Elisabeth Finch era una sceneggiatrice rispettata a Hollywood, che ha lavorato a serie di successo come True Blood e The Vampire Diaries. Nel 2014 pubblicò su Elle un toccante racconto personale: diceva di essere malata di cancro e di dover affrontare chemioterapia, infertilità e dolori fisici debilitanti. Questo articolo la fece notare da Shonda Rhimes, che la volle nel team di Grey’s Anatomy. Il suo ruolo nella serie divenne sempre più centrale, anche grazie ai riferimenti autobiografici che inseriva nelle trame, come il personaggio di Catherine Avery, ispirato proprio alla sua presunta malattia.
Per anni Finch ha mentito su numerose tragedie personali. Ha finto di avere un cancro alle ossa in stadio avanzato, di aver subito un aborto causato dalla chemioterapia, di essere sopravvissuta a una sparatoria alla sinagoga Tree of Life e di avere un fratello suicida dopo averla abusata. Tutte queste storie erano completamente false. Ha addirittura raccontato che l’attrice Anna Paquin le avesse donato un rene ma, l’intervento non è mai avvenuto. Tutto questo lo raccontava non solo agli amici, ma anche ai colleghi, che giustificavano le sue assenze e i suoi comportamenti difficili con la “malattia”. La verità è venuta a galla nel 2022 grazie alla sua ex moglie, Jennifer Beyer, vera vittima di abusi domestici, che ha cominciato a mettere in dubbio le versioni di Finch. Dopo aver trovato diverse incongruenze, Beyer ha contattato la produzione di Grey’s Anatomy e la verità ha iniziato a emergere. Finch si è presa un congedo “volontario”, ma è poi stata costretta a dimettersi. Successivamente ha ammesso tutto in un’intervista, spiegando di aver mentito per ottenere comprensione, attenzione e potere all’interno del team.
Nel 2024 è uscita la docu-serie Anatomy of Lies (in italiano Lies Anatomy) su Peacock e Sky Crime. La serie racconta in tre episodi tutta la vicenda, con testimonianze dirette di chi ha lavorato con Finch e della stessa Beyer. Il documentario non solo ricostruisce i fatti, ma riflette anche su quanto l’industria televisiva possa diventare cieca quando una storia “vende”. Il caso Finch ha sollevato interrogativi profondi sull’etica, sull’abuso delle storie personali e sulla fragilità del mondo creativo. In un ambiente dove l’autenticità viene spesso premiata, le bugie di Finch hanno sfruttato l’empatia altrui come leva di potere. Ora, dopo essere stata smascherata, Finch è scomparsa dalla scena pubblica. Ma le ferite lasciate, sia umane che professionali, restano ancora aperte.
A cura di Stefania Cardellicchio