10 Jul, 2025 - 07:00

Istruzione, le buone e le cattive notizie del Rapporto Invalsi: su cosa dovrà lavorare il ministero?

Istruzione, le buone e le cattive notizie del Rapporto Invalsi: su cosa dovrà lavorare il ministero?

Meglio rispetto al passato, per certi versi, ma sono ancora tante le voci da migliorare. Nella giornata di ieri, 9 luglio 2025, è stato presentato il rapporto nazionale Invalsi da parte del ministro dell'Istruzione Valditara e del presidente Invalsi, Roberto Ricci. Sono emersi dati abbastanza incoraggianti per quanto riguarda il completamento del percorso da parte degli studenti italiani.

Il tutto ha un effetto positivo anche su altri settori della società della quale diventeranno membri attivi gli studenti. Migliorano anche le competenze in inglese mentre matematica e italiano restano stabili. Resta un problema il divario tra Nord e Sud sia in termini di rendimento che di dispersione implicita. Forse è proprio questo uno dei temi sul quale dovrà lavorare meglio il ministero dell'Istruzione in vista del prossimo anno scolastico che si aprirà a settembre 2025.

Cosa dice il rapporto Invalsi

È stato presentato nella giornata di ieri, nell’Aula dei gruppi parlamentari della Camera dei deputati il Rapporto nazionale Invalsi 2025. Era presente il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, del presidente dell’Invalsi Roberto Ricci e della responsabile delle Rilevazioni nazionali Alessia Mattei.

Le prove Invalsi di quest’anno hanno coinvolto circa 11.500 scuole. Oltre 960mila alunni della scuola primaria, 550mila studenti della secondaria di primo grado e più di un milione di studenti della secondaria di secondo grado sono stati coinvolti.

Cosa emerge dal rapporto? Il dato più rilevante è la diminuzione della dispersione scolastica esplicita che è scesa al 10,2%. Un'altra buona notizia è che si è superato con un anno di anticipo l’obiettivo fissato dal Pnrr per il 2026. Si tratta di un risultato significativo, che avvicina l’Italia al traguardo europeo del 9% entro il 2030.

Cosa è cambiato

Il miglioramento non è solo quantitativo ma anche qualitativo. Sempre più giovani portano a termine il proprio percorso scolastico o proseguono negli studi, con effetti positivi su equità sociale, occupabilità e coesione territoriale. Tuttavia, l’analisi dei risultati evidenzia dinamiche complesse. Nella scuola primaria, i livelli di apprendimento sono sostanzialmente stabili, con lievi flessioni in Italiano e Matematica in II e V classe, e un calo nella prova di Reading in Inglese. 

Nella secondaria di primo grado, i risultati in Italiano e Matematica restano stabili, mentre migliorano le competenze in Inglese, sia nel listening che nel reading. Nella secondaria di secondo grado, i dati mostrano un arretramento rispetto al 2024, in particolare nelle classi terminali, con un calo nella percentuale di studenti che raggiungono i livelli base in Italiano, Matematica e Inglese.

Le novità e il lavoro del ministero

Un elemento di novità nel 2025 è stata la sperimentazione sulle competenze digitali nelle classi seconde della scuola secondaria di secondo grado, condotta su base campionaria secondo il framework DigComp: i risultati sono stati incoraggianti, indicando una buona padronanza nell’uso consapevole delle tecnologie. Tuttavia, persiste un divario Nord-Sud nei risultati scolastici, sia in termini di rendimento sia nella dispersione implicita, che nel 2025 è risalita all’8,7%, tornando ai livelli del 2023.

Questo fenomeno coinvolge in particolare gli studenti che non acquisiscono le competenze fondamentali previste. Il tutto va interpretato nel contesto di una crescente inclusione di studenti con fragilità sociali, culturali e linguistiche. Per ridurre stabilmente la dispersione scolastica è necessario intervenire dalla scuola dell’infanzia, potenziando il supporto educativo nei primi anni del percorso formativo.

Lo scorso anno, in estate, hanno fatto discutere i numeri sul Liceo Made in Italy voluto dal ministro dell'Istruzione.

Riassunto in tre punti

  • Calo significativo della dispersione scolastica esplicita, con l’Italia che anticipa l’obiettivo del PNRR per il 2026 e si avvicina al target europeo del 9% entro il 2030.
  • Risultati scolastici complessivamente stabili, con segnali di arretramento nelle ultime classi della secondaria di secondo grado e con forti differenze territoriali tra Nord e Sud.
  • Emergono nuove sfide, come l’aumento della dispersione implicita e l’urgenza di agire precocemente, investendo sull’infanzia e sulla personalizzazione dei percorsi per studenti fragili.
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