Con il recente aumento dei casi di virus West Nile in Italia, soprattutto nella provincia di Latina e nel Nord, l’antica frustrazione per le zanzare — considerate i più "fastidiosi" e letali insetti per l’umanità — è tornata all’attenzione pubblica. Molti si domandano: perché non si possono semplicemente sterminare le zanzare, eliminando così rischi sanitari come la West Nile, la malaria o la dengue?
L’idea di sterminare tutte le zanzare, tanto suggestiva quanto antica, si scontra con la realtà biologica ed ecologica, oltre che con i limiti delle attuali tecnologie. Il rischio di creare danni ambientali molto maggiori dei benefici è concreto. Ecco le principali ragioni per cui non si possono sterminare le zanzare.
Prima di tutto, le zanzare non sono un unico nemico identificabile: esistono oltre 3.500 specie diverse, ma solo una frazione di queste rappresenta una vera minaccia per l’uomo. Alcune, come il genere Culex pipiens, sono vettori di malattie come il West Nile virus, mentre la maggior parte delle specie svolge ruoli fondamentali negli ecosistemi:
Questa situazione è complicata dal fatto che non conosciamo abbastanza il reale peso delle zanzare nella catena alimentare globale; la loro improvvisa scomparsa potrebbe avere effetti imprevedibili e difficili da invertire.
Gli insetticidi sono spesso poco selettivi: eliminano zanzare, ma decimano anche insetti impollinatori e predatori naturali fondamentali (api, rondini, libellule, rane), portando paradossalmente a ecosistemi più fragili e a un possibile aumento delle stesse zanzare superstiti per mancanza di predatori. Inoltre, inquinano acqua, suolo e catena alimentare, con rischi anche per la salute umana.
Negli ultimi anni, la ricerca sull’editing genetico — ad esempio tramite il gene drive CRISPR-Cas9 — punta non all’estinzione totale, ma alla soppressione locale delle specie più pericolose per l’uomo. Se da una parte questa soluzione sembra promettente, dall’altra solleva grandi dubbi bioetici e ambientali:
Il virus West Nile viene trasmesso specificamente dalle punture di zanzare infette del genere Culex pipiens, che si infettano pungendo uccelli selvatici e possono occasionalmente infettare umani e cavalli. I recenti casi nel Lazio e nel Nord Italia sono il risultato di precisi contesti ambientali favorevoli alla proliferazione del vettore, come la presenza di canali, scoli e raccolte d’acqua.
Le strategie più efficaci, raccomandate dalle autorità sanitarie, non sono lo sterminio totale ma la controllo integrato: