Il K-pop è un fenomeno globale: gruppi come BTS e Blackpink dominano le classifiche con melodie accattivanti e coreografie perfette. Ma cosa si nasconde dietro ai sorrisi e ai look impeccabili ? Dalle diete estreme ai contratti schiavistici, fino alle tragedie personali, l’industria del K-pop è tanto affascinante quanto spietata.
Il K-pop è una macchina ben oliata, gestita da colossi come HYBE, SM, YG e JYP. I giovani aspiranti idol iniziano come trainee, spesso a 10-14 anni, firmando contratti definiti “schiavistici”. Questi accordi, che possono durare fino a 13 anni, limitano libertà personali, come uscire o usare il telefono, e impongono debiti per le spese di formazione, come riportato da Bloomberg. Bobby di iKON ha raccontato di dover chiedere il permesso per andare al negozio, un esempio di controllo totale. Le pressioni sono immense: i trainee si allenano 16 ore al giorno, dormendo pochissimo durante i periodi di promozione. Le diete sono rigide: Momo di TWICE ha rivelato di aver mangiato solo un cubetto di ghiaccio per una settimana per perdere 7 kg, come riportato da BBC. Queste condizioni, unite a standard di bellezza irrealistici (viso piccolo, pelle perfetta, spesso ottenuti con chirurgia plastica), spingono molti al limite. La salute mentale ne risente, come dimostrano i suicidi di idol come Sulli e Jonghyun di SHINee. La combinazione di stress, isolamento e aspettative irrealistiche crea un ambiente tossico che può avere conseguenze devastanti.
Il prezzo del K-pop è alto, e i numerosi suicidi delle star lo dimostrano. Sulli, ex f(x), si è tolta la vita nel 2019 dopo anni di cyberbullismo per il suo stile anticonformista. Jonghyun di SHINee, morto nel 2017, ha lasciato una lettera che parlava della sua lotta con la depressione, come riportato da The Guardian. Anche Goo Hara di Kara si è suicidata nel 2019, schiacciata dalla pressione mediatica. Questi casi hanno scosso i fan, ma l’industria sembra che fatica a cambiare. A peggiorare le cose ci sono gli scandali, come il caso Burning Sun del 2019, che ha coinvolto Seungri di Big Bang in accuse di prostituzione e droga. I fan, spesso ossessivi, alimentano la tossicità: Red Velvet’s Irene è stata attaccata per aver letto un libro femminista. Eppure, alcuni idol, come Chuu di LOONA, hanno denunciato le agenzie per sfruttamento, trovando supporto. A questo punto ci si chiede : Il K-pop può diventare più umano?
A cura di Stefania Cardellicchio