Negli ultimi mesi il nome "Alligator Alcatraz" è diventato simbolo di una detenzione controversa e dibattuta negli Stati Uniti. Si tratta di un centro di detenzione sulle paludi della Florida, nella zona delle Everglades, dove tra alligatori e pitoni, sono rinchiusi centinaia di migranti in attesa di espulsione.
Tra i detenuti spiccano due nomi italiani: Gaetano Cateno Mirabella Costa e Fernando Eduardo Artese. Le loro storie hanno avuto risalto sulla stampa internazionale e italiana, sollevando polemiche sulle condizioni di reclusione e sugli stessi motivi dell’arresto.
I due detenuti italiani hanno storie molto diverse, ma condividono la sorte di essere finiti in questa prigione contestata:
Arrestato il 3 gennaio 2025 nella Contea di Marion con le accuse di:
Dopo l’arresto, ha scontato sei mesi di carcere nella struttura della contea. Terminata la pena il 7 maggio 2025, è stato consegnato alle autorità federali dell’immigrazione (ICE) per il procedimento di espulsione dagli Stati Uniti, in quanto privo di documenti regolari.
Il 9 luglio 2025 è stato trasferito ad Alligator Alcatraz, in attesa di rimpatrio. Il suo legale e la famiglia denunciano gravi violazioni dei diritti umani, e contestano le dure condizioni di detenzione a cui è stato sottoposto.
Di origine italo-argentina, viveva con la famiglia negli Stati Uniti usufruendo di un programma di esenzione dal visto ESTA.
È stato fermato dopo aver superato il limite legale dei 90 giorni previsti dal programma di esenzione. Le accuse principali sono:
La vicenda si è complicata quando Artese non si è presentato a un'udienza in tribunale (marzo 2025) temendo fosse una trappola per l’espulsione. Durante un controllo di routine, mentre si stava spostando in camper per lasciare gli Stati Uniti, è stato arrestato dalle autorità ICE e condotto ad Alligator Alcatraz in attesa di rimpatrio.
Anche la sua famiglia e il suo avvocato denunciano trattamenti inumani e carenze strutturali nel centro di detenzione.
Alligator Alcatraz è un centro di detenzione migranti situato nella Big Cypress National Preserve, in una zona isolata e paludosa della Florida, sorvegliata non solo da guardie ma anche dalla natura selvaggia.
La struttura è stata oggetto di forti critiche internazionali per le condizioni igienico-sanitarie, il sovraffollamento e la presenza di coccodrilli e altri animali pericolosi a fare da barriera naturale.
I detenuti, stando alle testimonianze dei due italiani e delle loro famiglie, vivrebbero in condizioni di privazione, con poche docce disponibili, servizi minimi e privazioni della libertà che vanno oltre la normale procedura di espulsione.
Il Consolato Generale d’Italia a Miami e l’ambasciata a Washington seguono da vicino i casi, mantenendo continui rapporti con le autorità statunitensi e i familiari. L’obiettivo è quello di tutelare la salute dei connazionali e accelerare le procedure di rimpatrio, ma le polemiche sulle condizioni e la durata della detenzione restano forti.