La vicenda di Laura Santi, simbolo della battaglia per il diritto al suicidio assistito in Italia, ha catalizzato l'opinione pubblica non solo per il suo coraggio, ma anche per la trasparenza verso le scelte compiute nel suo percorso di fine vita. Con la decisione di mettere fine alle proprie sofferenze attraverso la pratica dell’autosomministrazione del farmaco letale, Laura Santi ha sollevato interrogativi etici, medici e legali che accompagnano ogni caso di suicidio medicalmente assistito. Ma quale farmaco è stato effettivamente utilizzato?
Il suicidio assistito, in Italia, è una pratica regolamentata e resa possibile secondo precisi requisiti stabiliti dalla Corte costituzionale. Può essere concesso solo in determinate condizioni — tra cui la presenza di una patologia irreversibile, sofferenze intollerabili e la capacità del paziente di intendere e volere — e solo previa verifica di una commissione medico-legale. Laura Santi aveva ottenuto l’autorizzazione dopo un lungo percorso sanitario, psicologico e legale.
Nella maggior parte dei casi di suicidio assistito autorizzato in Italia — e in altri Paesi europei che praticano il fine vita — il principio attivo di riferimento è il Tiopentale sodico. Si tratta di un barbiturico ad azione ultra-rapida, tradizionalmente impiegato in anestesia per l’induzione del sonno profondo. In dosi elevate, il tiopentale induce rapidamente perdita di coscienza, collasso respiratorio e arresto cardiaco, portando al decesso senza dolore percepito dal paziente.
In Italia, il protocollo seguito nella maggior parte dei casi e raccomandato dalle società scientifiche consiste in:
Secondo le informazioni emerse dalla stampa e dalle fonti legali coinvolte nel caso, Laura Santi ha seguito il medesimo protocollo già adottato in altri casi riconosciuti in Italia: si è autosomministrata per via endovenosa una dose di Tiopentale sodico, il cui dosaggio e modalità di somministrazione sono stati definiti dalla commissione medica multidisciplinare chiamata a garantire la sicurezza e l’efficacia della procedura.
Il farmaco è stato preparato e consegnato secondo i criteri di tracciabilità e custodia prescritti dalla legge, sotto il diretto controllo dei sanitari incaricati, che hanno assistito la paziente fino al termine. Non risulta l’impiego di altre sostanze; eventuali farmaci coadiuvanti (come antiemetici o sedativi minori) possono essere somministrati solo in casi eccezionali per prevenire effetti avversi, ma nella prassi italiana la monosomministrazione di Tiopentale sodico è considerata sufficiente.
La somministrazione è avvenuta con l’intervento volontario e coordinato di figure sanitarie addestrate, nel pieno rispetto delle direttive ministeriali e delle indicazioni della Corte Costituzionale. La commissione medica ha confermato la corretta applicazione del protocollo e il rispetto della volontà libera e informata di Laura Santi.
Il caso di Laura Santi rafforza il dibattito pubblico su temi delicati come autodeterminazione, dignità nel fine vita e necessità di una normativa chiara. Il ricorso al Tiopentale sodico e la trasparenza della procedura rappresentano elementi fondamentali per garantire una morte dignitosa e assistita, nel rispetto della volontà della persona.