22 Jul, 2025 - 11:41

Taglio irpef pensioni, quanti soldi in più e per chi? Esempi pratici e simulazioni

Taglio irpef pensioni, quanti soldi in più e per chi? Esempi pratici e simulazioni

Nel 2026, i pensionati italiani potrebbero vedere un aumento dell’assegno netto mensile grazie al nuovo taglio dell’Irpef previsto dal governo. La misura, su cui si concentra la riforma fiscale annunciata nella legge di bilancio, punta principalmente a ridurre la pressione fiscale sulle pensioni di fascia medio-alta, alleggerendo l’aliquota Irpef sulla seconda fascia di reddito. Ma chi ne beneficerà davvero e di quanto aumenteranno effettivamente le pensioni?

Taglio dell’Irpef: come funziona il nuovo intervento

Il nucleo della riforma è la riduzione della seconda aliquota Irpef dal 35% al 33%. La nuova aliquota sarà applicata sulla fascia di reddito compresa tra 28.000 e 60.000 euro lordi annui. Si tratta di una platea ampia, su cui negli ultimi anni si è progressivamente concentrato il dibattito politico: questo segmento, spesso definito “classe media”, era risultato poco tutelato dalle precedenti manovre, che si erano focalizzate soprattutto sulle pensioni minime e sui redditi più bassi.

Il beneficio fiscale, quindi, riguarda esclusivamente chi dichiara pensioni lorde comprese nell’intervallo indicato. Al contrario, chi percepisce un assegno inferiore a 28.000 euro, già tassato con l’aliquota più bassa del 23%, non registrerà alcun vantaggio da questo intervento.

A chi spettano gli aumenti sulle pensioni?

La riduzione dell’aliquota si tradurrà in un aumento della pensione netta mensile per tutti i pensionati con reddito lordo compreso tra 28.000 e 60.000 euro. Secondo le stime attuali, il vantaggio proporzionale cresce al salire dell’importo, fino a raggiungere il beneficio massimo sulle pensioni più alte della fascia.

Ad esempio:

  • Una pensione lorda annua di 60.000 euro guadagnerà fino a 640 euro in più all’anno (circa 53 euro al mese).
  • Per chi percepisce 50.000 euro lordi, il vantaggio si ferma a 440 euro all’anno (36-37 euro mensili).
  • Una pensione di 40.000 euro vedrà un aumento netto pari a circa 240 euro sull’anno (20 euro al mese).
  • L’aumento si riduce progressivamente per chi si avvicina alla soglia minima di 28.000 euro, al di sotto della quale, come detto, il beneficio fiscale sarà nullo. Anche per i pensionati con assegni superiori ai 60.000 euro annui, la parte eccedente continuerà ad essere tassata con le aliquote ordinarie più alte, senza ulteriori vantaggi dal taglio Irpef.

Dettaglio degli importi e simulazioni pratiche

Per offrire un quadro chiaro, ecco le principali simulazioni legate alla riforma Irpef sulle pensioni nel 2026:

Pensione lorda annuaAumento netto annuoAumento netto mensile
60.000€640€53€
50.000€440€37€
40.000€240€20€


Le cifre sono indicative e potranno variare in fase di approvazione definitiva della legge di bilancio, in relazione alle risorse effettivamente disponibili e alla platea dei beneficiari che sarà confermata dal governo.

Nessun aumento per le pensioni più basse

La riforma lascia invece invariata la tassazione sulle pensioni fino a 28.000 euro, che erano già state oggetto di ritocchi negli anni precedenti: su questi assegni continuerà ad applicarsi l’aliquota agevolata del 23%. Per la fascia di reddito più bassa restano in vigore anche le rivalutazioni legate all’inflazione (perequazione), che nel 2026 porteranno un piccolo incremento legato all’adeguamento del costo della vita (+0,8%): ad esempio, l’assegno minimo salirà da 598,61 a 604,60 euro mensili, ma nessun ulteriore bonus da questa manovra fiscale.

Obiettivi e possibili criticità

L’intervento si inserisce in una strategia più ampia di sostegno alle pensioni medio-alte, con l’obiettivo dichiarato di offrire maggiore equità e sostenere il potere d’acquisto di chi oggi è spesso “schiacciato” tra tasse e caro vita. Tuttavia, la misura ha già sollevato alcuni dubbi in merito alla sostenibilità finanziaria e all’efficacia sul medio periodo.

 

LEGGI ANCHE