giocare. Non ti dà un plot servito su un vassoio d’argento, ti sfida a connettere indizi tra video, testi, teaser, foto concept e contenuti social.

È una caccia al tesoro narrativa che coinvolge attivamente il suo pubblico. È transmediale e partecipativa- due parole che Hollywood ha appena iniziato a comprendere.

https://x.com/8KLIFE/status/1120764289856495616

E la vecchia guardia? Game over

La old school non lo prende sul serio e storce il naso.

Ma in realtà ogni gruppo è un universo narrativo complesso, con una lore stratificata, personaggi, multiversi e simboli che ritornano. Solo che non lo comprendono, perché è un linguaggio narrativo che non gli appartiene.

https://x.com/chaeizm/status/1941215152910872629

Che cosa significa ‘’lore’’?

La “lore” è il motore invisibile che anima ogni gruppo e ogni comeback nel K-pop: un mondo narrativo costruito nei minimi dettagli, dove personaggi, eventi e simboli si intrecciano tra canzoni, videoclip e performance sceniche. Per esempio:

  • HYYH (The Most Beautiful Moment in Life) dei BTS
  • SKZOO e “ODDINARY” degli Stray Kids: un mondo popolato da alter ego animali e personaggi fantastici, che raccontano la lotta per l’identità e la ribellione.
  • ATEEZ e la saga piratesca: un’avventura epica che combina mito e realtà, trasformando ogni album in un viaggio oltre i confini del reale.

Netflix vs k-pop: due modi di vivere le storie

I fan del k-pop non si limitano a guardare, ma partecipano; creano teorie, montano video, scrivono fanfiction e aprono account investigativi (ne è un esempio il podcast italiano: thegirlsinthepod).

Gli idol lanciano indizi, i fan rispondono in tempo reale. I fandom sono vere reti creative, sempre connesse. È lo storytelling orizzontale e questo senso di ‘’costruire insieme’’ crea legami che una serie tv non può reggere.

Netflix ti consente di divorare una storia in tempi record senza il minimo sforzo. Il k-pop non te la racconta e basta, non è solo uno show ma una vera e propria esperienza.

Lo storytelling 2.0 del k-pop

Le storie non si guardano più da fuori, ma le vivi a 360°. La trama non è mai servita su un vassoio d’argento ma è sparsa in attesa che ogni pezzo, ogni intreccio venga unito.

Ed è proprio questa la forza dello storytelling del k-pop: trattare lo spettare da co-autore.

E mentre l’industria tradizionale naviga nella disperata ricerca di trovare un modo per mantenere l’attenzione del suo pubblico, il k-pop aveva trovato le risposte già anni fa. In fin dei conti la domanda da porsi non è ‘’ chi racconta meglio la storia’’ ma ‘’chi ti fa sentire maggiormente parte di un qualcosa?’’.

A cura di Erika Marino

LEGGI ANCHE