Il trash non è più qualcosa da evitare. Anzi, è diventato un simbolo culturale, un linguaggio condiviso e, sempre più spesso, una scelta estetica consapevole. Dalla moda alle serie tv, dai meme ai video virali, la Gen Z ha eletto il brutto a nuovo bello, ribaltando ogni codice precedente.
Non si tratta solo di provocazione: dietro il culto del “cringe” si nasconde una vera e propria rivoluzione comunicativa.
Ironia post-ironica: quando niente è serio, ma tutto è vero
La chiave per comprendere il fenomeno è l’ironia post-ironica. Dopo anni di cinismo e sarcasmo tipici dei millennial, la Gen Z ha sviluppato un modo tutto suo per parlare di sé senza prendersi sul serio, ma credendo davvero in quello che dice.
Un reel volutamente brutto, un outfit kitsch sfoggiato con fierezza, un audio virale stupido ma iconico: ogni elemento diventa un atto di auto-narrazione in cui l’ironia è solo la superficie di un’identità complessa.
Il kitsch come linguaggio di rottura
La riscoperta del kitsch – colori saturi, grafica low quality, riferimenti retrò – non è nostalgia, ma scelta estetica consapevole. La Gen Z usa il brutto per dissacrare il bello tradizionale, rompere con il minimalismo patinato e creare un mondo visivo imperfetto, ma autentico.
Le tute di ciniglia, le sigle anni '90, i glitter, i font Comic Sans: tutto ciò che era “fuori moda” torna, con un senso rinnovato e spesso trasformato in statement culturale.
Trash ma virale: una strategia social involontaria (o forse no)
I contenuti “trash” funzionano perché sono imprevedibili, memeabili, e capaci di suscitare reazioni forti. Più un video è assurdo o mal montato, più diventa virale. Ma il segreto è che non è davvero involontario: molti creator sanno esattamente cosa stanno facendo.
L'estetica trash è ormai una scorciatoia culturale per entrare nel feed dell’utente medio: si scrolla per trovare bellezza, ma ci si ferma su ciò che stona, disturba e fa ridere.
Dal cringe al culto: esempi che parlano da soli
Non mancano esempi concreti. I tormentoni trash dell’estate, i personaggi televisivi improbabili diventati idoli di TikTok, i brand che ripescano estetiche demodé con orgoglio: tutto questo costruisce una nuova mitologia pop, in cui il ridicolo diventa iconicità.
Esempi come: Le caption volutamente sbagliate, i video con audio distorto, le rivisitazioni “storte” di trend fashion
Non sono errori. Sono codici. E chi li decodifica si sente parte di una community che ride, ma non deride.
Una generazione che ride per non prendersi in giro
A differenza delle generazioni precedenti, la Gen Z usa il trash non per distruggere, ma per includere. Il “brutto” è visto come uno spazio sicuro dove sperimentare, fallire, esporsi. In un mondo iperfiltrato, scegliere il kitsch è un atto di trasparenza.
Il culto del cringe non è più sinonimo di imbarazzo, ma di libertà. E questo rende ogni scelta, anche la più esteticamente sbagliata, potente.
A cura di Jessica Mirabello